giovedì 14 giugno 2012

L'espatrio verso il Brasile e l'Argentina

L’emigrazione da S. Giorgio in Bosco (1885-1911)

Si riportano i nomi e i cognomi di quanti espatrirono in America Latina dal comune di S. Giorgio in Bosco suddivisi per località.

a) I villici senza terra

Fra i primi sangiorgesi ad espatriare per il Brasile c’è la famiglia di Luigi Bisello, che ottiene il nullaosta comunale il 9 settembre 1887. Originario di Curtarolo, come il padre Antonio (1807-1886), Luigi (n. 20 settembre 1844) e la moglie Maria Barco (n. 8 aprile 1846) si trasferiscono prima a Tremignon, poi a S. Giustina in Colle, nuovamente a Tremignon e, infine, a S. Giorgio in Bosco nel 1885.
Dopo un paio d’anni passati a S. Giorgio, forse in seguito al decesso del padre che avrebbe potuto frenare le aspirazioni migratorie, Luigi chiede il lasciapassare per l’espatrio partendo per il Brasile con la moglie e i figli Virginio (n. 1 gennaio 1871), Antonio (n. 17 giugno 1878), Luigia (n. 2 ottobre 1880) e Giuseppe (n. 6 marzo 1884).

Il 12 settembre 1887 è il turno di Matteo De Rossi (n. 19 febbraio 1859), figlio del defunto Celestino e di Catterina Pasinato. Questi conduce con sé la moglie Maria Mendo (n. 21 settembre 1855) e i figli Regina (n. 11 ottobre 1884), Angelo e Antonia (n. 19 maggio 1861), Celestina (n. 20 febbraio 1870) e la madre Catterina Pasinato (n. 2 ottobre 1837).

L’anno che più di altri si distingue per il numero degli espatriati, è senza dubbio il 1888.
Il primo personaggio isolato diretto verso il Brasile in quell’anno è Fedele Pierobon (n. 31 agosto 1855), figlio di Antonio e Zanon Giustina. Quello del Pierobon è un caso singolare rispetto alla media statistica degli altri espatri dal comune sangiorgese, per il fatto che parte senza portare con sé alcun parente, nonostante fosse vissuto fino all’8 aprile del 1888 all’interno della numerosa famiglia – 22 persone – di Francesco Agostini, detto Pivàro.
 

Ammassati ma fiduciosi

Il secondo sangiorgese a compiere la stessa scelta isolata di partire è Antonio Silvello del fu Domenico, nato nel febbraio del 1822 a Fontaniva e vedovo di Pegoraro Luigia. Antonio si era trasferito a S. Giorgio provenendo dal paese natale di Fontaniva il 23 giugno del 1888, fermandosi in casa del genero Giacomo Calzavara, ma si trattava di una situazione transitoria.
Non si sapranno mai i motivi che stanno alla base della decisione di partire di Antonio – incomprensioni col genero? Ristrettezze economiche dei Calzavara? Età troppo avanzata e quindi situazione di peso? – certo è che a 66 anni chiede e ottiene il nullaosta per partire il 31 ottobre 1888.
 
Nell’inverno dello stesso anno parte anche Giuseppe Bertòlo (n. 8 luglio 1844), detto Gabattolo, originario di Tombolo e figlio di Antonio ed Elisabetta Rochi. Questi era villico, come tutti gli elementi della propria famiglia, e decideva di espatriare conducendo con sé la moglie Virginia Trento (n. 30 ottobre 1847) e i figli Maria (n. 18 settembre 1871), Domenico (n. 19 settembre 1878) e Angela (n. 28 maggio 1881).
A S. Giorgio in Bosco rimane il figlio secondogenito Simeone, con una numerosa famiglia composta dalla moglie, l’anziana madre e ben otto figli. La situazione economica della famiglia di Simeone non è delle più rosee, ma il passo verso il Brasile appare troppo arduo e così il figlio di Giuseppe, il 27 ottobre 1892, decide di trasferirsi a Fontaniva con la madre, mentre alcuni figli passeranno a Villa del Conte il 29 maggio 1908.

