giovedì 30 giugno 2011

Cognomi M

Macrì: cognome che ha alla base il nome “Macrì”, derivato da un originario soprannome dato in relazione all’alta statura, formato dal greco “makrì”, che significa lungo alto.

 Magrin: è ricordato a Villa del Conte fin dalla metà del ‘400 (12 marzo 1460, Antonius Magrinus q. Iacobi ) dando origine a numerosi ceppi familiari tutt’ora presenti nel comitense e nel padovano. Alla base del cognome ritroviamo il soprannome e poi nome "Magro" in riferimento alla corporatura. I nuclei comitensi dei Magrin nel 1686 rispondevano ai seguenti capifamiglia:
- Andrea del fu Battista che possiede 4 campi  e una casa di paglia e mezzo quarto di campo adibito a cortile che aveva affittato ad Anzolo Magrin. Oltre a queste proprietà teneva in affitto altri 20 campi (di cui 5 e "quartieri" 3 di prato) di proprietà del nobile Dolfin Benetto.
- Anzolo del fu Francesco, che dichiara al fisco: "Possedo di mia ragione C(ampi). 3 in circa A.P.V. compresa in questi la metà di prà, e Valle con casone di paglia, che tengo a mio uso" e lavora come affittuario altri 12 campi  "compresi in qsti due di Palù" di proprietà del nobile Soranzo Gasparo.
- Anzolo del fu Paulo, possidente di un "quartiero" di terra "hortale con casetta di mura e poca teza di paglia" dove vive lavorando nel contempo altri 20 campi in affitto del nobile Benetto Dolfin.
- Bortolo del fu Giacomo, che possiede 9 campi e un quarto con relativo casone di paglia che ha affittato al signor Girolamo Zorzeto. Tiene in affitto 14 campi  (di cui 2 adibiti a prato) di ragione del nobile Girolamo Morosini e uno e mezzo "delle madri di beteleme di Padova".
- Domenico del fu Francesco possiede 2 campi e una "casetta e casoneto" dove vive lavorando in affitto 20 campi (di cui 7 di prato) di proprietà del nobile Alvise Dolfin.
- Francesco del fu Francesco, che possiede mezzo quarto di terra ortale con relativa "casetta a muro che ho affittata a Maria Pegorara vedova", e altri tre campi "con cason che ho affittato a Spagnolo Zuanne". Personalmente è locatario di 15 campi con costruite sopra una casa di muro e una "tesa", dove vive, di proprietà  del nobile Sanudo.
- Bortolomio di Francesco possiede, invece, 6 campi e ne lavora: a) tre con cason di paglia di proprietà del nobile Mattio Sanudo; b) tre e mezzo del nobile Beneto Dolfin; c) uno del signor "Angelo Rubini da Venetia"; d) uno della  "nobil donna Laura Zorzi".
- Zuanne di Bortolo, ha in proprietà 2 campi e mezzo con casone di paglia dove vive.
- Zuanne del fu Giacomo, affittuario di ben 60 campi (di cui 10 di prato) con casa di muro di proprietà del Vescovo di Ceneda Lion e altri 4 campi della nobile "Mora di cui non so il nome". Di sua ragione, invece, possiede due campi e mezzo (uno dei 2 affittato a Cacaro Andrea).

Maiello: alla base abbiamo il termine dialettale “majo”, che deriva dal tardo latino “malleus” col significato di martello, grossa mazza di legno, maglio.
I Majello, che sono documentati anche a Villa del Conte nel primo ‘700, allora provenivano da Abano e portavano il soprannome di “Gallinaro”.

Maironi: nel cognome si può intravedere un prestito dal soprannome tedesco, molto comune in Germania e in Austria, “Maier” formato derivato da “Meier”, che significa fattore, amministratore di fondi agricoli”. I Maironi sangiorgesi sono detti Quajoto.

