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martedì 24 aprile 2012

LETTERA
del Sig. Marchese
ANTONIO CARLO DONDI-OROLOGIO
Dell'Accademia delle Scienze di Padova, della R. Accad. di Mantova,
de' Georgofili di Firenze, e dell'Instituto di Bologna
al M. R. P. GIO. BATISTA DI S. MARTINO
Lettore Cappuccino e Socio di molte illustri Accademie

Sui risulti di alcune sperieze
fatte sopra il frumento.

(Opuscoli scelti sulle Scienze e sulle Arti, Tomo XII 1789, pag. 285-288)


            Dopo di aver pubblicata una memoria sulla coltivazione del frumento[1], voleste a me gentilmente dirigere una vostra lettera sui risultati della piantagione del frumento medesimo[2]. Mi piacquero moltissimo le sperieze vostre, ed i risultati di quelle che per consiglio vostro istituirono molti valenti agronomi in varie plaghe, ed in terreni di natura diversa; e mi stuzzicò la prodigiosa ricchezza de' vostri cespugli. Credetti niuna altra risposta essere più acconcia a quella vostra lettera gentile, che lo instituire io medesimo quelle sperienze, e praticare la da voi suggerita preparazione al grano, per rendervi poi conto a sua stagione del risultato. Eccomi ora adunque a ciò fare.

Coltivazione del frumento nel medioevo.
        In due maniere ho io intrapreso le mie sperienze ne' primi giorni di Ottobre dello scorso anno; l'una in grande, e l'altra ch'io chiamo di comparazione. Per la prima vi destinai un pezzo di terreno dell'estensione di campi uno, quarti 3, e tavole 52 di misura padovana. Il campo di misura padovana è composto di pertiche quadrate 840, la pertica si forma di sei piedi, ed il nostro piede eccede quasi di un'oncia il parigino. L'esperienza di comparazione io volli farla ponendo al confronto il frumento preparato secondo il metodo da voi suggerito, quello preparato dal Cav. Barbaro, e frumento preso dal granajo senza alcuna preparazione. La straordinaria inclemenza dell'inverno, le copiosissime nevi, i geli lunghissimi, e più dopo la ostinata siccità resero questo mio terreno della prima esperienza soggetto a quell'infelice destino, che fu pur troppo comune a tanti e tanti luoghi. Essendosi perciò resa vana del tutto questa esperienza, ed il risultato essendo stato di soli pochi cespugli sparsi qua e là, credo inutile affatto il trattenervi sul racconto del processo instituito, delle avvertenze prese nella semina, e di tutte quelle altre circostanze, che seguire doveansi per tener dietro esattamente a' vostri suggerimenti. Passerò adunque a parlarvi dell'esperienza di comparazione, ch'ebbe un esito più fortunato. Scelto a' primi di Ottobre nel mio orto un picciolo pezzo di terreno di buona qualità, dove eranvi state fino allora erbe ortensi, lo feci ben bene lavorare con la vanga, e ridurne la terra al miglior modo, ed estirpare tutti i residui di gramigne, o di altre male erbe, che state vi fossero per entro: indi lo feci esattamente dividere in sei porche, destinandone due a ciascheduna specie di frumento. Dallo stesso mucchio scelsi il frumento, che destinato aveva a piantare tal qual ritrovasi senza alcuna preparazione, e quello, che preparare io voleva col metodo vostro; a Venezia poi mi procurai all'Arco Celeste (luogo per ciò indicato) il frumento del Cav. Barbaro. Ai 19 di Ottobre feci la mia piantagione. Ogni specie fu posta nelle due porche destinatele, in cento e cinque buchi, distanti un piede per ciaschedun verso l'uno dall'altro, e profondi un'oncia e mezzo del nostro piede, dentro ad ognuno de' quali posi esattamente due grani, cosicché impiegai per cadauna specie duecento e dieci grani. Per togliere ogni anche più piccolo sospetto sulla eguale qualità del terreno (che certamente in un tratto così piccolo, e ben lavorato, deve ogni differenza essere o nulla o minima) ho voluto piantare le porche alternativamente; nella prima il frumento naturale, nella seconda quello della preparazione del Cav. Barbaro, nella terza quel della vostra; e collo stesso ordine ripigliai nella quarta, quinta, e sesta. Per essere sempre ben certo di riconoscere le specie di frumento, e che al momento dei risultati non nascessero sbagli, e confusioni dall'una all'altra, al capo di ciascuna porca conficcai in terra una cannuccia, che chiudeva un cartoncino di pergamena, sulla quale trovavasi scritta la specie, che ivi era piantata. Fu egualmente tardo il frumento a comparire. Finalmente a' primi di Aprile erano tutti i cespugli belli e vegeti, ed in istato di essere all'intorno zappati.

