giovedì 19 gennaio 2012

Intorno al vero punto dell'incominciamento del giorno,
ossia delle ore 24


P. Giambattista da S. Martino
(Memorie per servire alla Storia letteraria e civile, Maggio 1796)

            Non è mio scopo mettere qui in vita la precisione e l'esattezza che ne risulterebbe nella ripartizione del tempo, se lasciando l'uso di cominciar la numerazione delle ore dal tramontar del sole, ci risolvessimo di seguire il metodo introdotto prima dagli Astronomi, indi seguito da quasi tutte le Nazioni d'Europa[1] di dar principio al giorno nel momento stesso in cui il sole giunge al meridiano. I vantaggi di un tal metodo furono posti in piena luce dal chiarissimo e celebre astronomo sig. Antonio Cagnoli, dal sig. prof. Toaldo, e da varj altri illustri Scrittori. M'industrierò soltanto finché ci risolviamo di appigiiarci a quest'ultimo miglior partito, di rendere men difettoso il metodo da noi seguito, cercando di stabilire un punto invariabile e permanente per l'incominciamento del giorno; giacché dalla incostanza di un tal punto dipendono in gran parte i difetti, che vengono attribuiti all'oriuolo italiano.

            Qualor si cominci il giorno da un punto astronomico che sia invariabile e fisso, quale è senza dubbio il circolo meridiano, ne siegue, che in tutti i tempi dell'anno, ed in qualunque paese che giace sotto allo stesso meridiano, tutte le altre ore del giorno sieno concorsi ed uniformi a se stesse, e che in qual siasi altro paese anche di differente longitudine conoscansi con precisione le ore corrispondenti; dacché la differenza di 15 gradi dell'equatore porta il divario di un'ora di tempo. Quindi noi siam certi che in Lisbona succede il mezzo giorno un'ora e 25 min. appresso il mezzo giorno di Venezia; perché Lisbona è più occidentale di Venezia di gradi 21 min. 15 i quali importano appunto ore una, e min. 25 di tempo.

            Noi per l'opposto, che ad imitazione degli antichi Ateniesi cominciamo il giorno, egualmente che i popoli della China, da un qualche tempo appresso il tramontar del sole, manchiamo assolutamente di questa esattezza, e siam quindi soggetti ad una quantità di fallacie, che influiscono poscia in tutte le azioni della vita civile. Primieramente i giorni che cominciano dal tramontare del sole non sono di una egual durata in tutto il tempo dell'anno ne' climi di sfera obliqua, come lo sono, almeno per un movimento medio, quelli che desumono il lor principio dal meriggio. Se il giorno naturale è quello spazio di tempo, in cui il sole compie apparentemente un'intera rivoluzione di 360 gradi attorno alla terra[2], ritornando allo stesso punto, d'onde era partito il dì antecedente, egli è certo, che in tutti i paesi di sfera obliqua da un tramontare all'altro il sole non torna allo stesso punto celeste d'onde era partito; poiché quando noi passiamo dal solstizio di capricorno a quello di cancro, cioè dal dì 21 dicembre fino al dì 21 giugno, il sole per giugnere all'orizzonte dee fare più di una intera rivoluzione, e per conseguenza i giorni riescono più lunghi di 24 ore; per l'opposto allorché dal tropico di cancro c'incamminiamo a quello di capricorno, vale a dire, dal dì 21 giugno fino al dì 21 dicembre, il sole giunge all'orizzonte prima di aver compiuti i 360 gradi; ond'è che i giorni sono più brevi di 24 ore, ed una tale differenza tanto più è rimarcabile, quanto più il clima ci avvicina al polo: il che per verun modo non succede, allorché si comincia il giorno dal punto del mezzo dì.

