LETTERA
al Signor N.N.
Sopra la maniera
di ridurre i Cammini da fuoco
molto economici
P. Giovambattista da S. Martino, Opere Tomo III, Venezia 1795, pag 218 - 225
(già pubblicata in Nuovo Giornale Enciclopedico d'Italia, anno terzo, Marzo 1790 pag. 92-100: al Chiariss. Sig. Co: Rados Antonio Micheli Vitturi, Istitutore e Presidente della Società Georgica de' Castelli di Traù, Secretario dell'Economica di Spalato, Socio della Reale Accademia de' Georgofili di Firenze e di quelle di Udine, di Brescia, di Vicenza, di Bergamo, ec.)
Mio pregiatissimo e Celebre Amico.
Quel genio efficace, e potente, che vi rende tanto superiore ai bassi pensamenti del volgo, e che con nobile fiamma vi spinge a ricercare in tutti i modi possibili il ben essere, ed il vantaggio degli esseri sociali della nostra specie, farà, mi lusingo, che non vi sia dispiacente la notizia, che ardisco avvanzarvi, e che ho ricevuta in questi ultimi giorni da' Giornali stranieri, intorno alla maniera di ridurre i nostri cammini da fuoco molto economici. Anche le più piccole innovazioni, presentate all'occhio imparziale del zelante Patriota, divengono interessanti, allorché sono dirette al bene della Società.
Egli è un bel vedere i rapidi progressi, che in questo secolo illuminato van facendo le scienze, le manifatture, le arti, che hanno per oggetto le comodità della vita. Ma se si prenderemo la briga di farne partitamente l'analisi, troveremo, che non poche di esse hanno contribuito a deteriorare la costituzione dell'uomo. Questo riflesso può essere applicato agli adornamenti, e alla vaga struttura delle nostre abitazioni, ed in modo speciale alla costruzione, ed all'aumento de' cammini, delle camere da fuoco, de' tinelli, e di simili altri appartamenti destinati a questo uso. Qual divario enorme circa questo punto tra la maniera nostra di vivere, e quella degli antichi abitatori delle nostre contrade! Esiste un Opera stampata due secoli fa, in Inghilterra, nella quale declama l'Autore contro l'abuso de' cammini, che a quel tempo si andavano introducendo. “I nostri antichi, dic'egli, non aveano di siffatte comodità. Tutto quel più, che vi si potea riscontrare, era in ciascuna famiglia un solo luogo destinato per farvi fuoco, senza cammino, con un semplice foro praticato superiormente nel tetto, per cui se ne usciva il fumo”. Ma questa specie di lusso quanto si è ella mai aumentata dal principio di quell'epoca fino a' nostri giorni? Presentemente non solo in ogni casa vi esiste il suo cammino; ma ogni membro particolare della famiglia vuole avere il suo tinello a parte; e perfino ai servitori, alle ancelle, alla gente di basso servigio si accorda separatamente la loro stanza da fuoco.
Da questo sfoggio soverchio, che si è introdotto fra noi, da questa dissipazione immensa, che si va tuttavia aumentando, voi potete ben comprendere, mio dotto Amico, le conseguenze funeste al proposito del consumo delle legne da fuoco. Come potrà mai la Natura, per quanto ampie si suppongano le foreste, tener dietro col magistero della sua vegetazione, e supplire ad una profusione cotanto eccessiva? Si contano fra noi molte famiglie particolari, ciascuna delle quali giunge a consumare più di cento carra di legne in una sola invernata: camminando di questo passo, la penuria de' combustibili diverrà sempre maggiore, e tutto lo sfarzo grandioso de' nostri cammini cesserà finalmente col divenire inutile. Una tal carestia, che a ragione si può temere imminente, non potrà a meno di non avere una perniciosa influenza su certe arti, le più necessarie, quali sono le vetraje, le tintorie, le fonderie, le fornaci da mattoni, da terraglia, da porcellana, da calce, che non possono sostenersi, se non con un grande consumo di questo genere. A ciò possiamo aggiungere lo stato compassionevole, cui si ridurrebbe il basso popolo, che a grande istento può difendersi dai rigori del freddo, e che una più avvanzata carestia in questo genere di prodotto il condurrebbe ben tosto all'ultimo della miseria. La celebre ed Illustre Accademia di Scienze, e Belle Lettere di Padova, colma di viste patriotiche, e piena di sentimento pel ben essere dell'umanità, sul riflesso del prossimo temuto disastro, espose, poco tempo fa, alla pubblica discussione un Problema, che ha per oggetto di tintracciar la maniera, onde accrescere in tutti i modi possibili il legname da lavoro, e da fuoco per tutto lo Stato Veneto. Ciò, che saranno per suggerire i Dotti, che aspireranno alla concorrenza, io non lo so. Quello ch'è certo, e che la vostra penetrazione non ricuserà di accordarmi si è, che sarebbe un rimedio peggiore del male stesso il togliere una porzione del terreno, che serve attualmente per uso di foraggio, e di semina, per convertirla in bosco.
