Sabadin-Sabbadin: questa forma onomastica deriva dalla trasposizione del nome, raro e antico, “Sabato”, dato a bambini nati in questo giorno della settimana. Il nome, Sabatino (e veneto Sabadin) è antico: è già comune in documenti dell'VIII secolo nella forma latinizzata “Sabatinus”. I Sabbadin sono censiti nella vicina area Comitense fin dal 1686, mentre a Sant’Anna Morosina si riscontrano fin dal primo ‘700. I Sabbadin sangiorgesi sono detti Bandeta.
Salvador: l'origine etimologica di questa forma onomastica deve essere ricercata nel nome personale Salvatore, che significa chi salva, con riferimento culturale e storico a Cristo. Si tratta di un cognome tipicamente luparense, documentato nella località di Campretto fin dal primo Seicento con vari personaggi e pertanto presumibilmente preesistente al XVII secolo. Le varianti con cui tale cognome è documentato sono varie: Salvaore, Salvadore, Salvatore, etc.
Salvalajo – Salvalaggio: pur con forme linguistiche leggermente modificate, ci troviamo di fronte alla stessa forma onomastica. I Salvalajo di Abbazia Pisani discendono da Antonio di Luigi, nato nel 1865, e derivato dal ceppo storico di S. Giorgio in Bosco, i Salvalaggio, invece, sono giunti in paese in questo secolo. In entrambi i casi ci troviamo di fronte ad un cognome tipico dell’area sangiorgese che si è spinto nell’area di S. Martino di Lupari fin dalla metà del Settecento. Il significato, piuttosto oscuro, sembra fare riferimento al nome personale “Alione” o “Alaio” che deriva dal germanico e può significare indifferentemente Nobile o straniero.
Salvatico - Selvatico: cognome che riprende il veneto “salvadego”, ovvero selvatico, scontroso, burbero. I Salvatico sangiorgesi hanno per soprannome Muraro. Più famosa la famiglia padovana dei Selvatico che hanno lasciato un corposo fondo archivistico presso l’archivio della città.
Salvato: deriva dalla trasformazione del nome proprio “Salvo”, che continua il personale latino di devozione cristiana e augurale “Salvus”, in altre parole salvo in Dio.
Sandonà: il cognome ha come base etimologica il toponimo veneto San Donà (VE), il significato dunque è “oriundo da San Donà”. I Sandonà sono giunti a Lobia all’inizio del Novecento, per vie matrimoniali con la storica famiglia dei Cacciavillani, provenendo da Schio. In questo periodo la famiglia Sandonà risiede nella porzione occidentale dell’antico Palazzo Cacciavillani, che è stato fortemente rimaneggiato, nelle vicinanze della chiesa parrocchiale, in Via Pozzo.
Sandrin: il cognome risulta dall'abbreviato del nome Alessandro che continua il nome greco "alexandros" di origine ignota pregreca. Questo fu un nome raro nell'alto Medioevo ma che fu ridifusso dal XII secolo con i poemi epici francesi del ciclo dei cavalieri antichi nei quali un eroe principale era Alessandro Magno e poi con la nuova cultura classica del Rinascimento. Le forme abbreviate Sandrin, Sandron sono tipiche dell'area Veneta e vennero assunte per indicare talvolta una "persona rozza, trascurata". I Sandrin comitensi nel Settecento vengono censiti come residenti nella contrada delle nogarazze va a Roara (1725, Sandrin Antonio di Giuseppe e Maria Franco abitante alla contrada nogarazze va a Roara).
