giovedì 26 luglio 2012

ARTICOLO VII.
Descrizione d'un Areometro, per mezzo del quale
facilmente si conoscono le buone, o ree qualità del mosto.

            Nell'articolo antecedente abbiamo additata la maniera di togliere al mosto l'acqua soverchia, mediante la svaporazione, la quale deve essere regolata secondo l'indole del mosto medesimo più o meno acquidoso; affinché acquisti esso quel corpo, ch'è necessario, onde il vino riesca di quella perfezione, che si desidera. Quindi per non abbandonare questo lavoro, ch'è de' più importanti, all'imperizia de' rozzi bifolchi, i quali potrebbero commettere degli sbagli enormi, consigliamo fare uso dell'areometro da noi rettificato; col mezzo del quale facilmente si deduce la specifica gravità del mosto. Imperciocché siccome il peso del mosto è in ragione diretta alla quantità specialmente dello zucchero che vi sta disciolto, ed in ragione inversa alla copia dell'acqua in esso contenuta; perciò quanto più acquidoso è il mosto, tanto più vi s'immerge l'areometro; ed a misura che il mosto è più ricco di sostanza zuccherosa, tanto maggiormente esso vi galleggia: dal che si viene chiaramente a comprendere, quanto difettoso sia il mosto prima di essere svaporato, e fino a qual grado di addensamento debba essere ridotto, mediante la svaporazione. Molti se ne trovano di sifatti strumenti in varie guise costruiti, e con graduazioni affatto differenti; ma siccome alcuni di essi sono troppo complicati per essere posti nelle mani di un semplice lavoratore, e molti altri non hanno che una graduazione meramente arbitraria senza essere appoggiata a punti fissi, perciò diamo qui la descrizione del nostro areometro, che fu tratta dal Saggio sulla rettificazione dell'Areometro, da noi presentato alla Società libera Italiana, e da essa inserito nel Tomo VII de' suoi Atti.

            La figura A della Tavola qui annessa rappresenta un vase cilindrico di rame, di ottone, di stagno, di latta, o di qualsivoglia altro metallo; purché dentro, e fuori sia intonacato d'una buona vernice resistente all'umido, per impedire l'azione che hanno gli acidi sui metalli, specialmente ignobili. L'altezza del detto vase basta che sia di sei pollici, e mezzo di Parigi[1], e del diametro di tre pollici un poco avvantaggiati. Due linee al di sotto dell'orlo superiore si fa uscire il cannellino e, che piega dolcemente allo ingiù, e serve a dare scolo al fluido soverchio, allorché se ne riempie il vaso, e quindi a mantenere il fluido allo stesso livello, ossia, alla medesima invariabile altezza. Lungo il vase A, vi si annette il tubo B, che sia della medesima altezza, del diametro di dieci linee, o circa; ed al lato, ove si unisce al vaso, vi si pratichino alquanti fori a a a a, affinché  il fluido versato nel vase, se ne passi liberamente entro al medesimo tubo B. Entro a questo tubo, quando è pieno del liquore, vi si immerge la palla del termometro HG, fatto a mercurio e graduato secondo i principj di Réaumur: di maniera che la palla H s'immerga entro al fluido, e la tabella G se ne resti di sopra, ove si osservano i gradi del calore dello stesso fluido.

