domenica 13 novembre 2011


Paolo Miotto

Chiese e monasteri soggetti all’abbazia di S. Pietro e S. Eufemia di Villanova (Abbazia Pisani, PD) nel medioevo

La donazione immobiliare del 29 aprile 1085 effettuata dai capostipiti degli Ezzelini (da Onara e da Romano) e da Camposampiero alla comunità monastica cluniacense, da poco stanziata ad Abbazia Pisani (PD), comprende anche il possesso o il controllo di una nutrita schiera di chiese e oratori di campagna. Uno degli strumenti preferenziali utilizzati dalle due famiglie consortili per dominare e raccogliere consensi nel territorio amministrato, consiste nel prendere possesso dei luoghi di culto. Tramite questi edifici sacri e i curati nominati personalmente dall’autorità laica, è possibile dominare capillarmente la popolazione che vi accede per ricevere i sacramenti e vivere la dimensione della religiosità. Nel 1085 sono cedute sette chiese, considerata la vastità del territorio soggetto alle due famiglie oblatrici degli Ezzelini e i da Camposampiero, è lecito supporre che dovessero avere il controllo diretto o indiretto di una rilevante quantità di edifici sacri.
Nel 1085 passano alle dirette dipendenze dell’abate dei SS. Pietro ed Eufemia di Villanova le seguenti cappelle:

-          Abramo patriarca di Tombolo;[1]

Chiesa parrocchiale di S. Andrea apostolo di Tombolo (PD) nel 1900 (già dedicata al patriarca biblico Abramo).
-           S. Eufemia di Villanova;[2]

Chiesa parrocchiale di S. Pietro e S. Eufemia di Villanova all'inizio del '900 (Abbazia Pisani, PD).
-           B. Leonardo di Lovari;[3]

Il sito della scomparsa chiesa di S. Leonardo abate a Lovari (PD) nel 1810.
-          S. Daniele di Mussolente (Liedolo);[4]

S. Daniele di Liedolo (VI) nell'estimo 1713.
-           S. Marco di Cassola;[5]

S. Marco di Cassola (VI), ricostruita nel XVIII secolo.
-           S. Maria di Romano;[6]

Chiesa arcipretale Santa Maria di Romano d'Ezzelino (VI), inaugurata 1903.
-           S. Martino di S. Zenone degli Ezzelini;[7]

-           S. Massimo di Borghetto.[8]

Oratorio medioevale campestre di S. Massimo d'Istria (PD) a Borghetto di Villa del Conte.
In seguito, il numero delle chiese annesse aumenta grazie agli interventi dei pontefici.
Nella bolla di Lucio III, diretta all’abate Alberto nel 1184,[9] oltre alle menzionate cappelle, troviamo alcune varianti. Il titolare della chiesa di Tombolo è cambiato in S. Andrea apostolo, perché l’usanza cristiana vietava l’utilizzo di personaggi dell’Antico Testamento e di questi non esisteva la festività e l’officio proprio.[10]

Inoltre, si ha la conferma di nuove chiese passate alla mensa abatina che sono:
-           S. Margherita di Trebaseleghe, in altre parole la chiesa di Cappelletta di Noale;[11]

-           S. Pancrazio di Treviso;

-           S. Giovanni “de Polaris de Ruillo”, che corrisponde alla chiesa di S. Giovanni Impellente di Rivale a Treviso;

-          S. Giorgio di Campretto, situato nell’omonima frazione di S. Martino di Lupari, ora chiesa succursale di Monastiero, passa nel 1448 nell’orbita del monastero di Villanova, dopo essere stato trasformato in priorato nel 1155, grazie all’assegnazione provvisoria all’abbazia di Polirone da parte della Curia Romana.

Chiesa medioevale di S. Girorgio di Campretto di S. Martino di Lupari (PD), ora succursale di Monastiero.