Il 2 novembre del 1888 è il turno di Giuseppe Bragagnolo (n. 11 aprile 1847) di S. Martino di Lupari, figlio di Francesco e Antonello Regina, che ottiene il nullaosta per il Brasile solamente dopo il rilascio del parere favorevole del possidente Favero Costante. Il 1 novembre 1888 il locatore scrive al sindaco: Nullaosta al sottoscritto che il proprio affittuale Bragagnolo Giuseppe si porti in America. Giuseppe parte con la moglie Mariotto Margherita (n. 7 marzo 1852) e i figli Evaristo (n. 12 settembre 1875), Ernesto (n. 23 ottobre 1876), Vittorio Candido (n. 26 agosto 1880), Angelo (n. 9 giugno 1883) e Giovanni (n. 6 maggio 1887), mentre in Brasile nascono Amelia e Francesco, rispettivamente negli anni 1896 e 1897.

Il 23 ottobre 1888 ottiene il permesso di partire Angelo Realdon, fittavolo dei conti Cittadella Vigodarzere alla Bolzonella, anche se non è stato possibile rintracciare lo stato di famiglia completo. L’autorizzazione per ottenere il nullaosta del Realdon è sottoscritta da Luigi Barbieri, agente e procuratore dei conti, e recita come segue: Bolzonella 23 Ottobre 1888. Realdon Angelo di Giov. Battista affittuale (cessante nell’11 9b. p. v.) di quest’Agenzia dei Conti Cittadella Vigodarzere desiderando emigrare colle famiglie in America, a quest’Amministrazione nulla osta perché possa conseguire il necessario passaporto.
Il 22 dicembre 1888 ottiene il permesso comunale per l’espatrio Santo Schiavo (n. 31 marzo 1847), nativo di Presina. Era approdato a S. Giorgio in Bosco con la moglie Alessia Visentin di Vaccarino (n. 9 maggio 1850) appena tre anni prima, ma non riuscendo a trovare una sistemazione soddisfacente, non gli era rimasta altra possibilità che l’imbarco per il Brasile, conducendo al seguito anche i figli Luigi (n. 20 aprile 1883), Luigia (n. 4 marzo 1885) e Melania (n. 14 gennaio 1888).

Fra il 10 agosto 1891 e il 30 novembre 1898 partono per S. Paolo del Brasile in due successive ondate i villici Miolo, originari di Campodoro, che erano approdati a S. Giorgio in Bosco nel novembre del 1888. La coppia progenitrice è formata da Antonio Miolo (n. 12 febbraio 1833), figlio dei defunti Francesco e Brusco Giustina, e Paola Bizio (n. 2 ottobre 1843) con i figli Giuseppe Francesco (n. 19 marzo 1866), Vittorio (n. 16 aprile 1868), Francesco (n. 5 gennaio 1872), Maria (n. 10 gennaio 1876), Angela (n. 22 giugno 1882).
Il primogenito Giuseppe era coniugato con Baldi Rosa (n. 12 marzo 1864) e prima di partire aveva avuto tre figli: Antonio (n. 23 marzo 1890), Gelindo Narciso (n. 20 agosto 1896) e Luigi Giuseppe (n. 12 luglio 1898). Anche il terzogenito Francesco si era coniugato con Maria Petrachini dalla quale aveva avuto Cesare (n. 25 febbraio 1897). In Brasile nascerà Antonio in data imprecisata. Nel ceppo familiare dei Miolo sorprende di incontrare anche un domestico, Pietro Foladore di Arcugno, che si aggrega al gruppo in partenza.

Il 28 luglio 1891 ottiene il nullaosta utile per imbarcarsi il 10 agosto successivo Luigi Fassina (n. 17 marzo 1857), nativo di Bosco del Vescovo e figlio del defunto Patrizio e di Pasqua Zoccarato. Luigi parte con la consorte Maria Dal Val (n. 30 agosto 1865) e i figli Angelo (n. 29 aprile 1880), Rosina (n. 16 maggio 1882), Antonio (n. 10 gennaio 1891) e la madre Pasqua (n. 12 maggio 1822).
 

Il sogno italiano

Il 22 settembre 1891 ottengono il nullaosta i Rebellato, oriundi di S. Giorgio in Brenta, e giunti in paese nel novembre del 1888. Il gruppo che parte è costituito da nove individui: il capofamiglia Luigi Rebellato (n. 24 maggio 1851), figlio dei defunti Bortolo e Teresa Trevisan, la moglie Maria Mella (n. 24 maggio 1864), i figli Giovanni Battista (n. 24 settembre 1883), Fortunato Giorgio (n. 22 marzo 1886), Federico (n. 23 settembre 1888), il fratello Angelo (n. 9 luglio 1862), la nuora Luigia Regina Pigozzo (n. 20 agosto 1863) e i nipoti Angela (n. 28 marzo 1890) e Teresa (n. 23 gennaio 1891).