            La figura DEF rappresenta un galleggiante, che forma la parte più essenziale dello strumento, anzi quella, cui propriamente conviene il titolo di areometro, il quale immergendosi entro al mosto, di cui se n'è riempiuto il vase A, col suo maggiore o minore affondamento, per mezzo de' gradi in esso notati, indica la proporzione della sostanza zuccherosa, e della parte acquea del mosto. Si forma dello steso metallo, ond'è formato il vase ; ma di una lamina alquanto più sottile, affinché riesca più leggiero: sia esternamente inverniciato, e vuoto all'interno[2]. La forma del galleggiante indicata dalla figura si è trovata essere la più conveniente. L'asta D sia della lunghezza di cinque pollici, ed il suo diametro di nove linee; avvertendo, che in tutta la sua lunghezza sia precisamente del medesimo diametro; il che è cosa essenziale. Giova altresì che la parte inferiore F sia fatta a cono, e termini in punta; il che serve a fendere più facilmente il fluido, in cui s'immerge, e a porsi più prontamente in equilibrio. Entro al galleggiante stesso si versa per la parte superiore D aperta una data porzione di pallini da schioppo, i quali, scendendo ad occupare il fondo F, fanno l'ufficio di savorra, per tenere il galleggiante diritto perpendicolarmente, quando sta immerso nel fluido. Indi si chiude l'estremità D con forte sughero, radendolo a livello degli orli. Per avere un qualche dato, intorno alla quantità de' pallini da porsi entro il galleggiante, basta avvertire, che posto entro l'acqua pura, l'asta D vi s'immerga delle otto parti cinque per un dipresso.
            La regola C, posta orizzontalmente sull'orlo del vase A, è una placca formata dello stesso metallo, onde sono costruiti gli altri pezzi. Essa dee essere consistente; bene appianata, e della larghezza di un pollice, e mezzo in circa. Conviene altresì, che sia amovibile per potersi levare, e rimettere conforme al bisogno, con le due estremità rivolte in giù, onde rimanga incassata alle esterne pareti del vaso. Il foro D nel mezzo della placca sia del diametro di dieci in indici linee, pel quale possa liberamente scorrere, alzandosi ed abbassandosi, l'asta D. Quando dunque si vuol mettere lo strumento in azione, si leva la regola C, si colloca il galleggiante DEF entro il vase A, si rimette di niuovo la regola in maniera, che l'asta D passi pel foro I; si riempie poscia il vase di quel mosto, che si vuole esaminare; sicché uscitane pel cannello e la quantità eccedente[3] si fissi il liquore al suo livello costante. Serve quindi la regola C per osservare alla superficie di essa i gradi dell'affondamento dell'areometro, ponendo l'occhio orizzontale alla medesima regola. Comunemente vengono osservati tali strumenti alla superficie del fluido; ma io preferisco di osservarlo orizzontalmente lungo la placca; sì perché meglio distinguesi un oggetto in linea orizzontale, che guardandolo dal di sopra in giù: sì perché si viene in tal modo a scansare l'errore, che può nascere dall'ascendimento del fluido al contatto dell'asta dell'istrumento: sì finalmente ancora perché restiamo garantiti dall'illusione de' raggi della luce, rifrangendosi nel fluido. La pratica servirà di luminosa conferma a quanto vengo dall'enunziare, ed ognuno vedrà in effetto, quanto ragionevoli sieno i miei pensamenti.


ARTICOLO VIII.
Della graduazione, ed uso del sopra indicato strumento.