Marangon/i: si tratta di un cognome particolarmente diffuso, soprattutto nelle Venezie. Ha alla base un soprannome derivato dal mestiere formato dal veneto “marangon”, con riferimento alla professione del carpentiere e falegname. Le due forme onomastiche sono registrate sin dalla seconda metà del Seicento a Sant’Anna Morosina, anche se hanno due origini geografiche e storiche diverse. Non è da escludere per i Marangoni una derivazione dal più antico ceppo, presente a S. Martino di Lupari almeno dal ‘400. Un ramo giunto a S. Giorgio nella prima metà dell’Ottocento proveniva da Cittadella. I Marangon sangiorgesi si suddividono in più rami familiari che portano i seguenti soprannomi: Mecanico, Marangoneto e Caretina.

Marchioretto: alla base ritroviamo il nome personale “Melchiorre”, attribuito dalla tarda tradizione post evangelica occidentale ad uno dei tre Magi che giunsero dall’Oriente a fare onore e portare doni a Gesù. Il nome è composto da “melek”, che significa re e “or”, che fa riferimento alla luce, con il significato conclusivo di “il mio re è luce”.

Marchioro/i: per l’etimologia cfr. la voce Marchioretto. A Lobia, nel 1615 i Marchioro denunciano all’estimo fondiario diversi fondi terrieri.

Marcolin: alla base del diminutivo vi è il nome personale “Marco”, che continua l’antico “prenomen” romano “Marcus” (da Marticos” derivato di Mars – Martis, affermatosi per il prestigio e il culto attribuiti a S. Marco Evangelista, specialmente nelle Venezie).

Marcolongo: deriva da un soprannome “Longo” attribuito come patronimico (figlio di) ad un Marco di Giainese vissuto nella seconda metà del ‘400 a Foza. Un ceppo dei Marcolongo di Foza, quello detto Mascaroni, all’inizio del ‘900 inizia una campagna d’acquisti nei comuni di S. Giorgio in Bosco, Villa del Conte e Cadoneghe per la transumanza del bestiame che trasformerà l’attività professionale dalla pastorizia all’agricoltura e consentirà il definitivo trasferimento in pianura. Ricordando la provenienza montana, la gente di S. Giorgio in Bosco etichettò i Marcolongo con il soprannome di Montagnaro, perdendo in questo modo quello precedente di Mascaroni.

Marcon: per l’etimologia dell’accrescitivo cfr. Marcolin. I primi Marcon ad essere registrati in prossimità del territorio orientale sangiorgese sono Giovanni e Domenico, i quali, nel 1694, si qualificano come fittavoli dell’abate e cardinale Alvise Priuli, nella località Restello. Da allora si ritrovano in tutta l’Alta Padovana. Poco dopo la metà dell’Ottocento da Villa del Conte si sposta un altro nucleo familiare che va a stanziarsi a Paviola.

Marin/i: è la forma onomastica del nome personale “Marino”, che continua il “cognomen” e poi appellativo latino “Marinus”, connesso per etimologia popolare con “marinus”, che significa vicino al mare oppure che vive e lavora sul mare.

Martinello: cognome che continua il “cognomen” latino “Martinus”, derivato da “Mars-Martis” con il significato originario di “sacro, dedicato al dio marte”. Il nome ebbe larghissima diffusione e fortuna in Italia e in Europa per il prestigio e il culto di San Martino di Tours, morto nel 397, uno dei santi più popolari soprattutto per il tradizionale episodio del mantello tagliato in due e consegnato al povero.

Marzaro/i: è la trasposizione onomastica di nomi e soprannomi, diffusi nel medioevo in ambienti mercantili, derivati dal nome di mestiere “merciaio”, ovvero mercante o anche venditore ambulante.

Masiero: l'origine dell'etimo, diffuso quasi esclusivamente nel nord dell’Italia, ha alla base il termine tardo latino “mansum”, che significa podere, appezzamento di terreno con riferimento al soprannome di mestiere dato ai mezzadri e ai coloni.

Mason: alla base di questa forma onomastica ritroviamo il diminutivo del nome “Maso”, ipocoristico aferetico di “Tommaso”, già comune con i suoi alterati nel tardo medioevo.