Due mesi dopo è il turno dei Rubin, giunti a S. Giorgio provenendo nell’inverno del 1888 da Loreggia. Il 5 novembre 1891 ottengono il nullaosta comunale Luigi Rubin (n. 22 marzo 1846), la moglie Anna Maria Bragagnolo (n. 6 dicembre 1849) e i figli Regina (n. 20 gennaio 1874), Giovanni (n. 25 agosto 1875), Costante (n. 27 aprile 1877), Sante (n. 26 novembre 1878), Antonio (n. 4 luglio 1882), Antonia (n. 18 novembre 1884) e Giuseppe (n. 1 settembre 1887).

Villici sono anche i Bertuzzo che partono il 18 novembre 1894 trasferendosi a Campinas, dove esistono oggi un migliaio di discendenti. Tutto ha origine con Angelo Bertuzzo (n. 21 luglio 1851), figlio di Luigi e della deceduta Girolimetto Teresa, che decide di passare da Cittadella a S. Giorgio in Bosco il 27 novembre 1884 con tutta la famiglia. Una nota dell’assessore anziano di Cittadella consente di verificare che i Bertuzzo prima di passare a S. Giorgio in Bosco provenivano dalla contrada delle Calandrine ed erano fittavoli dei conti Cittadella-Vigodarzere.
Dopo un decennio trascorso nel capoluogo, Angelo, che era nativo di Onara, decide di partire per il Brasile con la moglie Carlotta Santi (n. 21 gennaio 1856), sposata a S. Giorgio in Bosco il 22 marzo 1879. Con loro s’imbarcano a Genova i cinque figli, tutti nativi di Cittadella: Angela (n. 28 aprile 1880), Valentino (n. 25 settembre 1882), Luigi (n. 18 agosto 1887), Maria (n. 25 maggio 1890) e Antonio (n. 21 febbraio 1894).

In data imprecisata emigra in Brasile Giacomo Tardivo (n. 10 marzo 1873), di professione Villico Industriante, ossia senza terra e con un’attività artigianale. Questi era nato a Marsango da Giuseppe (n. 4 febbraio 1851) e Sguizzato Felicita e nel 1903 si trovava ancora all’estero, ma alla fine dell’anno era già di ritorno e il 26 gennaio del 1904 si trasferiva a Varallo Sesia, divenendo uno dei pionieri della successiva emigrazione sangiorgese verso questa località.


b) Piccoli possidenti e artigiani

Fra i primissimi sangiorgesi a partire per l’America nel mese di novembre del 1885, incontriamo il solitario Giordano Miatello (n. 22 agosto 1857), figlio del deceduto Francesco e di Maria Simonetto. Di professione fabbro, il nostro discendeva da un antico ceppo di fabbri ferrai con attività anche a Sant’Anna Morosina e forti legami professionali con la nobile famiglia Anselmi. Il padre Francesco, infatti, si era trovato nella necessità di difendersi dagli assalti dei briganti nella notte fra il 6 e il 7 febbraio del 1810.
Si trattava di una famiglia benestante, come appare evidente da vari documenti esaminati in altra sede e dalla stessa attività di famiglia. Non è chiaro allora il motivo che spinse Giordano a partire per l’America, di certo il fatto non passò inosservato in paese, se si considera che da allora un ramo della famiglia assunse il soprannome di Merican.

Il 1888 segna la partenza di diversi nuclei familiari del capoluogo, fra questi i contadini Santello, provenienti dal comune di Dolo, ma nativi di Pianiga.
L’11 febbraio ottiene il nullaosta per il Brasile Giuseppe Santello (n. 13 marzo 1819), figlio dei deceduti Giacomo e Zabeo Teresa. Questi parte con la moglie Angela Mazzetta (n. 22 agosto 1822) e i figli Giovanni (n. 30 marzo 1852), Regina (n. 11 settembre 1861) e Agostino (n. 17 ottobre 1863). I figli Giovanni e Agostino salpano con le loro famiglie. Il primo è coniugato con Marianna Baldan (n. 5 marzo 1860) e parte con la consorte e i tre figli Virginia (n. 11 settembre 1882), Maria (n. 27 novembre 1884) e Albano (n. 4 luglio 1887); il secondo è sposato con Spolare Regina (n. 31 marzo 1863) e non ha figli. Al gruppo si unisce, infine, la nipote Santa Calzavara (n. 10 gennaio 1862), figlia di Angelo e della deceduta Antonia Santello.