Originariamente l’oratorio soggetto alla pieve luparense dovette appartenere alla sfera d’influenza dei da Camposampiero, come attesterebbero le oblazioni testamentarie di Gherardino del 1184. Prima della metà del XII secolo però fu assegnato al pontefice nel probabile tentativo, messo in atto dai Camposampiero, di sottrarre l’oratorio privato dalla dilagante egemonia degli Ezzelini all’interno della pieve luparense.[12]

I motivi che spinsero il pontefice ad assegnare l’oratorio alla mensa polironiana non sono noti, certo è che alla prima occasione, nel 1448, l’abate commendatario di Villanova, Antonio Capodilista, non perse tempo ad avanzare la richiesta di possesso al pontefice pro tempore.

-          S. Floriano di Marostica (chiesa e monastero), nel 1453 passa in proprietà all’abbazia per richiesta del commendatario Antonio Capodilista.[13]


Chiesa parrocchiale di S. Floriano di Marostica (VI), già monastero.

Nell’archivio dell’abbazia si trovano tre documenti, del 1271 e del 1277.[14]

Riguardano investiture feudali dell’abate Miglioranza su terreni marosticensi. Sono arrivati prima o dopo il 1453 nell’archivio villanoviano? E per quale motivo? Pare verosimile un passaggio di documenti successivo al 1453, forse per motivi legati al nuovo patrimonio immobiliare passato all’abbazia.[15]
In territorio castellano, secondo una certa storiografia iniziata nel primo Novecento con il Camavitto, sembrava che anche il priorato di S. Giorgio della Sega rientrasse nel numero dei possedimenti dell’abbazia, almeno dal 1418.[16] In realtà non sono mancate sovrapposizione di notizie con quello il priorato di Campretto poiché aveva lo stesso santo titolare.[17]
Il priorato di S. Giorgio della Sega apparteneva, invece, al monastero di S. Felicita di Romano, del quale seguirà tutte le vicende, passando, nel 1667, alle dipendenze di S. Maria d’Avanzo di Padova e in seguito al seminario di Padova.[18] La diversa appartenenza monastica spiega perché nella vasta produzione archivistica relativa a Villanova, il priorato di S. Giorgio della Sega non compare mai, nemmeno negli elenchi cinquecenteschi che contengono le liste delle chiese soggette all’ente monastico.
Complessivamente, l’abbazia di S. Eufemia, fra cappelle e cenobi, controllava tredici centri spirituali, disseminati dal comitato vicentino fino a quello trevigiano. Il controllo di queste chiese avveniva tramite l’elezione diretta dei rettori o dei priori, ma anche verificando la gestione patrimoniale dei benefici legati agli edifici di culto, che sono già attestati fin dal 1085 per il caso di Tombolo, e per le altre chiese dal 1184[19] con la formula et quidquid ibi habetis (e tutto ciò che la stessa chiesa possiede).
La naturale tendenza a staccarsi dall’orbita monastica di molte delle chiese elencate, a causa della loro elevazione al rango di parrocchiali o per intromissioni di enti privati o vescovili, esordì fin dal Quattrocento e si manifestò con maggiore vigore nel Cinquecento, approfittando dell’introduzione della commenda e della lontananza geografica di molti oratori.
Alla fine, la supremazia ecclesiastica dell’abbazia dovette accontentarsi di mantenere il monopolio solo sulle chiese prossime al centro monastico (Borghetto e Monastiero) e nell’area marosticense (S. Floriano). La perdita del controllo ecclesiastico, e pertanto anche sociale ed economico, delle chiese un tempo dipendenti, accelerò la decadenza del potere di S. Eufemia e fu uno dei fattori destabilizzanti che contribuirono a frammentare e disperdere i possedimenti fondiari prima controllati dai sacerdoti, priori e monaci eletti direttamente dall’abbazia madre.

