Alovisi: a Villa del Conte è uno dei primi cognomi censiti nel XVI secolo con baptsita de aloysiis (alovisi) nel maggio del 1567.
Agnoletto: alla base vi è il nome Angelo, con le varianti Agnolo (caratteristico della Toscana e delle Venezie) che continua in parte il nome latino tardo, d’ambiente cristiano, Angelus, ma per lo più è formato, nel Medio Evo, dal sostantivo “àgnolo” che continua il latino ecclesiastico “angelus”, adattamento del greco “ànghelos”, che traduce l’ebraico “mal’ak” nel significato di “messaggero di Dio.” Documentato a San Giorgio in Bosco nel XX secolo proveniente da fuori zona.
Agostini: nelle sue variabili onomastiche (Augustini, Agostin, D’Augustini, D’Agostini, etc.), questo cognome è assai diffuso da secoli nell’Alta Padovana. Il significato del termine deriva dal personale Augusto (dedicato agli dei) e in tempi più recenti col significato di bambini nati nel mese d’agosto. Ad abbazia Pisani gli Agostini sono documentati fin dalla prima metà del Seicento con il soprannome di Pivàro. Lo stesso a S. martino di Lupari con la forma Augustin e una serie di soprannomi diversi (Cenere, Rossetti, Matricola, etc). Nei secoli successivi, in particolare nell’Ottocento, giunsero nel padovano altri ceppi Agostini e D’Agostini, che si distinguevano dal ramo più antico per la presenza di soprannomi diversi. Delle due, la forma Agostini fa riferimento a ceppi familiari derivati in prevalenza dal nucleo genealogico luparense, quella D’Agostini fa capo al ceppo proveniente da Arina di Lamon (BL).
Alfano: cognome comune nell’Italia del Nord centro-occidentale, in Toscana e nel sud con punte massime di frequenza nel Napoletano e nel Palermitano. Ha alla base un nome personale medioevale “Alfano”, documentato dall’XI secolo a Benevento e a Molfetta nella forma “Alfan” e latinizzata “Alfanus”. L’etimo e la tradizione sono incerti: la diffusione nel Nord e in Toscana esclude un’origine araba, quella nell’estremo Sud e in Sicilia rende difficile l’ipotesi di un’origine germanica, possibile tuttavia anche qui se vi è stato il tramite dei Normanni e degli Angioini (in Francia è comune il cognome “Alphand”), o degli Svevi. Nel Napoletano può essere derivato dal toponimo “Alfano” (SA).
Alessi/o: alla base del cognome c’è il nome personale “Alessio” che continua il latino d’età tarda “Alexius” o anche “Alexis”, adattamento del greco, comune specialmente in età bizantina “Alexiòs”, derivato o dal verbo “alèxein”, col significato di difendere (quindi con il significato di difensore, protettore) o come ipocoristico apocopato, dal nome “Alèxandro” o anche “Alèxarchos”. Il cognome è presente in territorio sangiorgese sin dalla prima metà del Seicento nella località di Sant’Anna Morosina e poi, si carica del soprannome Fàvaro, derivato dal mestiere del fabbro.
Questa antica forma cognominale si è diffusa a partire dal territorio Bassanese, dove i primi Alessio si stanziarono fin dallo XV secolo con un Daniel Alexii, che compare per la prima volta in una vicinia di Rosà del 1483 provenendo dal ceppo degli “Alexio de Albania” censiti nella seconda metà del ‘400. I motivi che spinsero verso Venezia e poi verso il Bassanese i capostipiti di questo ceppo, sono da ricollegare all’avanzata turca lungo il territorio slavo del XV secolo e la conseguente repressione messa in atto dall’eroe nazionale albanese Giorgio Skanderberg che ebbe contatti anche con il vescovo vicentino Angelo Fasolo, delegato speciale del pontefice Pio II in Albania proprio negli anni 1463-65. La radice cognominale ha dunque origine dall’antico porto albanese di Lezhia, poi Alessio, dal quale partirono intere colonne di cristiani in fuga dai musulmani.