Mattara: il termine Mattara sembra derivare per alterazione dal nome personale ebraico Matteo o Mattia, che significa “dono di Dio”. Oggi le famiglie Mattara sono particolarmente presenti ad Abbazia Pisani. Discendono tutte dal medesimo ceppo genealogico derivato da Gasparo e Camilla, censito a S. Martino di Lupari nel 1661 e trasferitosi ad Abbazia Pisani verso il 1692 con il figlio Menego, che risulta coniugato nello stesso anno con una tale Menega Stoppa di nascita luparense. Per trovare l’origine dei Mattara, occorre però risalire al Quattrocento, quando sono censiti a Fanzolo di Vedelago.

Matteazzi: il cognome deriva dall’alterazione dell’originale nome proprio Matteo. Nella forma Matteazzi s’incontrano parecchi personaggi fin dal ‘500 derivati dal territorio di Marostica.

Mazzon: fa parte della serie dei più antichi cognomi abatini e più in generale del territorio luparense. Ad Abbazia Pisani questo cognome è censito fin dall’anno 1600, ma sicuramente esisteva già da qualche tempo. Il ceppo abatino dei primi Mazzon proviene da S. Martino di Lupari, dove il cognome, e le sue variabili, è registrato almeno fin dalla metà del Cinquecento, ma era certamente anche prima.

Mazzonetto: per la derivazione etimologica del diminutivo cfr. la voce Mazzon. Il cognome è documentato a Sant’Anna Morosina fin dalla seconda metà del ‘600, ma in precedenza derivava da S. Martino di Lupari dove i Mazonetto sono censiti qualche anno prima con un Sebastiano che inizia ad avere figli in paese nel 1670. I Mazzonetto sangiorgesi hanno il soprannome Tandan, come quelli d’area luparense e d’Onara.

Mazzoccato e Mazzuccato: alla base ritroviamo il termine veneto “mazzola o massoca”, che significa “capocchia, ceppo”.

Mazzucco: cognome con la stessa etimologia di Mazzuccato.

Melchioro/i: per l’etimologia cfr. la voce Marchioretto. I Melchiori sangiorgesi portano il soprannome di “S-cesàro”.

Mella: alla base ritroviamo il veneto “meola”, ossia midolla, con riferimento a soprannomi riferiti al coraggio. Il cognome è presente da antica data a Lobia.

Menegato: l'origine etimologica di tale patronimico deriva dal nome personale Domenico, che significa il padrone, il signore. La famiglia risulta essere presente in territorio sangiorgese sin dalla prima metà del Seicento a Sant’Anna Morosina nella variante accrescitiva Monegato e a Lobia, dove nel 1615, alcune famiglia sono avere diversi fondi terrieri. I Menegato sangiorgesi hanno il soprannome Maso.

Meneghetti: per l’etimologia cfr. la voce Menegato. Il cognome è documentato a Sant’Anna Morosina fin dal primo ‘700.

Mengato: per l’etimologia cfr. le voci derivate da Menego. Diffuso nella zona di Villa del Conte e di Abbazia Pisani fin dal 1849 col soprannome di Castaldello o Gastaldello.

Menon: per l’etimologia cfr. le voci derivate da Menego, della quale Menon e una forma contratta.

Miatello: forma onomastica che ha alla base il nome personale contratto “Meo”, già frequente nel medioevo e ipocoristico abbreviato di Bartolomeo. A Sant’Anna Morosina il cognome è documentato fin dalla seconda metà del ‘600, con evidente derivazione dal più antico e prolifico ceppo dei Miatello dell’area Luparense che sono documentati fin dal primo ‘500 nell’originaria forma “Miotello”. I Miatello sangiorgesi hanno i soprannomi Contin e Merican.

Milan/i: il cognome, come si può facilmente intuire, deriva dal toponimo Milano, con riferimento a persone originarie di quella città.
I primi documenti che abbiamo individuato su tali forme onomastiche risalgono al 1359, e fanno riferimento ad uno dei ceppi familiari più antichi dell’area Luparense.
Nel tardo medioevo ci troviamo ancora di fronte ad un nome derivato dal soprannome toponomastico. E’ nel godigese, però, che si dividono e diffondono la maggior parte dei Milàn/i fin dal ‘500 dando origine, specie nel secolo successivo a numerosi spostamenti in altri paesi del Cittadellese e della Castellana.