Ma il grande consumo di materia combustibile non è solamente prodotto dalla molteplicità de' cammini, che si trovano nelle case de' ricchi; a ciò vi contribuisce in una maniera la più diretta anche la forma stessa, onde i detti cammini sono costruiti. Qualor vogliamo esaminarli con attenzione, possiamo con tutta verità asserire, che nella loro costruzione non si ebbe altro in vista, se non di disperdere il calore a misura che questo si va producendo, e quindi di rendere infruttuosa una quantità incredibile di legne. In fatti l'imboccatura de' nostri cammini è per l'ordinario molto amplia, e la canna, che serve per condurre il fumo, è di un lume eccedente. Da ciò ne deriva, che a misura, che mediante la combustione, il fuoco si precipita dall'aria (secondo la bella teoria del Signor Crawford), e si forma il calore, l'aria riscaldata, in vece di essere trattenuta entro all'ambiente della stanza, s'innalza continuamente pel tubo del cammino, e si disperde inutilmente. Da alcune prove, che ho istituite, e che tralascio di qui rapportare per non attediarvi, mi risulta, che la quantità del calore, che se ne esce infruttuoso pel tubo del cammino, è dodici volte maggiore di quello che si spande lateralmente per la stanza. Ma ciò non basta. Nel medesimo tempo per riempiere il vuoto lasciato dall'aria, che se ne esce, entra per la porta, per le finestre e per le fessure altrettanto volume di aria fredda dal di fuori. Il perché avviene, che standosene vicinissimi ad un gran fuoco, ci sentiamo colpiti alle spalle da una corrente di aria, che in realtà è molto incomoda, e nojosa.
Il celebre, ed immortale Beniamino Franklin, cui siamo tanto debitori per tante sue utili scoperte, oltre ad averci insegnata la maniera di costruire la famosa stufa di Pensilvania, e di liberare altresì le nostre stanze dal fumo, che recano i cammini mal costruiti, c'insinua ora il modo di riparare al massimo inconveniente, che venghiamo ora dal descrivere; dal qual metodo però io mi faccio lecito di scostarmi alcun poco, per solo riflesso di economia sicuro di ottenere il medesimo intento con minore spesa. Al finimento della Nappa internamente, cioè, ove comincia l'imboccatura della canna del cammino, si facciano costruire due sporti di mattone, o di altro, incastrati già nel muro a ciascuna delle due parti laterali, in guisa che lascino per questo verso due piedi di apertura. Sopra questi due sporti si collochi orizzontalmente distesa una lastra di ferro, di latta, di rame, o di qualsivoglia altro metallo, la quale sia bensì di tal grandezza, che poggiando sui due sporti, possa chiudere esattamente tutta la bocca del cammino, ma nello stesso tempo col tirar di una catenella attaccatavi, si possa fare scorrere avanti, e indietro, accostandola quanto piace, o discostandola dal muro maestro, ossia dalla parte posteriore del cammino. Comunemente per l'uso ordinario basta che la detta lastra sia tanto discosta dal muro, che vi lasci un'apertura di due pollici di larghezza, essendo già la sua lunghezza da uno sporto laterale all'altro, come ho detto, di due piedi. Alcune volte, secondo le varie circostanze, farà d'uopo, che la detta apertura sia più, o meno ampia; il che facilmente si ottiene coll'accostare, o discostare dal muro la medesima lastra. Questo spazio è più che sufficiente per dare passaggio al fumo; anzi il restringere in questa maniera l'ampiezza del cammino è uno dei mezzi più sicuri per liberare le stanze dal fumo. Essendo dunque chiusa, mediante questa lastra, la maggior parte della canna del cammino, a riserva della sola apertura di due piedi di lunghezza, sopra due pollici di larghezza; questo impedisce, che un corrente di aria riscaldata non si dissipi inutilmente, e fa che il calore sia trattenuto entro la camera. Egli è per questa via, che facendo un consumo di legne quattro volte minore, si riscalda molto meglio e con più uniformità l'appartamento.
Oltre ai riflessi economici, i vantaggi di una tal costruzione saranno rimarcabilissimi anche in riguardo alla salute. Allora non si avrà più bisogno di approssimarsi troppo al fuoco, e di abbrustolirsi, dirò così, col pretesto di sottrarci ai rigori del freddo; il che rende l'uomo soggetto ad una quantità di malattie derivanti da questo abuso. L'aria della camera si conserva calda mediocremente, e ci fa evitare gl'inconvenienti de' luoghi troppi chiusi, e troppo riscaldati. Ad oggetto non per tanto di riempire più compiutamente le nostre mire, sarebbe desiderabile, che oltre alla rettificazione de' cammini, s'introducesse fra noi anche l'uso de' fornelli chiusi ne' ministeri di cucina. In una mia Memoria intorno alla maniera di fare, e di conservare i vini, ultimamente premiata dalla Società Patriotica di Milano, e che verrà inserita negli Atti della medesima, io apporto un'esperienza, che ho più volte replicata, dalla quale mi risulta, che nei fornelli chiusi si fa un risparmio di più della metà di carbone, o di altra materia combustibile. Se quindi tutti i Membri della nostra Nazione, investiti da un medesimo spirito, si compiacessero adottar queste massime economiche, che pienamente assoggetto a' saggi vostri riflessi, noi terremmo da noi lontana ogni ombra di carestia in questo genere di prodotto, ch'è de' più essenziali pei bisogni della vita.
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