Santi: all'origine di questa forma onomastica c'é la traduzione in cognome dei nomi di tradizione cristiana che sono preceduti da Santo, che significa sacro, venerato. I Santi dell’Alta Padovana derivano quasi tutti dall’antico ceppo familiare luparense che dovrebbe avere come capostipite quello Strasius, figlio di Battista de Sancto, documentato nel 1443 che aveva alcuni possedimenti a Lovari, nelle contrade della Guizza e “de l' armohe”. La prolificità di chi riconosceva come proprio progenitore un Santo fu tale che, intorno alla metà del Cinquecento, si era già reso indispensabile distinguerli con forme onomastiche diverse che, tuttavia, mantenevano la propria radice etimologica originaria. S’incontrano in tal modo i Sancto, i Santo che sono i più numerosi, i De Sanctis o De Santis, poi divenuti i De Santi, per un certo periodo ci furono i Marcosanti e, infine, i Santi. I Santi sangiorgesi sono documentati per la prima volta a Sant’Anna Morosina nel primo ‘600.
Santinello: per l’etimologia cfr. la voce Santi, della quale Santinello è un diminutivo.
Santinon: questo cognome, peraltro molto diffuso nella castellana, ad Abbazia Pisani giunge nel 1853, da Villa del Conte, con la famiglia di Giuseppe fu Antonio e di Giustina Borbiato. Nel 1876 il ramo è rafforzato dalla presenza di Giacomo Santinon fu Luigi e Facco Maria, pure lui da Villa del Conte, che sposa Marchetti Lucia. Il significato del cognome è evidente; si tratta dell’accrescitivo del nome personale “Sante – o” che significa sacro, venerato.
Saretta: alla base di questo cognome troviamo la forma abbreviata del nome personale Baldasarre (nel veneto Baldiserra). Baldasarre è il nome di uno dei tre re magi che si affermò in Italia nel tardo Medioevo, fu frequente sino al Settecento. Questo nome è tramandato attraverso il latino tardo e medioevale "Baltassar/Balthasar e Balthazar", come adattamento del greco "Baltàsar", che è a sua volta l'adattamento del nome ebraico "Bélsa'zzar" che propriamente significa "Bel protegge il re". I Saretta che nel Settecento erano presenti in territorio comitense e più precisamente nella contrada delle Guizze, proveniva da Loreggia.
Sartor - i: è una tipica voce onomastica derivata dal nome di mestiere “sarto”. Un ceppo familiare dei Sartori, giunge a S. Giorgio in Bosco verso la metà dell’Ottocento provenendo da Mestre.
Savio: diffuso in tutta Italia, questo cognome ha alla base il nome proprio “Savio”, derivato da un originario soprannome o appellativo formato da “savio”, ossia saggio, prudente, sapiente. Nel medioevo e in epoca rinascimentale designava spesso anche i membri d’organi consultivi formati da persone di riconosciuto prestigio e autorità. Presente a Castelfranco Veneto fra '500 e '600 con un'importante famiglia mercantile.
Scabrino: cognome documentato a Villa del Conte il 23 dicembre 1465.
Scalco: alla formazione del cognome possono avere concorso due differenti derivazioni molto diverse fra loro. Il verbo veneto “scalcagnare”, derivato da “calcagnare”, con riferimento al calcagno del piede e per estensione a tutti i possibili significati connessi, oppure come diminutivo del nome di mestiere “Maniscalco”, riferito a chi è dedito alla professione omonima attinente alla ferratura degli zoccoli dei quadrupedi. Nella prima metà dell’Ottocento un ceppo familiare con tale cognome, si sposta da Piazzola sul Brenta e si stanzia a S. Giorgio in Bosco.
Scantamburlo: questo cognome è composto da "canta" e "burlone". Il significato più probabile di questa forma onomastica farebbe pertanto riferimento a chi “canta o recita le burla” e si prende gioco degli altri. Il cognome è presente a Villa del Conte nella seconda metà del ‘600 con Zuanne del fu Bastian, contadino e proprietario di 3 campi e di una casa di paglia e affittuario di un altro campo di ragione del signor Andrea Magrin.
Scapin: diminutivo di Scapinello, già documentato dal medioevo anche nell’area luparense, con un tale Scarpinello, schiavo e poi liberto di Gherardino II da Camposampiero. Il riferimento è alla scarpa e per estensione a chi camminava molto per motivi professionali (messaggero o fante). In territorio sangiorgese il cognome Scapin è documentato a Persegara nell’estimo del 1615 con diversi fondi immobiliari.