Nello stesso anno, anche se i documenti non precisano il giorno e il mese, s’imbarca per il Brasile Luigi Mantovan (n. 19 luglio 1853), nativo di Piacenza d’Adige, con la moglie Marabese Sabina (n. 21 luglio 1854) e i figli Angela Emilia (n. 23 maggio 1884) e Rodolfo (n. 15 settembre 1887).

Senza dubbio sorprende la presenza fra i censiti in partenza per il Brasile di membri della storica famiglia Castellani. In data 15 febbraio 1888, l’ufficiale dell’anagrafe comunale precisa di avere rilasciato il nullaosta per l’America a Ferdinando Castellani (1837-1898), essendo deceduta da tre anni la moglie Maria Vedolin (1840-1885). Ferdinando nel 1888 è qualificato come sensale, ovvero mediatore di bestiame e terreni, e si trova a vivere nel periodo di maggiore decadimento della famiglia. Era figlio di Antonio e della nobile Maria Anselmi, a sua volta figlio di Domenico Castellani e della nobile padovana Lucrezia Sandri, la donna più ricca di Lobia di fine Settecento.
Dalla moglie Maria Vedolin, che proveniva da un ceppo economicamente assai più modesto della suocera e della nonna del marito, Ferdinando ha una numerosa progenie, ben nove figli, che con le loro professioni documentano l’ennesimo decadimento economico del ceppo.
Il primogenito Antonio Maria (n. 9 luglio 1861) fa il muratore, il secondogenito Vittorio Giuseppe (n. 7 maggio 1863) riprende la professione paterna di mediatore, tutti gli altri si mettono a fare i contadini, frantumando i possedimenti della famiglia. Il risultato più evidente di questa situazione è la richiesta di espatrio di Ferdinando e il trasferimento nelle località di Cittadella, Tezze sul Brenta, Bassano del Grappa e Camposamartino dei figli nel biennio 1895-96.

Nello stesso giorno, il 15 febbraio del 1888, richiedono il nullaosta comunale anche i contadini Pasinato. A partire è tutta la famiglia di Luigi Pasinato (n. 12 novembre 1838), figlio dei deceduti Prosdocimo e Giustina Zurlo. Con lui e la moglie Catterina Pierobon (n. 27 agosto 1846), partono anche i sette figli Giuseppe (n. 30 marzo 1870), Prosdocimo (n. 10 settembre 1872), Amalia (n. 11 settembre 1875), Luigia (n. 21 settembre 1877), Antonio (n. 26 maggio 1879), Santina Maria (n. 5 ottobre 1881) e Giustina (n. 7 dicembre 1884).
 

Trepidanti all'imbarco

Verso la fine dell’anno, all’approssimarsi dello scadere dell’annuale contratto agrario, è tutta la famiglia di Giacomo Conselvan, detto Bappi, (n. 17 aprile 1837) ad espatriare. La concessione formale del nullaosta comunale risale al 31 ottobre 1888, ma la partenza può avvenire solamente il 25 novembre, dopo che il Conselvan ha estinto tutti i debiti col padrone e venduto quello che possiede. Con il capofamiglia partono la moglie Giuditta Silvello (n. 16 ottobre 1846), i figli Beniamino (n. 27 dicembre 1868), Doralice (n. 15 maggio 1871), Gioconda Maria (n. 30 aprile 1875), Regina (n. 6 aprile 1877) ed Anselmo (n. 1 settembre 1885), nonché Eugenio (n. 9 agosto 1851), il fratello celibe di Giacomo.