Miolo: alla base abbiamo la forma in -olo del nome Meo, già frequente nel Medioevo, ipocoristico abbreviato di Bartolomeo. E’ difficile stabilire se i Miolo presenti in vari paesi del Padovano e del Trevigiano abbiano o no un’origine comune, di certo fin dalla seconda metà del ‘400 anche a Villa del Conte esisteva un cognome simile.

Miotti: dal nome personale Bartolomeo derivano molti altri cognomi (Miolo/i, Miol/a, Meucci, Meocci, Meozzo/i, Miozzo/i, Meosso/i, Meotto/i, Miot, Miatello/i, Miotello/i, etc) e soprattutto il plurale Miotti. Trattandosi del cognome più affine a Miotto ed essendo particolarmente diffuso nelle stesse province dov’è distribuita la forma Miotto (Padova, Vicenza e Treviso), vale la pena di soffermarsi su alcuni dati per comprenderne affinità e diversità.
La forma più antica è sempre quella singolare (Miotto), sebbene l’origine etimologica sia la medesima. La forma plurale si è formata da quella singolare essenzialmente per due motivi.
La prima riguarda l’uso della lingua latina nei documenti del passato. Poiché il latino prevede sempre che i sostantivi debbano concordare nel genere, numero e caso con l’aggettivo cui si riferiscono, accadeva che i cognomi cambiassero forma. Ad esempio, se il parroco trascriveva l’atto di battesimo imponendo il nome Maria, necessariamente seguito dal patronimico figlia di Matteo Miotto, la forma latina derivata era: Maria filia (nominativo) Mathei Miotti (genitivo). Questa dizione in genere è destinata a rimanere tale anche quando l’italiano subentra al latino. Il cognome era ripreso non più nella sua forma originaria ormai sconosciuta (Miotto), bensì in quella che si ritrova nei documenti ufficiali (Miotti).
La seconda causa di pluralizzazione dei cognomi deriva dall’inveterata tendenza di trasformare nella parlata le vocali singolari in plurali. A molti sarà capitata la duplice combinazione di essere riconosciuti dagli anziani del paese non per il proprio cognome reale, ma per la menda (soprannome) o per essere dei Miotti, dei Olivetti, dei Bertoncei, etc. Dove dei riguarda la forma estensiva del gruppo (plurale) di appartenenza. Se poi si va a guardare nei documenti d’archivio di queste, come di altre famiglie che attualmente hanno il cognome nella forma plurale, si scopre puntualmente che alla base vi è sempre la forma singolare (Miotto, Olivetto, Bertoncello, etc.).
Nel caso specifico dei Miotti, va precisato che pur essendo molto presenti nelle stesse zone dove sono stanziati anche i Miotto, non vi è alcuna origine genealogica comune.
I Miotti presenti nella zona del Cittadellese e soprattutto nei comuni di San Giorgio in Bosco, Villa del Conte e San Martino di Lupari derivano per la maggior parte da famiglie importate nel XVI secolo dal Vicentino e dal Veronese. Artefici di questo spostamento furono i conti Cittadella che trasferirono i Miotto, poi divenuti Miotti, nei loro possedimenti della Bolzonella – a ridosso del confine di San Giorgio in Bosco e Cittadella – e da qui si spostarono nei territori limitrofi, con particolare riferimento alla limitrofa contea di Sant’Anna Morosina dove si erano specializzati nelle colture di riso acquisendo il conseguente soprannome ancora presente di Risaro/i.