[1] C. AGNOLETTI, 1898, cit., vol. II, pp. 385-389; A. DIDONE’, Aspetti di vita religiosa, sociale ed economica a Tombolo: secoli XVI e XVII, Rel. prof.ssa Sandra Secchi Olivieri, Università degli Studi di Padova, Facoltà di Magistero, aa. 1991-1992; ACVTV, Sez. Parrocchie, b. Tombolo, Stampa: Comun di Tombolo 1740; APSML, b. 11, fasc. I; L. CAMAVITTO, 1878, cit., pp. 22-23, 46; Comitato Parrocchiale, Tombolo al suo cappellano Don Giuseppe Sarto (1858-1867) S. Pio X, Cittadella 1954; AA.VV., 1982, cit.; ACVTV, G. L. ZANGRANDO, Storia delle Parrocchie, ms. 1927 (ACVTV); A. GLORIA, Il Territorio Padovano illustrato, Padova 1862, pp. 280-281, W. ANDRETTA, Sulle origini di Tombolo e di Onara, Tombolo 1999; P. MIOTTO, Tombolo e la sua antica comunità cristiana, Limena 2008.
[2] L’oratorio di S. Eufemia di Villanova, documentato fin dal 1193, fu costruito accanto all’attuale chiesa parrocchiale di Abbazia Pisani, allora dedicata a S. Pietro, per accogliere la popolazione del luogo che non poteva più utilizzare la chiesa maggiore perché sottoposta alla clausura monastica. Fin dal Settecento l’oratorio fu inglobato nell’attuale casa canonica divenendone la sala d’ingresso. Per approfondimenti P. MIOTTO, Abbazia Pisani. Storia di un monastero millenario e della sua gente, Villa del Conte 2006, pp. 456-459.[3] C. AGNOLETTI, Treviso e le sue pievi, Treviso 1898, cit., vol. II, p. 370, 378; ACVTV, cfr. le varie Visite Pastorali riguardanti S. Martino di Lupari e in particolare quella del 19 giugno 1777, nella quale il vescovo Giustiniani decretava che tutto il fondo sopra il quale esisteva l’altare sia circolarmente chiuso o da un muro o da siepe e nel mezzo si ponga una pietra ben fitta in terra con sopra una croce di ferro in memoria e venerazione del luogo sacro. P. MIOTTO, Abbazia Pisani. Storia di un monastero millenario e della sua gente, Villa del Conte 2006.
[4] Per alcuni tentativi di ubicare questa chiesa cfr. G. FARRONATO, Cenni sull’origine della benedettina chiesa di Casoni, in Mussolente, Casoni, terra di Misquile, Bassano del Grappa 1982, pp. 239-246; G. BERNARDI, L’Asolano, Asolo 1956, pp. 237, 258-272; O. BRENTARI, Storia di Bassano e del suo territorio, Bassano 1884, p. 773; P. MIOTTO, Abbazia Pisani. Storia di un monastero millenario e della sua gente, Villa del Conte 2006, pp. 229. Un documento del 16 aprile 1490 non lascia dubbi sul fatto che si tratti della chiesa di S. Daniele di Liedolo (frate Zanino da Bergamo alla data è rettore della chiesa di Liedolo per conto dell’abate commendatario di Abbazia Pisani Benedetto Soranzo: in campanea mussolenti vel lendoli territorii asilli).
[5] G. SALOMONIO, Agri Patavini Inscriptiones Sacrae et Prophanae, Padova 1696, p. 247; C. AGNOLETTI, 1898, cit., vol. II, pp. 223, 290, 378, 393; A. BROTTO - PASTEGA, Piccola raccolta di atti notarili DalPontiani degli Archivi di Stato di Bassano del Grappa e di Venezia, Bassano del Grappa 1991, pp. 28-37 e rinvii archivistici e bibliografici ivi contenuti; Ivi, Cassola e il suo territorio, Bassano del Grappa 1991, pp. 3-11; A. SARTORETTO, Pieve di Bessica - Dalle origini al 1960, 1961, pp. 15-25 ss.; U. CERANTOLA - A. GARLINI, Informatutto Cassola, Bassano 1974; P. MIOTTO, Abbazia Pisani. Storia di un monastero millenario e della sua gente, Villa del Conte 2006.