            Costruito in tal guisa l'areometro, è necessario graduarlo, e graduarlo in guisa che sia comparabile; quindi convien trovare due punti, i quali sieno sempre fissi, inalterabili, e costanti. Per avere il primo di questi due punti, riempio il vaso A di acqua lentamente distillata, la riduco alla temperatura di gradi 15 del termometro di Réaumur, lascio che l'acqua si fissi al suo livello costante, con l'uscita della superflua pel tubetto e; ed a quel segno, ove l'asta D interseca la regola C, ivi nell'asta stessa faccio un punto, e vi noto zero. Io ho sperimentato, che quando l'acqua è distillata a fuoco lento, ha sempre la medesima specifica gravità posta al medesimo grado di calore, il galleggiante vi s'immerge sempre allo stesso punto, e quindi il termine ivi marcato è da considerarsi come invariabile. Per avere l'altro termine fisso faccio un mescuglio di acqua, e di zucchero in guisa che a volumi uguali pesi ottanta millesimi di più dell'acqua distillata, servendomi in questa operazione della bilancia idrostatica. Il che ottenuto, riempio di questa dissoluzione il vase A ed ove l'asta D taglia la placca C, ivi noto l'altro punto, dividendo lo spazio compreso fra questi due termini in 20 gradi ognuno de' quali indica la differenza di quattro millesimi. Si progredisce con la stessa divisione anche al di sotto dei gradi 20 fino alla base dell'asta, e così pure al di sopra dello zero, fino all'estremità dell'asta medesima. In tal guisa i gradi, che sono al di sotto dello zero servono pe' mosti, e per tutti gli altri liquori più pesanti dell'acqua distillata, ed indicano de' millesimi da doversi aggiungere: i gradi poi, che sono al di sopra dello zero, servono per lo spirito di vino, e per ogni altro fluido men pesante dell'acqua, ed indicano de' millesimi da esser sottratti. In tal guisa se immerso l'areometro entro una data qualità di mosto, esso indica per esempio gradi 18 siccome ogni grado sotto allo zero segna quattro millesimi di maggior peso, i detti gradi 18 mostrano, che il mosto sottoposto all'esame pesa 72 millesimi più dell'acqua distillata: di maniera che se un volume di acqua pesa 1000 libbre, un egual volume del detto mosto peserà libbre 1072.

            La graduazione fin qui nominata serve per esplorare le varie qualità de' mosti; ma poiché ad un fabbricatore di vini occorre bene spesso il dover fare dell'acqua vite, ed è cosa molto utile il conoscerne la perfezione, ho ridotto perciò l'istrumento atto a riempire amendue gli oggetti. Cominciando dunque dallo zero, e procedendo verso l'estremità superiore dell'asta, la scala serve appunto per rilevare il pregio dello spirito di vino. Lo spirito di vino dev'essere considerato come un composto di acqua e di spirito ardente. Lo spirito ardente è specificatamente più leggiero dell'acqua: quindi quanto maggiore sarà nel mescuglio la quantità di questo spirito depurato, tanto meno vi si affonderà il galleggiante, e tanto più pregevole sarà la sua qualità. Il termine dell'acqua distillata, che serve di punto fisso alla graduazione inferiore de' mosti, serve altresì di punto stabile per la graduazione superiore destinata allo spirito di vino, ed i gradi della medesima servono egualmente, indicando ognuno di essi quattro millesimi di minor peso di quel che sia l'acqua pura.

            Da un istrumento di simil fatta non è sì facile lo spiegare quai rilevanti vantaggi se ne vengano a ritrarre pegli usi, a cui è diretto. I principj, co' quali è costruito, devono conciliar della confidenza intorno alla sua esattezza; l'impiego ne è facile, e ad un colpo d'occhio si viene tosto a rilevare, quale sia la proporzione dell'acqua, e dello zucchero nel mosto, quale il rapporto dell'acqua, e dello spirito ardente nello spirito di vino, tanto riguardo ai reciproci pesi, quanto ai rispettivi volumi. Contuttociò per facilitare qualunque operazione ho costruite le due seguenti Tavole, nelle quali ad ogni grado dell'istrumento si vede espresso il peso, ed il volume de' più essenziali principj contenuti in detti liquori. Ecco la maniera pratica di servirsene, e prima rapporto al mosto. Riempiuto il vase A di quel mosto, che si vuole assaggiare, e ridotto alla temperatura di 15 gradi si osserva a qual grado vi resti immerso il galleggiante. Sia per esempio ai gradi 17. Nella prima Tavola seguente a' gradi 17 nella colonna del peso, e del volume dell'acqua vi corrisponde 928 e nell'altra del peso dello zucchero vi è notato 140, il che indica, che di 1000 libbre del detto mosto ve ne sono 928 di acqua, e 140 di parte zuccherosa*. Si vuol sapere peso e dal volume dell'acqua vi corrisponde 206 e nell'altra del peso del mosto vi è notato 34; il che indica, che di 240 libbre del detto mosto, ve ne sono 206 di acqua, e 34 di materia zuccherosa. Si vuol sapere la proporzione dello zucchero con l'acqua in ragion del volume? Al medesimo grado 17 nella tabella del volume dello zucchero corrisponde 72. Dal che si rileva, che il volume dell'acqua sta al volume dello zucchero, come 928 a 72, oppure, il che torna lo stesso, sopra 928 pinte di acqua, si ritrovano pinte 72 di materia zuccherosa. Similmente se il galleggiante si fermasse a' gradi 28 la proporzione rapporto al peso sarebbe di 881 libbra di acqua, e di libbre 231 di zucchero; e rapporto al volume di pinte 119 di zucchero sopra 881 pinte di acqua. Da varj sperimenti, che feci, ho ricavato essere il mosto di ottima qualità, allorché il mio areometro vi galeggia a' gradi 59. Per rilevare poi quanto nelle loro indicazioni fossero esatti e lo strumento, e la Tavola, feci l'analisi sopra tre libbre di mosto, nel quale il galleggiante si affondava a' gradi 40. Da queste tre libbre di mosto ho ricavato dramme 239 di acqua, e dramme 47 di sostanza zuccherosa: tutto il restante era un mescuglio di altre materie. Sicché dall'indicazione dell'areometro ai risultati dell'analisi la differenza è così minima, che si rende affatto trascurabile.