            Un altro inconveniente, che nasce dal computare il giorno al tramontar del sole è quello che variano le ore, anche sotto allo stesso meridiano, a norma dei differenti gradi di latitudine. Da ciò ne nasce, che se volessimo esprimersi secondo l'uso dell'oriuolo italiano, noi parleremmo un linguaggio equivoco, e non punto inteso fuori del luogo ove noi abitiamo. Per esempio se io annuncerò il passaggio di venere pel disco del sole succeduto ad Uraniburgo[3] il dì 21 Giugno alle ore 22 italiane, io non sarò punto inteso dagli abitanti in Napoli; tuttoché giaccia quella città sotto allo stesso meridiano, ove il detto passaggio succederebbe più di un'ora appresso, e molto meno sarò inteso dai popoli che dimorano sotto la linea equinoziale, ove accaderebbe qualche ora appresso il tramontar del sole. Imperciocché l'arco semidiurno sotto l'Equatore è sempre di 6 ore; e quello del solstizio estivo ad Uraniburgo di ore 8 minuti 40.

            Ma quello che più decide si è, che le ore italiane non si accordano neppure nello stesso luogo in tutte le stagioni dell'anno. Noi cominciamo il giorno non al punto preciso in cui il sole tramonta; il che sarebbe meno incongruente, ma da un qualche tempo, dacché il sole è disceso sotto l'orizzonte, e questo tempo è tuttavia indeterminato ed incostante. Alcuni pensano il vero termine delle ore 24 dover essere mezz'ora appresso il tramontar del sole; il che poi non si verifica col fatto; né in pratica punto si osserva; poiché anche mezz'ora appresso che il sole è tramontato, il chiaror del cielo è vario, al variar delle stagioni dell'anno; mentre è assai maggiore ne' solstizj di quel che sia negli equinozj. Da ciò ne siegue che le Tavole solite a pubblicarsi del levar del sole e pel mezzo dì, essendo costruite sul fondamento, che il giorno incominci 30 minuti appresso il tramontar del sole, non possono riuscire esatte, come con l'osservazione e con l'esperienza ognun da se stesso può assicurarsene, e l'errore va crescendo di mano in mano a misura che ci accostiamo ai solstizj, e specialmente all'estivo. Quindi volendo seguire le medesime Tavole osserveremo che il punto della mezza notte, ch'è quello, da cui secondo il rito ecclesiastico, comincia l'obbligo del giorno festivo e del digiuno, viene marcato prima del vero punto; e similmente che tutte l'altre ore del giorno fissate per gli affari pubblici o domestici, vengono alterate e confuse, il che è causa poi di molte incongruenze.

            Vogliono altri, che il giorno debba cominciarsi all'apparir della prima stella nel cielo, che da' latini chiamasi ortus heliacus; il che similmente è cosa molto incerta, ed equivoca. Imperciocché se per la prima stella che apparisce, s'intende qualche stella fissa, anche di prima grandezza, ciò è assolutamente falso; perché il loro orto eliaco succede molto tempo appresso il vero punto in cui dee cominciare il giorno; dacché al polo di Venezia nel solstizio estivo le stelle di prima grandezza non si rendono visibili, che un'ora e mezza dopo il tramontar del sole, al qual termine niuno mai s'immaginerà doversi cominciare il giorno. Se poi per la prima stella appariscente debba intendersi alcuno de' primarj pianeti, ciò pure ingenera della confusione, perché si rendono essi visibili più tosto o più tardi a norma della loro apparente grandezza, ed a norma, che si avvicinano o si allontanano al loro apogeo, o al loro perigeo.

            Il vero punto dunque dell'incominciamento del giorno alla foggia italiana, secondo il sentimento più universale e comune viene stabilito, allorché a ciel sereno siam giunti ad un certo grado di oscurità, che tutti conosciamo per pratica, ed in cui tutte le persone anche le più volgari convengono. Ma questo punto di oscurità noi non lo conosciamo finora che a forza di un continuato esercizio, né punto lo facciam dipendere da alcuna regola invariabile e certa. Ora questo grado appunto di oscurità egli è quello che ho procurato di fissare, appoggiandolo ad un principio astronomico in guisa, che fosse inalterabile in tutte le stagioni dell'anno.