Miotto: il cognome si compone di due parti: il prefisso Mi- e il suffisso -Otto. Mi- è la forma alterata e derivata della forma base Mèo. Mentre le forme Me- sono diffuse in tutta Italia (panitaliane), quelle del tipo Mi- sono quasi esclusive dell’Italia settentrionale, con particolare riferimento al Veneto e al Friuli Venezia Giulia, con minore frequenza nella Lombardia e nell’Emilia Romagna. In ogni caso alla base di entrambe le forme Mi- e Me- vi è alla base il nome personale Mèo, già frequente nel medioevo e vezzeggiativo (ipocoristico) abbreviato del personale Bartolomeo e con minore frequenza di Matteo e Romeo.
Il suffisso -Otto, di apparente derivazione medioevale tedesca, in realtà è una variante lessicale tipica del nord dell’Italia che riguarda molti cognomi, specie nelle forme –òt e –òto, ma quest’ultima si ritrova anche nell’estremo sud peninsulare di matrice greca.
Miotto deriva dall’abbreviazione del nome personale Bartolomeo ed è la continuazione del latino Bartholomaeus, derivato dal greco Bartholomaios (da Bar – figlio- e Tolmài – Tolmeo) che significa figlio di Tolomeo.
I Miotto detti Zonta, Donta e Pupe presenti nel Cittadellese, nella Castellana e più in generale nell’Alta Padovana, hanno origine da Francesco Zonta detto Ravano e Maria Bernardi. Questi con altri parenti Zonta si trasferiscono da Bassano a Galliera Veneta dando origine ai Miotto nella seconda metà del ‘700 a causa della trasformazione del personale Bartolomio in Mio, Miot e Miotto.
     I rami di Crocetta del Montello, Valdobbiadene e Montebelluna hanno la stessa origine etimologica ma non genealogica.

Miozzo: per l’etimologia cfr. la voce Miolo. Il cognome compare solamente nel XIX secolo nell’area Comitense e limitrofa, con provenienza prima dal Camposampierino e poi dalla zona di Tavo.

Mirra: alla base abbiamo il sostantivo “mirra” che deriva dal latino “myrrha”, sostanza aromatica utilizzata nell’antichità per la conservazione delle salme, ma anche “miror” nel senso di ammirevole, stravagante.

Missagia/glia: alla base abbiamo l’antico francese “mesaise”, che è il composto dei termini “mess” e “aise”, nel senso di provare disagio.

Montenegro: il cognome ha come base etimologica il toponimo Montenegro. Il significato dunque risulta essere “oriundo dal Montenegro”.

Moro/etto: queste due forme cognominali, la prima è il diminutivo della seconda, derivano dal nome e soprannome “Moro”, già comune assieme ai derivati nel medioevo e documentato nelle forme latinizzate “Morus-Morellus”. “Moro” continua in parte il “cognomen” da cui deriva il nome personale latino “Maurus”, formato dall'etnico “Maurus”, che fa riferimento agli abitanti o oriundi della Mauritania, e più in generale dell'Africa Settentrionale. In senso figurato e più diffuso, il soprannome faceva riferimento a persone dalla pelle o carnagione molto scura. Nella zona limitrofa a S. Giorgio in Bosco il cognome Moro compare fin dalla seconda metà del Seicento, mentre i Moro sangiorgesi hanno provenienze diverse.

Mozzo: cognome derivato dal veneto “mozzo”, in altre parole tagliato, mutilato, ma può fare riferimento anche ad attività legate alla nautica. I Mozzo si stabilirono a Paviola all’inizio dell’Ottocento provenendo da S. Giustina in Colle.

Munaro/on: è la forma onomastica accrescitiva di un nome e soprannome di mestiere già comune nel basso medioevo. Alla base vi è l’idioma veneto “munaro”, che significa proprietario, gestore di un mulino”. Il termine probabilmente è influenzato dal francese “meunier”.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

I Miotto della pedemontana cornudese (Crocetta e comuni limitrofi)allora non c'entrano per niente con quelli presenti nell'Alta Padovana?
A. Guadagnin

Storia Dentro la Memoria ha detto...

Infatti. Pur avendo la stessa origine etimologia dal nome personale Bartolomeo, i Miotto di Crocetta, Valdobbiadene e Cessalto non hanno nulla a che vedere con i Miotto dell'Alta padovana sotto il profilo genealogico.

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