            Allo stesso modo si procede per conoscere la qualità, ed il pregio dello spirito di vino. Qualora il galleggiante vi si affondi fino a gradi 42½, standosene lo spirito alla temperatura di 15 gradi, egli è indizio esser desso spirito affatto spoglio di acqua; il cui peso, come appare dalla seconda Tavola, sotto un volume eguale a 1000 libbre di acqua, sarebbe di libbre 830. Se l'areometro si equilibra a' gradi 34; la stessa Tavola ci addita, che il liquore contiene libbre 200 di acqua, sopra 664 libbre di spirito ardente; il cui volume sta a quello dell'acqua, come 800 a 200 il che serva di norma per tutti gli altri gradi.

L'areometro inventato dal Pasinato per misurare i liquidi
            Ognun vede, che tutto l'artificio delle seguenti Tavole è appoggiato sulla reciproca relazione delle gravità specifiche de' principj componenti i fluidi. Io dopo i più esatti sperimenti ho trovata esser la gravità specifica dello zucchero alla gravità specifica dell'acqua come 194250 a 100000, e quella dello spirito rettificatissimo come 830, a 1000. Quindi sapendo quanto sia il peso dello zucchero disciolto nel mosto corrispondente ad ogni grado dell'areometro, ed essendo nota la proporzione tra la gravità specifica dell'acqua, e quella dello zucchero, era facile stabilire quale fosse il volume dello zucchero relativo a ciascun grado in rapporto al volume dell'acqua. Imperciocché se libbre 194250 di zucchero occupano un volume eguale a libbre 100000 di acqua; per simil guisa libbre 330 di zucchero marcate a' gradi 40 della prima Tavola, occuperanno un volume eguale a quello di libbre 170 di acqua. In una parola: il peso dello zucchero notato a ciascun grado sta prossimamente al volume marcato ivi dirimpetto come 194250 a 100000, che sono i pesi rispettivi dell'acqua, e dello zucchero. Lo stesso pur dicasi del ragguaglio tra il peso, ed il volume dello spirito ardente rapportato nella seconda Tavola; dacché essa pure è stabilita sui medesimi principj.


T  A  V  O  L  A     I



Per conoscere, mediante l'areometro, la proporzione dello zucchero, e dell'acqua, che si trovano nel mosto, sì rapporto al loro peso, che al loro volume.