[6] C. AGNOLETTI, 1898, cit., vol. I, pp. 240, 381, 657; D. PESCE, Cenni Storici su Romano D’Ezzellino - La guerra sul Grappa, Bassano 1925; G. FARRONATO, O. MENATO, Romano D’Ezzellino, nn. 1-8, (1982-1985) e bibliografia ivi riportata; AA.VV., La Valcavasia, Dosson (TV) 1983; P. CECCATO, 1982, cit.; AA.VV., Mussolente - Casoni - Terra di Misquile, Bassano del Grappa 1982; I vari articoli a sfondo storico di G. FARRONATO pubblicati nel periodico Il Nuovo Ezzelino; AA.VV., Studi Ezzeliniani, Roma 1963; A. T. SCREMIN, Romano d’Ezzelino, in Il Veneto paese per paese, ed. Bonechi 1982, pp. 361-365; AA.VV., Nuovi Studi Ezzeliniani, Perugia 1993, voll. 2, pp. XIII-XVI, 6, 17, 19, 23, 46, 167, 172, 174, 445, 572, 575-577, 580-584, 609, 616; G. BERNARDI, 1956, cit., pp. 206-223; G. ROSADA, I. VENTURINI, Romano d’Ezzelino, Colle Bastia: indagine 1989, in Quaderni di Archeologia del Veneto , VI, 1990, CEDAM; P. MIOTTO, Abbazia Pisani. Storia di un monastero millenario e della sua gente, Villa del Conte 2006.
[7] C. AGNOLETTI, 1898, cit., vol. I, pp. 9, 189, 248, 381, 406-415; C. BERNARDI, La Pieve di S. Zenone degli Ezzelini, Bassano 1921; Ivi, L’Asolano, op. cit., pp. 232-252; I vari riferimenti contenuti nella Storia d’Asolo di L. COMACCHIO; G. FARRONATO, Conoscere S. Zenone degli Ezzelini, Tip. Battagin 1988, (II ed.); ACVTV, Collette e Decime, Allegato 3, Hebenus, 1470 circa, c. 169, n. 178; P. MIOTTO, Abbazia Pisani. Storia di un monastero millenario e della sua gente, Villa del Conte 2006.
[8] Per l’oratorio di S. Massimo di Borghetto si veda C. MIOTTO, P. MIOTTO, 1994, pp. 907-931; Idem, 1999, cit., pp. 422-534; P. MIOTTO, Abbazia Pisani. Storia di un monastero millenario e della sua gente, Villa del Conte 2006.
[9] A. SARTORETTO, Antichi documenti della diocesi di Treviso, Treviso 1979, cit., pp. 106-108.
[10] L’Andretta (1999, cit., pp. 21-22) ipotizza che il titolo del patriarca Abramo sia pervenuto alla chiesa di Tombolo grazie allo stazionamento di soldati romani d’origine e religione ebraica che, dopo il 313 d. C., si sarebbero convertiti al cristianesimo. Opina pure che il titolo possa essere stato utilizzato dopo il 972 per onorare Abramo, vescovo di Frisinga, che in quell’anno era diventato il beneficiario della corte di Godego. Si tratta indubbiamente d’ipotesi affascinanti, ma tutte da dimostrare, specialmente nel primo caso, anche perché la comunità cristiana di Tombolo, non avendo mai ricoperto la carica di pieve e tanto meno di diocesi, si è formata sicuramente diversi secoli dopo il 313.
[11] L. PICCHINI, Ricordi Storici di Noale delle sue Chiese e della Madonna delle Grazie, Noale 1946, pp. 39-40; C. AGNOLETTI, 1898, cit., vol. I, p. 902; vol. II, p. 197; ACVTV, Visite Pastorali antiche, b. 1, fasc. 2, c. 19, 10 luglio 1467, vesc. Francesco Barozzi; G. LIBERALI, Lo stato personale del clero diocesano nel secolo XVI, Treviso 1975, p. 87; C. CHIMENTON, Pila acquasantiera del sec. IX nella Chiesa di Cappelletta di Noale, Vita del Popolo, agosto 1943.
[12] C. MIOTTO, P. MIOTTO, Il castello medioevale di Campretto in AA.VV., Le Vae a Campretto fra passato e presente, S. Martino di Lupari 1997, pp. 268-278; Idem, Campretto: storia di territorio e della sua antica comunità, S. Martino di Lupari.