Scolaro: E' un cognome che rifà dunque ad un soprannome che evidenzia caratteristiche e attributi della persona istruita. E da tenere presente che nel Medioevo e nel Rinascimento con il termine scolaro s’intendeva lo studente universitario. Le famiglie Scolaro all’inizio del 700 risedevano lungo la via che portava alla località Risare di Villa del Conte.
Scremin: alla base ritroviamo la voce latina “discrimen – inis”, dalla quale deriva il verbo scremare. Scremin è una forma diminutiva che allude esplicitamente alla scrematura del latte, fa dunque riferimento all’attività casearia che in passato era particolarmente diffusa anche da queste parti.
Scuccato: alla base del cognome ritroviamo il verbo veneto “cucare”, nel senso di acciuffare, cogliere, o portare via arbitrariamente. La forma Scuccato sembra derivare da quella Cuccato.
Scudella: questo cognome deriva dal termine “scudella”, che significa scodella, stoviglia o recipiente in ceramica. L’etimo fa riferimento a fabbricanti o venditori di stoviglie e in particolare allo “scodellaro”.
Scudiero: questo cognome è formato dal nome di professione e di mestiere “scudiero”. Nel medioevo designava sia chi accompagnava un cavaliere prendendosi cura, in particolare dello scudo e delle altre armi e del cavallo, sia di vari funzionari o dignitari di corte e, in alcune zone, chi fabbricava e vendeva scudi. La famiglia risulta essere presente in territorio sangiorgese sin dalla seconda metà del Seicento in località Sant’Anna Morosina. Lo stesso ceppo aveva dato origine a quello comitense, che portava il soprannome di “Braghessa” e aveva preso dimora fin dal ‘700 nella contrada degli Esenti.
Sebastiani: il cognome rappresenta la derivazione plurale del nome proprio “Sebastiano”, che continua il personale latino d’età imperiale “Sebastianus”, derivato a sua volta dal greco “sebastos” che significa venerabile. Il nome si affermò con il prestigio e il culto di San Sebastiano, martirizzato sotto Diocleziano.
Securo - Seguro - Sicuro: antica famiglia luparense, particolarmente diffusa nel cittadellese, e contraddistinta per lo più dal soprannome Serra. Deriva il proprio epiteto dal capostipite Baldiserra Securo, vissuto a Rossano Veneto all’inizio del Seicento, che è da considerare a tutti gli effetti l’antenato comune di tutti i Sicuro che portano questo soprannome.[1] Da S. Martino di Lupari e Fontaniva, fin dal ‘700, inizia l’opera di diffusione di tale cognome, dando origine a nuove modificazioni del cognome. Ad Abbazia Pisani i Securo, o Sicuro, approdano per la prima volta nel 1805 con la variante Seguro, provenendo da S. Martino di Lupari. Nel 1885, giunge in paese un secondo ceppo, proveniente da Onara di Tombolo, che ha per protagonista la coppia formata da Sante e Bonetto Cattarina. Il significato del cognome è da ricercare nell’aggettivo latino “Securus”, ossia sicuro, certo, fermo, audace.
Segato - i: l’origine del cognome fa riferimento a mestieri legati al termine “Sega”, quindi a chi taglia, sega o falcia. I primi personaggi che portano questo cognome ad Abbazia Pisani provengono da Camposamartino e giungono in paese nel 1880. Nel 1889 giunge in paese un secondo Segato, sempre da Camposamartino, che si sposa con una Fasolo. Il cognome è presente per la prima volta nel sangiorgese presso Sant’Anna Morosina, dove si riscontra un nucleo familiare fin dalla prima metà del Seicento (8 luglio 1634, Catarina fiola di q. agnolo segato). Gran parte della diffusione di questo cognome nell’Ottocento dipende però dal consistente ceppo Segato presente a Campo San Martino.
Segna: il cognome ha alla base l’ipocoristico aferetico del nome augurale e poi cognome “Boninsegna”.