Gradi
Areometro
Acqua
Peso, Volume
Zucchero
Peso
Zucchero
Volume
0
1000
0
0
1
996
8
4
2
992
16
8
3
988
24
12
4
983
33
17
5
979
41
21
6
975
49
25
7
971
57
29
8
966
66
34
9
962
78
38
10
958
82
42
11
954
90
46
12
949
99
51
13
945
107
55
14
941
115
59
15
937
123
63
16
932
132
68
17
928
140
72
18
924
148
76
19
920
156
80
20
915
165
85
21
911
173
89
22
907
181
93
23
903
189
97
24
898
198
102
25
894
206
106
26
890
214
110
27
886
222
114
28
881
231
119
29
877
239
123
30
873
247
127
31
869
255
131
32
864
264
136
33
860
272
140
34
856
280
144
35
852
288
148
36
847
297
153
37
843
305
157
38
839
313
161
39
835
321
165
40
830
330
170
41
826
338
174
42
822
346
178
43
818
354
182
44
813
363
187
45
809
371
191
46
805
379
195
47
801
387
199
48
796
396
204
49
792
404
208
50
788
412
212
51
784
420
216
52
779
428
221
53
775
437
225
54
771
445
229
55
767
453
233
56
762
462
238
57
758
470
242
58
754
478
246
59
750
486
250
60
745
495
255
61
741
503
259
62
737
511
263
63
733
519
267
64
728
528
272
65
724
536
276
66
720
544
280
67
716
552
284
68
711
561
289
69
707
569
293
70
703
577
297
71
699
585
301
72
694
594
306
73
690
602
310
74
686
610
314
75
682
618
318
76
677
627
323
77
673
635
327
78
669
643
331
79
665
651
335
80
660
660
340




T  A  V  O  L  A     II


Per conoscere, mediante l'areometro, la proporzione dello spirito ardente, e dell'acqua nello spirito di vino, sì rapporto al loro peso, che al loro volume.


Gradi  Areometro
Acqua Peso, Volume
Spirito Peso
Spirito Volume
0
1000
0
0
1
977
19
23
2
953
39
47
3
930
58
70
4
906
78
94
5
883
97
117
6
859
117
141
7
836
136
164
8
812
156
188
9
788
176
212
10
765
195
235
11
741
215
259
12
718
234
282
13
694
254
306
14
671
273
329
15
647
293
353
16
624
312
376
17
600
332
400
18
577
351
423
19
553
371
447
20
530
390
470
21
506
410
494
22
483
429
517
23
459
449
541
24
436
468
564
25
412
488
588
26
388
508
612
27
365
527
635
28
341
547
659
29
318
566
682
30
294
586
706
31
271
605
729
32
247
625
753
33
224
644
776
34
200
664
800
35
177
683
823
36
153
703
847
37
130
722
870
38
106
742
894
39
83
761
917
40
59
781
941
41
36
800
964
42
12
820
988
42 ½
0
830
1000




[1]    Tutte le dimensioni, che verremo qui indicando, s'intendono del piede di Parigi, ch'è al braccio milanese come 12 a 22.
[2]    Alcuni preferiscono il galleggiante formato di vetro, per la ragione, dicono essi, che il metallo è più suscettibile di variazione per le alternative del caldo e del freddo; e quindi l'areometro può divenire un indicatore infedele. Ma oltr'a che il vetro è assai più fragile, questa obbiezione svanisce del tutto, subito che si abbia a scandagliare il fluido sempre a un determinato grado di calore, come è quello de' gradi 15 di Réaumur.
[3]    Se da principio non uscisse il mosto sovrabbondante dal cannello per essere di foro angusto, basta succiare il liquore, ponendo la bocca all'orificio, oppure, introdurvi un sottil fuscellino.
*    Di 1000 libbre del detto mosto ve ne sono 928 di acqua, e 140 di parte zuccherosa”. Evidentemente 928 + 140 = 1068 libbre (e non 1000 liubbre). Per rispettare il rapporto del peso si hanno 869 libbre di acqua e 131 libbre di zucchero.
      Le indicazioni successive non sempre sono corrette, anche se correttamente i pesi vengono misurati in libbre e i volumi in pinte.

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