Allegro: cognome distribuito con varia frequenza in tutta Italia peninsulare nei diversi tipi, continua i soprannomi, o i nomi di battesimo augurali e gratulatori “Allegro-Allegranza e Allegrezza” sorti, e largamente documentati, nel tardo Medio Evo (Alegrus a Genova nel secolo XI, Allegrus a Firenze nel secolo XIII). Documentato nella zona di S. Giorgio in Bosco almeno dal XVIII secolo.
Ancelliero, Ancilliero, Anzeliero, Anziliero: è un cognome che ha alla base il nome medioevale “Lància”, derivato da un originario soprannome formato da lancia, dato a proposito del mestiere o a particolari caratteristiche militari. Questo ceppo cognominale giunse a San Giorgio in Bosco all’inizio del Settecento ed era oriundo da S. Giorgio in Brenta. La famiglia Ancilliero andò ad abitare nella Contrada detta Molin della Sega con il soprannome Lovisetto e poi Luisetto.[1] Un altro ceppo Anziliero giunse da Villa del Conte con Luigi del fu Pasquale verso la metà dell’Ottocento.[2] Un ramo assunse il soprannome di Fudi. Nel 1872 un ramo si stabilì ad Abbazia Pisani.
Andreatta: antichissima famiglia di Fietta (TV) che alcuni studiosi fanno risalire al XIII secolo avendo origine dai Chegna, poi dai Dal Sciva nel XV secolo e dal 1429 Andreatta con Andrea del fu Biagio da Fietta. I vari rami hanno colonizzato il pedemonte asolano, passando a Paderno del Grappa e poi a Canil, propagandosi ovunque nel corso del XVII.
Andretta: il cognome è originario di Tombolo da antichissima data e deriva dal personale Andrea. Alcuni rami familiari si diffusero ben presto ad Abbazia Pisani nel primo Seicento con il soprannome Zero (1622), ma nei secoli successivi incontriamo anche le forme Ghiaro-Giaro (1701), Moschin (1750) e Corpetto (1849), tutte provenienti da Tombolo.
Anselmi: il cognome è diffuso, con media frequenza, in tutta l’Italia. E’ la cognominizzazione del nome d’origine germanica “Anselmo”, diffuso specialmente per il prestigio e il culto del dottore della chiesa S. Anselmo d’Aosta, morto nel 1109. Il nome Anselmo, introdotto in Italia dai Longobardi e documentato dal VI secolo nelle forme latinizzate “Ansehelmus” è formato da “ans”, divinità, dio e “helma”, ossia protezione, elmo, cappuccio, berretto magico. Il significato originario, quindi potrebbe essere “protezione divina o elmo fatato dato dal dio”. A San Giorgio in Bosco si distinguono almeno due ceppi diversi: la prosapia nobile, presente a S. Giorgio in Bosco già nel XIV secolo e legata alla stessa presenza del potere politico padovano nel cittadellese con interessi anche a S. Giorgio in Brenta. Il dato spiega il loro controllo del centro del paese e soprattutto il diritto di riscuotere i proventi della posta pecore in zona fin dal 1405 (diritto legato alla transumanza stagionale). Il ramo sangiorgese deriva da quello cittadellese che a sua volta è un’emanazione di quello più antico padovano che era stato iscritto al nobile collegio di quella città nel 1627, con successiva riconferma austriaca del 23 marzo 1819.[3] I discendenti del ramo cittadellese e sangiorgese “non risulta peranco avere ottenuta la conferma di nobiltà”.[4] L’ex municipio sangiorgese costituiva il palazzo di famiglia, seppur notevolmente rimaneggiato, ma i loro interessi spaziavano in tutto il cittadellese. Avevano più tombe di famiglia nella chiesa parrocchiale, ma soprattutto a Padova, sede ufficiale della famiglia. Per le vicende della progenie e d’alcuni personaggi in particolare, si confrontino i frequenti rinvii nel presente volume. Il secondo ceppo degli Anselmi, invece, era d’origini assai umili, ma analogamente a quello nobile domiciliato nel capoluogo, entra nella storia del paese per la presenza nel XIX secolo di alcuni cursori comunali
Antonello/i: (rami di S. Martino di Lupari): attualmente i cognomi Antonello e Antonelli sono i più numerosi a S. Martino di Lupari. Hanno la stessa origine storica e genealogica, derivando tutti da Nardo (Leonardo) e Zuan di Antonello (Antonio di bassa statura) vissuti nella prima metà del ‘400 e fra i fondatori del Monte di Pietà di Castelfranco. I più antichi soprannomi degli Antonello/i sono: Brojo, Crida e Chioro. Ben presto però da questi appellativi ne derivarono un centinaio. Il soprannome Chioro deriva da un Marchioro Antonello coniugato nel 1577 con Menega di Perin Mezzalira. Chioro è l’appellativo abbreviato di Marchioro e nella forma scritta compare solamente nel 1674 con il decesso di Uliana moglie di Giovanni Chioro.