[13] A. GLORIA, Codice Diplomatico Padovano dal secolo VI a tutto l’XI, Venezia 1877, cit., vol. I, doc. 67; G. B. VERCI, Codice diplomatico Eceliniano, Bassano del Grappa 1776, doc. 12, G. SALOMONIO, Agri Patavini Inscriptiones Sacrae et Prophanae, Padova 1696, p. 247; F. SARTORI, Guida storica delle chiese parrocchiali e Oratori della Diocesi di Padova, 1884, p. 227. Tutti questi autori ritengono erroneamente che S. Floriano di Marostica sia stato annesso al cenobio di S. Eufemia nell’anno 1124, invece che nel 1453. Si veda in proposito anche G. MANTESE, Memorie Storiche della Chiesa Vicentina, Il Trecento, Vicenza 1958, III/1, pp. 279-280; III/2, p. 327; IV/I, pp. 311-312; O. BRENTARI, Guida Storico Alpina Bassano e Sette Comuni, Bologna 1885, pp. 69-70. Secondo una nota sulla diocesi di Padova che mi ha fatto vedere l’attuale parroco, il monastero sarebbe passato in commenda nell’anno 1455.
[14] C. MIOTTO, P. MIOTTO, Il territorio di Villa del Conte nella storia, Noventa Padovana 1994, cit., pp. 651-654.
[15] L’attuale chiesa parrocchiale e il campanile di S. Floriano di Marostica sono stati ricostruiti nella prima metà del Settecento. Dell’antico monastero si è persa ogni traccia e nell’archivio parrocchiale non esistono memorie o riferimenti alla sua esistenza.
[16] G.P. BORDIGNON-FAVARO, Castelfranco Veneto e il suo territorio nella storia e nell’arte, Tecnoprint 1975, vol. I, p. 17, nota 18, p. 22; F. GALLINA, S. Giorgio, in Fede e Vita, Natale 1981, p. 41; N. MELCHIORI, Catalogo Historico cronologico, 1724-1725 (ms. 158, BCCV, pp. 505-506).
[17]Il primo documento che parla del priorato di S. Giorgio di Campretto è del 21 gennaio 1155. BCCV, L. CAMAVITTO, Castelfranco e suo territorio, ms. 157, senza data, vol. III, Chiesa di S. Giorgio alla Sega, ora in nuova edizione P. MIOTTO, Castelfranco suo Distretto, Castello di Godego 2003; F. BATTISTON, La “Motta di sotto” e il terrapieno castellano, Castelfranco V. 1993, p. 110.
[18] G. FARRONATO, Romano d’Ezzelino, in Romano d’Ezzelino - La sua storia, il suo ambiente, la sua cultura, II, 1983, p. 50.
[19] A. SARTORETTO, 1979, cit., pp. 106-108, bolla del pontefice Lucio III del 3 gennaio 1184. Il Sartoretto prende un abbaglio quando data il documento 3 gennaio 1185.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi piacerebbe sapere come mai un paesello come Abbazia Pisani abbia avuto tanta importanza nel medioevo al punto di controllare chiese e monasteri sparsi in più province.
I. Pavan

Anonimo ha detto...

L'oratorio camprestre di S. Massimo di Borghetto è lo stesso che custodisce il piccolo museo al suo interno a sud di S. martino di Lupari?
A. Giacon

Storia Dentro la Memoria ha detto...

Oggi, come allora, Abbazia Pisani è sempre stato un piccolo villaggio, ma fino alla soppressione veneziana della seconda metà del '700 l'abbazia di S. Eufemia ha rappresentato un punto di riferimento preciso per la storia religiosa ed economica del movimento monastico cluniacense, così come ho cercato di dimostrare con i documenti nelle mie pubblicazioni sull'argomento.

Storia Dentro la Memoria ha detto...

Si, l'oratorio di S. massimo è lo stesso che da qualche anno raccogli un piccolo ma interessante museo con reperti dall'VIII al XIX secolo sulla storia della località.

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