Allo scadere del contratto colonico annuo, il 4 novembre 1888, chiede il nullaosta per l’espatrio Catterino Piotto (n. 20 novembre 1849) del fu Giuseppe e Pettenuzzo Virginia. Il figlio primogenito Giuseppe Bergamin (n. 12 giugno 1847) decide di partire idi Catterina Cingano. Il personaggio, che è un contadino fittavolo, non può partire prima del fatidico 11 novembre, attendendo il 25 dello stesso mese per dirigersi verso Genova.
La scelta di Catterino appare ardua. La moglie Regina Battistella è deceduta e a S. Giorgio rimangono quattro figli in tenera età con la nonna paterna ad aspettare che l’emigrante invii qualche notizia per riunire la famiglia oltreoceano. Trascorrono tre anni di separazione e, finalmente, all’approssimarsi dell’estate del 1891 arriva l’ordine per tutti di partire. La nonna nel frattempo era morta e i figli, non sappiamo come e con la tutela di chi, ottengono il nullaosta per il rilascio del passaporto che permette loro di raggiungere il padre partendo per Genova l’8 giugno 1891.

Nello stesso periodo partono anche alcuni Bergamin del ramo Marchioro. La scelta divide nettamente in due tronconi lo stesso nucleo familiare disceso da Luigi e l 22 novembre del 1888 con la moglie Virginia Miatello (n. 7 ottobre 1850) e i sei figli: Angelo (n. 18 maggio 1874), Anselmo (n. 3 maggio 1879), i gemelli Giuseppe e Calisto (n. 25 aprile 1882), Alvise Luigi (n. 12 agosto 1855) e Giordano Domenico (17 maggio 1888).
Il secondogenito Massimino Simeone (n. 10 luglio 1855), invece, rimane con tutta la famiglia a S. Giorgio in Bosco, dando origine con la numerosa progenie a vari nuclei familiari.

Secondo l’anagrafe parrocchiale per l’America parte anche Bernardo Bergamin del fu Catterino, vedovo e nativo di Onara (n. 17 luglio 1834), con i figli Catterino Primo (n. 14 settembre 1858), Valentino Secondo (n. 31 gennaio 1861) e Luigi (n. 10 agosto 1871), ma di loro non fa cenno l’anagrafe civile.

Il 27 novembre 1888, parte da Genova per S. Paolo del Brasile Maria Tomasin (n. 15 maggio 1853), vedova di Fortunato Lanza, con i tre figli Fedele (n. 18 luglio 1876), Rosa (n. 13 febbraio 1879) e Luigi (n. 11 luglio 1882. Quello che riguarda la Tomasin è un raro esempio di documentazione completa che permette di conoscere il nome dell’imbarcazione, il Vapore Fortunata R., il numero d’ordine (374) e il numero di chiamata all’imbarco (n. 22428).

Partenza per il Brasile

Nel 1891 se ne va il piccolo nucleo familiare di Francesco Badin (n. 30 maggio 1839) che parte con la moglie Anna Pasqua Castellani (n. 11 aprile 1846) e i tre figli Anna Maria (n. 20 maggio 1872), Gio. Batta (n. 18 febbraio 1874) e Giuseppa (n. 24 maggio 1881). La destinazione precisata in occasione del rilascio del nullaosta è il Brasile e la partenza avviene il 18 agosto. L’esperienza maturata in Brasile da parte di questa famiglia, però, dev’essere stata negativa perché, in data imprecisata, ritorna a S. Giorgio in Bosco, dove Francesco muore il 2 aprile del 1907.
Nella condizione di Possidente Contadino si ritrova anche la famiglia Rocco, destinata a dare vita ad una vera e propria dynasty in Brasile. Del ceppo originato da Giovanni (n. 22 aprile 1811) e Prudenza Pilon, l’unica a rimanere a S. Giorgio è proprio quest’ultima, vedova da tempo. I due figli Bortolo Rocco (1842-1917) e Maria Luigia (n. 23 maggio 1853), infatti, richiedono il nullaosta per il passaporto il 15 ottobre del 1891 e partono il giorno 28 dello stesso mese, portando con loro la numerosa prole.
Bortolo era coniugato con Anna Pettenuzzo (1843-1908) dalla quale aveva avuto i seguenti figli: Amalia (n. 3 ottobre 1865), Camillo (n. 16 settembre 1868), Graziosa (n. 5 maggio 1873), Virginio (n. 16 giugno 1875), Arcangelo Angelo (n. 26 febbraio 1877), Giuseppe (n. 30 luglio 1881), Giovanni Battista (n. 14 aprile 1886).
Nell’autunno del 1891 tutta la famiglia si trasferisce a S. Paolo, nella zona di S. Carlos do Pinbal, dove alcuni dei figli di Bortolo si sposano con i discendenti di altri emigrati italiani. Camillo si sposa con Filomena Corazza (n. 1 ottobre 1876), dalla quale nascono a S. Carlos: Giuseppe (n. 15 aprile 1902), Duralice (?) (n. 9 giugno 1904), Anna Maria (n. 30 ottobre 1908) e Gregorio Angelo (15 novembre 1910). Giovanni si unisce in matrimonio con Ester Maria Frizziero (n. 6 maggio 1888), mentre Arcangelo Angelo si coniuga con Appollonia Antoniol (n. 11 gennaio 1886), dalla quale nasce Fulgenzio Lucrino (n. 27 marzo 1911).
In Brasile si sposava anche Graziosa con Luigi Menapace, ma il 18 ottobre 1915 la donna era già rientrata in Italia, ponendo la propria residenza a Goito, comune del Mantovano, come la sorella Amalia. Graziosa decedeva a Sandrigo il 24 novembre del 1944.