Senere: alla base di questo cognome ritroviamo il termine dell'idioma locale "senere" con riferimento alla "cenere". Il termine deriva dal latino "cinis/eris" con lo stesso significato. A Villa del Conte nel 1686 è documentato Andrea del fu Zuanne, affittuario di 7 campi e di un cason di paglia mio" di ragione li Campi del NHS Girolamo morosini, oltre a lavorare un quartiero di terra in proprietà ad Andrea Barco.
Sensolo: alla base sembra esserci il veneto “sessolo-a”, con riferimento allo strumento (specie di paletta) che un tempo si utilizzava per prelevare la farina dalla madia. Non è da escludere, tuttavia, un’attinenza al mestiere del “sensale”, particolarmente diffuso nell’area padovana e trevigiana, che si occupava di mediare le compravendite legate al mondo rurale.
Seraggiolo: alla base ritroviamo il diminutivo dell'appellativo, e il predicato o titolo di onore, "sere" derivato dal latino "senior" (=anziano). Questa forma era comune dal Medioevo al Rinascimento sopratutto nella forma atona ridotta "Ser" preposta al nome di sacerdoti, notai, alti funzionari e persone di riguardo a tal punto da cristallizzarsi in cognome con tutti i suoi derivati. I Seraggiolo che nel Settecento sono residenti nella strada che dalla località delle Corse portava a Fratte, erano originari di Bassano del Grappa (1725, Seraggiolo Vicentino di Andrea e Margarito da Bassano abitante alla contrada delle corse va alla Fratte e Mandrie).
Sera-Serra: alla base di questo cognome troviamo la forma abbreviata del nome personale Baldasarre (nel veneto Baldiserra). Baldasarre è il nome di uno dei tre re magi che si affermarono nel culto in Italia fin dal tardo Medioevo e fu frequente sino al Settecento. Questo nome è tramandato attraverso il latino tardo e medioevale "Baltassar/Balthasar e Balthazar", come adattamento del greco "Baltàsar", che è a sua volta l'adattamento del nome ebraico "Bélsa'zzar" che propriamente significa "Bel protegge il re". A Villa del Conte nel 1686 ritroviamo il capofamiglia Battista del fu Bernardin, registrato come proprietario di un campo e mezzo e di una casetta di paglia che egli ha affittatto a Domenico Tagiadelle (tagliadelle). Lavorava in affitto 2 campi con casa di muro, dove viveva, di proprietà del nobile Dolfin Alvise, oltre ad altri due campi di ragione delle monache della Chiesa di S.Iseppo di Venetia.
Serato: i Serato abatini provengono dal ceppo di S. Martino di Lupari e si sono spostati negli anni Trenta. L’area iniziale di provenienza di questo cognome, fa riferimento soprattutto alla località di S. Andrea O/M, dalla quale a più riprese si staccarono vari rami familiari che colonizzarono all’inizio dell’800 molti paesi della Castellana e del Cittadellese. Il cognome deriva dal troncamento del patronimico Baldissera, un tempo molto diffuso.
Sergo: deriva probabilmente dal nome proprio greco “Serghios”, poi latinizzato in “Sergius”. Il cognome si è affermato in età cristiana e medioevale per il prestigio e il culto di santi e papi che portavano questo nome.
Sgambaro: è una forma cognominale che deriva dal sostantivo veneto "gambaro" nel significato di gambero. Ad Abbazia Pisani ritroviamo nel 1686 Domenico del fu Mattio, che tiene in affitto ben 44 campi (di cui 7 a prato) con casa di muro del nobile Renzini.
Sgarbossa: il cognome sembra derivare dal verbo veneto “sgarbare”, che significa ripulire il letto dei fiumi, dei rivi e dei fossati da erbe e impedimenti. Nelle forme arcaiche il cognome si presenta senza la “S” iniziale ed è particolarmente diffuso nel Cittadellese, con particolare riferimento a Galliera Veneta.
Sguizzaro: documentato a Villa del Conte nel 1567 con cechinus de sguizzaro.