            Egli è a tutti manifesto, che la chiarezza del giorno va gradatamente scemando, a misura che il sole discende sotto l'orizzonte pei gradi di un circolo verticale, che passi pel nostro zenit, e pel centro del sole stesso. Egli è evidente altresì, che quest'astro impiega più o meno di tempo nel trascorrere il medesimo numero di gradi di questo circolo verticale sotto l'orizzonte, secondo la diversità de' climi, e secondo i differenti gradi della declinazione del sole dall'equatore. Per determinare dunque questo termine di oscurità in tutte le stagioni dell'anno cominciai dall'osservare a varj tempi quale intervallo si frapponesse, tra il vero tramontar del sole, ed il momento punto di adombramento del giorno. Il risultato fu, che al polo di Venezia, cioè di gradi 45 min. 33 nel solstizio estivo l'intervallo era di min. 48 secondi 45; nel giorno degli equinozi di minuti 37 sec. 12; e nel solstizio invernale di min. 43 sec. 12. Ciò conosciuto, venni alla soluzione del seguente problema. Data la declinazione del sole nell'ecclittica, l'altezza del polo, e la quantità del tempo che si richiede cominciando dal tramontar del sole, per giungere all'indicato punto di oscurità, trovare i gradi della depressione del sole sotto l'orizzonte. Dal calcolo mi risultò che in qualunque stagione dell'anno si richiede sempre la discesa verticale di gradi 6 min. 30 sotto l'orizzonte; il che è appunto ciò, che costituisce un termine fisso ed invariabile per l'incominciamento del giorno, secondo l'oriuolo italiano.

            Stabilito dunque come principio fondamentale, che il giorno italiano debba cominciarsi quando a ciel sereno siam giunti a quel grado di offuscamento, che da tutti è conosciuto; e che questo punto di offuscamento succede allorché il sole è disceso gradi 6 e min. 30 sotto l'orizzonte; sarà necessario in oltre sapere quanto tempo il sole impieghi in ciascun giorno dell'anno nel trascorrere gl'indicati gradi 6 e min. 30. Per questo oggetto procedetti alla soluzione di quest'altro problema, ch'è l'inverso del primo. Data l'altezza del polo, la declinazione del sole, e la discesa verticale di 6 gradi e mezzo, trovare il tempo che il sole impiega nel percorrere i detti gradi, cominciando dal suo tramontare. Pel scioglimento di questo problema istituii un calcolo simile dello intutto a quello, onde si raccoglie il finimento de' crepuscoli vespertini, con la sola differenza che pel termine de' crepuscoli si richiedono 18 gradi di depressione del sole sotto l'orizzonte, e pel finimento del giorno la depressione di soli 6 gradi. Ripetei pertanto il detto calcolo per la distanza di dieci in dieci giorni; assegnai ai giorni intermezzi la quantità proporzionale che lor conveniva; trascurando i secondi, quando non giungeano al numero di 30 e computandoli per un minuto intero quando sorpassavano questo numero, nel qual modo giunsi a formare la Tabella, che ho posta alla fine di questo saggio, la quale può servire di norma per regolare gli oriuoli italiani in guisa che suonino per tutto l'anno l'ore 24 al punto di rimarcato offuscamento.

            Per intelligenza maggiore della stessa Tabella devo avvertire, che lo spazio di tempo, che impiega il sole nel trascorrere sei gradi e mezzo del circolo verticale sotto l'orizzonte, deesi computare dal punto, in cui il sole realmente tramonta, ch'è differente dal punto in cui esso ci sembra apparentemente tramontare. I raggi, che da quell'astro luminoso arrivano fino a noi, dovendo passare da un mezzo più raro, come è l'etere, ad un mezzo più denso, quale è la bassa nostra atmosfera, si rifrangono, formando una curva, che si accosta alla perpendicolare. Quindi è che per tale rifrazione il sole ci comparisce sempre più alto di quel che sia in realtà: sicché quando ci sembra, che esso tramonti, egli è di già bello, e tramontato; ed il tramontar vero anticipa nel nostro clima il tramontare apparente di tre minuti in circa. Avvegnaché però per garantirci da questa illusione ottica siavi una regola abbastanza esatta, cioè quella, che quando è desso realmente tramontato può esser da noi rimirato impunemente, e senza offesa delle pupille, dacché non si mira più allora, che la sola e semplice sua immagine; pure per togliere l'imbarazzo di dover ripetere di volta in volta questa osservazione, ho ridotta la presente Tavola ad indicare il tempo, che si frappone tra il tramontare apparente del sole, ed il vero punto di offuscamento assegnato per le ore 24 col detrarre tre minuti dal tempo, che mi risultò dal calcolo. Per esempio dal dì 18 fino al dì 24 giugno il sole impiega minuti 48 di tempo nel discendere sei gradi e mezzo sotto l'orizzonte, cominciando dal punto, in cui realmente tramonta. Perché dunque si avesse a computare il tempo dal punto del suo tramontare apparente, come più facile ad essere osservato, levai tre minuti, riducendoli a 45; e quindi posi nella Tavola ore 23 minuti 15 che sono minuti 45 prima delle ore 24 il che ho eseguito in tutto il rimanente della tavola.