Nel 1893 Giacomo Chemello (n. 22 maggio 1868), figlio dei sangiorgesi Giovanni e Bettiato Maria, parte in solitaria per l’Argentina senza essere censito nei registri di emigrazione. Non riuscendo a trovare lavoro si trasferisce direttamente a S. Paolo del Brasile dove si sposa con la resanese Marianna Brazzalotto (n. 18 febbraio 1869).
A S. Paolo nasce la primogenita Cristina (n. 10 novembre 1895) ma l’anno successivo la famiglia rientra a Villa del Conte e poi a S. Giorgio in Bosco dove nascono gli altri figli: Elisabetta (n. 23 marzo 1897), Irene (n. 24 maggio 1899). Con Giacomo rientra anche il fratello Albano (n. 17 giugno 1883) e la madre Maria Bettiato (n. 21 agosto 1839).
Trascorre un decennio e il 6 novembre 1900 Giacomo chiede nuovamente il nullaosta per S. Paolo per interessi di famiglia essendo colà chiamato dal suocero Brazzalotto Andrea.

Il 9 settembre 1897 parte per il Brasile il nucleo familiare che fa capo ad Angelo Tonietto (n. 24 marzo 1859), detto Piràn, nativo di Villa del Conte e figlio dei defunti Francesco e Maria Caraffa. Con Angelo partono la moglie Amalia Sbrissa (n. 12 gennaio 1865) e i figli Rosa (n. 12 aprile 1888), Ausilio (n. 15 marzo 1894) e Bernardo (?) (n. 15 agosto 1896).
In paese rimangono provvisoriamente altri due ceppi Tonietto imparentati col nucleo espatriato, ma anche questi si sposteranno a Fontaniva e Tezze nell’anno 1900.

In data sconosciuta, certamente durante o subito dopo il 1899, parte per l’America essendo assente temporaneamente la famiglia di Annibale Melchiori, detto Schiesàro, (n. 23 febbraio 1861) e Lucia Bonaldo (n. 25 novembre 1861), entrambi di estrazione contadina ma con alle spalle delle madri provenienti da famiglie di tutto rispetto, i Castellani e i Toniato.
Certo sorprende l’annotazione dell’ufficiale anagrafico relativa ad un’assenza temporanea in America, non solo per la distanza geografica difficile da colmare in quei tempi, ma anche perché di questa famiglia manca il rilascio del nullaosta ufficiale che autorizza la partenza. A prima vista sorge il sospetto di trovarsi di fronte ad un espatrio clandestino, ma è difficile spiegare la partenza di un gruppo formato da dieci individui, fra i quali bambini in tenera età, che avevano bisogno, in ogni caso, di un passaporto per imbarcarsi.

In epoca sconosciuta partono per l’America (il Brasile), anche i fratelli Carlo Pasinato (n. 17 marzo 1865) e Carolina (n. 15 agosto 1871), rispettivamente figli di Giovanni, detto Carturo, e Parolin Catterina. La loro famiglia era dedita alla professione della falegnameria e presumibilmente beneficiava di un certo benessere. Non si spiegherebbe altrimenti l’attributo di studente con il quale è identificato Carlo, che discendeva dall’antico ceppo dei Pasinato, detti Carturo, di S. Martino di Lupari, che avevano consegnato alla storia il frate cappuccino Giambattista Pasinato (1739-1800), famoso agronomo e poligrafo del Settecento veneto.




Nessun commento:

Lettori fissi