I Brojo compaiono la prima volta il 5 aprile 1631 in un atto di battesimo di Andrea Antonello figlio di Zuane Brogio e della moglie Antonia. L’etimologia fa riferimento al nome personale Ambrogio, ma, essendo del tutto assente questo nome tra gli Antonello delle prime generazioni, é probabile che derivi dal verbo veneto “sbrojar” che significa districare oppure dal verbo “broiar” che significa complicare o imbrogliare. Il soprannome però é più antico perché nel 1631 sono etichettati allo stesso modo anche altri rami collaterali imparentati.
Il soprannome Crida dovrebbe derivare dal conservatore del Monte Giovanni Antonelli. Nei documenti scritti il primo Crida è un tale Giacomo defunto nel 1644 e di seguito, a causa della proliferazione di questo ceppo, derivarono alcune varianti: Cridotti, Cridottin, Criotti, Criottoni, Gobbo Crodotto e Grida.
Tutti e tre i ceppi degli Antonello/i ebbero le tombe di famiglia nella chiesa arcipretale già nella prima metà del ‘600 e i Crida si distinsero per aver fatto costruire nel 1717 una tomba per i poveri del villaggio all’interno dell’edificio di culto.
Antonini – Antoniol: le due forme sono panitaliane. Alla base vi è il nome “Antonio” che continua l’antico “nomen” latino “Antonius” d’origine probabilmente etrusca: la diffusione del nome è stata promossa dal culto di S. Antonio Abate e poi di S. Antonio da Padova. A S. Giorgio in Bosco gli Antonini hanno il soprannome di Tòncio, gli Antoniol quello di Paiàro e provengono da Servo di Feltre, località dalla quale partirono nella seconda metà dell’Ottocento.
[1] APVDC, Stato d'Anime 1725, c. 20, “Domenico Ancilliero detto Lovisetto di Angelo e Maria Libralotta da S. Giorgio di Brenta abitante alla contrà del Molin della Sega”.
[2] ACSGB, Anagrafe, Anziliero Luigi del fu Pasquale nato il 21 ottobre 1828 a Villa del Conte, coniugato con Dian Elisabetta, nata a Fontaniva il 3 novembre 1805.
[3] G. B. DI CROLLALANZA, 1886, cit., vol. I, Anselmi di Padova; F. SCHORODER, 1830, cit., vol. I, pp. 33-34. Gli Anselmi si fregiavano della seguente insegna araldica: d’argento, al castello di rosso, aperto di nero, sormontato da una torretta coperto da un tetto accuminato, e torricelle agli angoli da due altre torrette.
[4] F. SCHORODER, 1830, cit., dopo la riconferma del 1819, gli Anselmi documentati nel Cittadellese sono Antonio Biaggio figlio del deceduto Francesco Anselmi e di Paola Santini, n. il 29 luglio 1742 e coniugato in terzo voto il primo luglio 1784 con Orsola Fabris del fu Paolo. Dalla coppia era nato il 2 settembre 1787 Antonio Biaggio jr.