Silvello: è la derivazione onomastica diminutiva dell’antichissimo personale latino “Silvius”. Presente a Fontaniva.
Simeoni/ioni: entrambe le varianti onomastiche sono particolarmente tipiche e diffuse nelle Venezie. Derivano dall'accrescitivo del nome proprio Simone, che continua l'ebraico “Sim'on” derivato dal verbo “sama” (ascoltare), con il significato di “Dio ha ascoltato”. Il cognome è particolarmente diffuso e antico a Castello di Godego, derivando da un Simon Cechinato (composto derivato da “nato da Francesco”) detto Simon che nel ‘600 darà origine sia ai Simeoni che ai Simioni.[2]
Simionato: per il significato cfr. il cognome Simeoni. Il cognome è documentato in territorio sangiorgese, nella località di Sant’Anna Morosina, fin dall’inizio del ‘700 e non è da escludere che sia strettamente correlato al ceppo che negli stessi anni si era trasferito da Borgoricco a Villa del Conte, nella contrada delle Nogarazze (1725, Simionato Santo di Paolo e Maria Pinton da Borgoricco abitante in contrada nogarazze vien verso il chiesolo).
Smania: alla base del cognome c’è il veneto "Smania" che significa agitazione di corpo prodotta da calore, da eruzioni cutanee prodotte da insetti o da indumenti. Gli Smania di Villa del Conte nel Settecento portavano il soprannome di "Vanti" ed abitavano nella contrada del Malcanton (1725, Smania Angelo detto Vanti di Giuseppe e Maria Mavolo abitante in Contrada del Mal Canton).
Sonda: alla base sembra esserci il sostantivo veneto “sonza – sonda”, con riferimento al grasso che si trova nella zona pettorale del maiale. Il cognome è molto diffuso nel Bassanese già dal ‘400, ma sembra essere originario del territorio di Cassola.
Sorte: alla base di questo cognome ritroviamo il termine italiano sorte che trova la sua radice dal latino "sors-sortis" nel senso di destino - fortuna. A Villa del Conte abbiamo nel Seicento la famiglia di Zamaria di Mattio, che tiene in affitto tre campi con una casa di paglia di ragione del nobile Girolamo Morosini.
Spagnolo: il cognome risulta dalla cognominizzazione di Spagna e del suo patronimico Spagnolo. AVilla del Conte nel 1686 è documentato Zuanne del fu Angelo, affittuario di tre campi e un casone di Paglia di proprietà di Francesco Magrin.
Spallino: cognome che si rifà al diminutivo latino “spatola”, in origine con il significato di piccola spatola e in seguito di scapola e quindi di spalla.
Spigarolo: questa forma cognominale deriva dal veneto "spigarolo" raccoglitore di spighe rimaste nel campo dopo la mietitura. Zuanne del fu Zuanne Spigarolo è documentato a Villa del Conte nel 1686 locatario di 40 campi (di cui 6 a prato) con casa di muro di proprietà del signor Rinaldo Scapin. Nello stesso anno denuncia di possedere pure tengo a zoadego quattro manzette di ragione di Pietro Guano dall'arsego al quale pago formento quartieri sei per cadauna.
Spoletto: l’etimo deriva dal veneto “spolador”, con riferimento a chi con la scotola batte il lino, la canapa o simili prima di pettinarli per farne cadere la lisca.
Squagia: alla base di questo cognome abbiamo il termine veneto "squagià" cioè scoperto, sorpreso, beffato. Deriva dal verbo "squagiare" con il significato di scoprire e sorprendere qualcuno o beffeggiarlo. I Squagia comitensi nel Settecento erano originari da S. Giorgio in Bosco e risedevano lungo la strada che dalla Sega conduceva alla contrada della Crosara (1725, Squagia Antonio di Francesco e Pasqua Broto da S. Giorgio in Bosco abitante alla Strada grande alla Sega va alla Crosara).