Spighe prima della mietutura.
            Così si fece; e con somma cura feci estirpare tutte le male erbe, che vi erano per entro comparse, ed ebbi attenzione che ciò fatto fosse qualunque altra volta ne comparivano. Condotto tutto alla sua perfetta maturità, fu tagliato il dì tre del corrente Luglio, con l'avvertenza di tagliare esattamente quello di una specie, poi l'altra, e poi la terza senza la minima confusione. Eccovi scrupolosamente il risultato.

            I. Frumento in istato naturale senza alcuna preparazione:
Grani piantati num. 210, spiche num. 3100; fra queste, spiche con carbone 18; numero medio de' grani per spica 52.
            II. Frumento con la preparazione del Cav. Barbaro:
Grani piantati num. 210, spiche num. 2500; fra queste, spiche con carbone num. 200; numero medio de' grani per spica 55.
            III. Frumento con la preparazione del P. Gio. Batista di S. Martino:
Grani piantati num. 210, spiche num. 3000; tutto netto senza carbone; numero medio de' grani per spica 60.

            Il numero medio de' grani è stato prese levando quindici spiche all'azzardo da ciaschedun fascio, e numerando i grani di ciascheduna spica, poi tutta la somma de' grani ripartendola per quindici; ma tutte le spiche eran bellissime, e in ciascheduna specie il grano riuscì di peso, e benissimo nutrito.

Cerere, dea delle messi.
            Se il frumento preparato col metodo vostro ha dato cento spiche di meno di quello che abbia dato il frumento senza preparazione, ha però avuto l'ascendente assai rispettabile della nettezza. Veramente in parità di circostanze io non mi sarei mai aspettato, dopo tanti bei risultati, ch'io ne aveva udito raccontare, e lette sulle Gazzette, che il frumento preparato dal Cav. Barbaro avesse un esito così infelice nella mia esperienza di comparazione; la quale esperienza mi guiderebbe quasi a dedurre una conseguenza fuori della quistione, ma che mi sembra al proposito: cioè, che la osservazione fatta sulla cagione della pestifera malattia del carbone dalla Sig. C.M.D.C., e che riferita ci viene al Tomo XII degli Opuscoli Scelti di Milano pag. 95 non abbia abbastanza fondamento. Non può negarsi, che quella Signora non abbia fatte tantissime riflessioni, e non siasi dimostrata coltissima Agronoma, ed esatta sperimentatrice, cosicché io vorrò anche seco indurmi a credere, che il polviscolo che cade dal Hyacinthus comosus de' Botanici, da' Toscani detto Muscari, dal Mattioli Cipolla di cane, da' villici Milanesi Ajeu, e da' nostri Aglioli, possa cagionare al germoglio del grano una malattia, che degeneri poscia in quella del carbone. Ma non converrò così tosto, che sia questa la sola, e vera cagione di quella malattia, di modo che levati que' giacinti siasi da essa al sicuro: poiché il frumento senza alcuna preparazione piantato nel mio orto ebbe alcune spiche carbonose, e molto più ne ebbe quello della preparazione del Cav. Barbaro, quantunque niun vestigio vi fosse degli  Aglioli, né di nessun'altra mal-erba. E perché in tanta eguaglianza di circostanze doveva avere miste le spiche carbonose l'altro frumento, e non quello della preparazione vostra? Sembra veramente che d'altronde abbiasi a ripetere la cagione morbosa. Ciononnostante nell'anno venturo io vorrò bene rifare con esattezza, e scrupolosa precisione le sperienze della Sig. C.M.D.C., ed invito voi pure a farle, onde possiamo confrontarne i risultati, e porre un po' più in chiaro, se sia possibile, questa interessante materia.


[1]    V. Opuscoli Scelti Tomo IX p. 380.
[2]    V. Opuscoli Scelti Tomo XI p. 252.

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