            Ecco dunque in modo facile e piano di servirsi di questa medesima Tavola, che fu calcolata per l'altezza del polo di Venezia, ch'è di gradi 45 min. 33 e serve comodamente senza sensibile errore per tutte le città dello Stato Veneto, ed altri luoghi che serbano a un di presso lo stesso grado di latitudine. Dal dì 18 fino al dì 25 dicembre nel punto preciso, in cui il sole apparentemente tramonta si riduca l'indice dell'oriuolo alle ore 23 min. 20, come sta espresso nella Tavola. Similmente dal dì 25 fino al dì 29 dicembre quando il sole sembra tramontare, si colloca l'indice alle ore 23 min. 21. Dal dì 29 dicembre fino al dì 5 gennajo alle ore 23 min. 22; e così procedendo per tutto il corso dell'anno.





T A V O L A

Per regolare gli Oriuoli italiani, ponendo il loro indice alle ore
e minuti qui indicati, nel punto in cui il Sole
apparentemente tramonta.



Ore : Min.


DECEMBRE
18
23 : 20
18
DECEMBRE
25
23 : 21
14
29
23 : 22
7
GENNAJO
5
23 : 21
24
NOVEMBRE
18
23 : 22
15
27
23 :23
6
FEBBRAJO
5
23 : 24
27
OTTOBRE
15
23 : 25
27
SETTEMBRE
MARZO
17
23 : 26
18
25
23 : 25
3
APRILE
8
23 : 24
26
AGOSTO
18
23 : 23
18
26
23 : 22
11
MAGGIO
2
23 : 21
5
8
23 : 20
30
LUGLIO
14
23 : 19
23
22
23 : 18
17
27
23 : 17
12
GIUGNO
1
23 : 16
9
4
23 : 15
5
7
23 : 14
2
10
23 : 13
30
GIUGNO
12
23 : 14
24
18
23 : 15
18




[1]    Qualche differenza riscontrasi tra l'incominciamento del giorno degli astronomi, e quello che costumasi comunemente in Europa. Il giorno degli astronomi comincia dal punto di mezzo dì e finisce allo stesso punto del giorno seguente; di maniera che al mezzodì del giorno 31 dicembre finisce l'ultimo giorno dell'anno, e da quello stesso punto comincia il primo giorno dell'anno venturo. All'incontro l'uso più comune di quasi tutta l'Europa è di dividere il giorno in due parti, ciascuna di dodici ore, cominciando la prima dalla mezzanotte antecedente fino al mezzo dì, e la seconda dal mezzo dì fino alla mezza notte, che siegue. Ma in quanto all'esattezza dei risultati questi due metodi sono del tutto uniformi.
[2]    Si dice apparentemente in riguardo al sistema copernicano; nel quale sistema non è il sole che giri giornalmente attorno alla terra; ma la terra stessa, che con un moto di vertigine ci ravvolge attorno al proprio asse.
[3]    Uraniborg era un osservatorio astronomico, gestito dall'astronomo danese Tycho Brahe, costruito fra il 1576 e il 1580 sull'isola svedese di Ven (N.d.r.)




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