Squizzato: la forma onomastica attuale è il punto d’arrivo di diversi processi d’adattamento linguistico che partono dalle voci dialettali “Scoizzato” e “Sguizzato”. La forma antroponimica di base è Sguizzato che è documentato nel territorio luparense fin dalla seconda metà del Seicento. Nei decenni immediatamente successivi si trasforma in Scoizzato, rimanendo inalterato fino al 1825 circa quando si modificò nella forma Scuizzato (matrice diretta di Squizzato), mentre il tipo Squizziato risale solamente al 1888. Da Piombino Dese si dipartono, invece, i rami della Castellana giungendo nel 1854 ad Abbazia Pisani, dopo essersi fermato a Brusaporco (Castelminio di Resana) e Resana. Nel XX secolo le direttrici dalle quali proviene il cognome sono le medesime: le aree luparense e resiana.
Stefanato: questa forma onomastica deriva dal nome proprio “Stefano”, largamente diffuso in Italia e diventato popolare con il culto di Santo Stefano protomartire, lapidato a Gerusalemme tre anni dopo la morte di Cristo. Il nome Stefano continua il nome personale latino "Stephanus" già attestato in età repubblicana per Greci e Orientali ed è l'adattamento del greco "Stéphanos" (corona).
Stef(f)ani: per l’etimologia cfr. la voce Stefanato. Il cognome è documentato a Sant’Anna Morosina fin dalla prima metà del Seicento con la variante Stevani. A Villa del Conte, invece, fin dal primo ‘700 s’incontra la forma Steffani con una famiglia contraddistinta dal soprannome “Rampe” che si era stabilita in località Comunetto, ma proveniva da Asiago (1725, Steffani Giacomo detto Rampe di Gio batta e Catterina Pasnello da Asiago abitante al comunetto).
Steffanello: vedi Stefanato. Con questo cognome abbiamo nel Seicento Zuanne del fu Bortolo che lavora campi di proprietà dei "padri delli Carmini".
Stevan: è un classico adattamento del patronimico Stefano in area croata e slovena, poi passato in territorio veneto. Cognome raro nell’Alta Padovana, fa la sua comparsa ad Abbazia Pisani per la prima volta nel 1928, con i coniugi Sante e Favero Mercede Lina che erano emigrati da Onara di Tombolo provenendo da Nove di Bassano del Grappa. Residenti originariamente in Via Mira, dal 1934 la famiglia di Sante si sposta al casello ferroviario di Via Vittorio V. fino al 1953, quando avviene l’ennesimo spostamento a Fratte di S. Giustina in Colle e nel 1957 ad Abbazia Pisani col figlio Giraldo. Il ceppo abbaziale degli Stevan deriva da quello presente in area bassanese con particolare riferimento alla zona di Nove. Sarebbe da verificare se la presenza degli Stevan in area bassanese sia o meno da ricondurre alle migrazioni slave iniziate nel XVI a causa dell’avanzata araba, similmente a quanto avvenne per alcuni ceppi Alessio-i.
Stocco: alla fonte ritroviamo il termine veneto "stoco". Lo stocco era un'arma simile alla spada ma dalla punta più corta e sottile. Le famiglie Stocco comitensi erano originarie di Treville e portavano il soprannome di "Dozzo", abitavano nella contrada "Palazzi gira verso la Sega". Ceppi familiari Stocco detti Dozzo sono registrati a S. Martino di Lupari a partire dalla metà del Trecento.
Stocco: a formazione di questo cognome sembra risalire all'uso di un'arma bianca, lo stocco per l'appunto, una robusta spada corta adatta per i colpi di punta e che era assai diffusa in Italia nel medioevo. Non si deve tuttavia scartare a priori l'ipotesi che la formazione del cognome Stocco possa aver risentito d’influssi germanici-longobardi, per questo il termine significherebbe letteralmente “quelli sulla sporgenza collinare”. Si tratta di un cognome molto diffuso e antico che trae origine da S. Martino di Lupari, dov’è documentato almeno dal 1359. Solamente nell'estimo di Castelfranco del 1493 si trova un Menego Stoco con beni nel capoluogo.
Ad Abbazia Pisani incontriamo indifferentemente vari rami dello stesso cognome che si sono sovrapposti nel corso dei secoli: nel 1651 appaiono i primi Stoco, nel 1805, da Onara, giunge il ramo soprannominato Prospero, nel 1855, da Resana, sopraggiunge l’antico ramo d’origini luparensi detto Dozzo. Gli Stocco originari di Campretto e Monastiero sono i più antichi e portano fin dalla loro prima comparsa il soprannome tuttora esistente di “Dozzi/o”. Il primo documento che accenna alla loro esistenza è del 1359, nel 1396, invece, Antonio del fu Giovanni Stocco risulta essere vassallo del vescovo di Treviso, per il quale lavorava 10 campi di terra situati a Monastiero versando nelle casse della Curia un canone di cinque soldi annui. Poi gli Stocco proliferano notevolmente dando inizio a vari nuclei che si disperdono in vari paesi della Castellana, con prevalenza a Treville e soprattutto a S. Andrea O/M, senza però abbandonare mai il paese d’origine, cioè San Martino di Lupari e in particolare Campretto. Alcune di queste famiglie furono ben presto in grado di raggiungere un certo prestigio sociale ed economico tanto da indurre il cronista castellano Nadal Melchiorri ad inserire tale cognome fra quelli delle famiglie più in vista della terra luparense scrivendo in proposito: Questa famiglia venne da Padova a San Martino de Lovari nei tempi d’Eccelino il Tiranno, abitò poi per qualche tempo in Castelfranco, dove fu nel numero dei benestanti. Ritornò poscia dopo il 1518 nel suddetto villaggio dove sortì Natale Stocco che fu Arciprete della Villa del Brenta, nel Padovano nella cui chiesa leggesi il seguente monumento: Altare hoc ligno lapide facto fuit, et in hanc ampliorem et decentiorem formam redactum piorum elemosjnis Rever. d. Natale Stocco Archjpresbitero Patav. Seminarii alunno Johanne Dominico Cavaletto et d. Francisco Milani Massari MDCXCV. Di presente questa famiglia sussiste nello stesso loco di San Martino di Lovari. I rampolli di questa progenie si trovano registrati un po' in tutti i volumi degli estimi catastali della podesteria di Castelfranco a partire da quelli del 1548, mentre la consultazione di quelli più antichi, conservati nell'archivio di stato di Padova, hanno dato esito negativo.
Stoppa: è un cognome che si rifà al sostantivo italiano "Stoppa" usato anche in senso limitativo per indicare un colore chiaro sbiadito o per indicare una condizione di estrema fiacchezza. A S. Martino di Lupari è documentato nella seconda metà del ‘400 con la variante Stupa e da qui si trasferirono i ceppi di Padova, all’inizio del ‘500, e di Abbazia (Pisani) nel Seicento con Giacomo del fu Mattio, il quale dichiarava al censo tengo alla parte c 50 (10 e 1/2 a prà) con casa di muro e cason di paglia di ragione dell'abbate Labia, … tengo in socida una manza di ragione di Biasio Scudiero da S.Anna et a suo tempo divideremo li frutti.
Straza: è un cognome che si rifà al termine veneto "straza" (straccio), indicando chi acquista o vende stracci. Documentato a Villa del Conte nel 1567 con Gaspare stracia, lo si ritrova nello stesso paese nel ‘600 con due nuclei famigliari: quello della vedova Catarina, che vive in affitto in una casa di muro lavorando un campo di ragione della signora Malgarita de Bortoli; e quello di Giacomo di Francesco, che possiede 7 campi e un quarto (di cui 2 affittati a Gasparo Cecato). Piuttosto antico è anche il nucleo di Lovari di S. martino di Lupari.
[1] C. MIOTTO, P. MIOTTO, La famiglia Sicuro (1600-1998), S. Martino di Lupari 1998, ds.
[2] C. MIOTTO, P. MIOTTO, I Simioni – Cechinato di Castello di Godego e S. Martino di Lupari (1545-1998), S. Martino di Lupari 1998 (ds).
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