giovedì 2 febbraio 2012


DESCRIZIONE
D'una Penna da scrivere pe' Viaggiatori


P. Giovambatista da S. Martino Cappuccino
Socio delle più Illustri Accademie
(Opuscoli scelti sulle Scienze e sulle Arti, Tomo XIV 1791)


            Se tutti quelli, che hanno ricevuto il dono dello scrivere offerissero alla Società il tributo de' loro pensieri; se gli Uomini si comunicassero a vicenda i risultati delle loro vantaggiose ricerche; se la piccolezza medesima degli oggetti non ponesse talvolta un ostacolo alla più rapida diffusione de' lumi; noi saremmo a quest'ora forniti d'una raccolta sì doviziosa d'interessanti notizie, che verrebbe a costituire il piano dell'umana felicità. Parrà forse cosa poco degna d'un Filosofo il trattenersi anche per brievi momenti intorno ad un oggetto dei più triviali, e comuni, quanto è quello di una penna da scrivere*; ma quest'oggetto può essere in qualche modo giovevole all'uomo, e tanto basta per fuggire la taccia di minuzioso, e di frivolo. Dappoiché si è veduto l'immortal Galileo attento al ciondolar d'una lampada, e l'incomparabile Newton affacendato intorno alle spumanti bollicelle di sapone e di acqua, non v'ha più cosa, per minima che sembri, che trascurare si debba. I più minuti detagli acquistano un certo grado di elevatezza, e divengono della massima importanza, subito che hanno rapporto coi progressi delle Scienze, o col bene della Società. Tutto è grande, interessante, pregevole quello che viene diretto a questo scopo essenziale; e le più brillanti teorie perdono ben tosto del loro splendore, quando non si adattino al sovvenimento de' nostri bisogni.

            La penna, che ora imprendo a descrivere, non è che non sia egualmente opportuna all'uomo sedentario, che all'uomo viandante. Ma il viaggiatore, per quanto comodo ed agiato si voglia supporre, fa d'uopo, ch'ei restringa il circolo de' suoi bisogni; egli dee ridurre a compendio la serie de' suoi attrezzi, contentandosi di ciò, che è più necessario. Mille occasioni pertanto se gli presentano di dovere scrivere, d'inviar delle relazioni, di estendere delle memorie, di spedir de' biglietti, di rispondere ad inviti, di metter in carta ciò che va osservando; né il matitatojo (la penna da lapis) serve a tutti questi usi. La penna quindi, che mi faccio un pregio di offerirgli, non può essere più a proposito. Con essa si scrive ad inchiostro tutto quello che aggrada, senza altro bisogno di calamajo: ella è di picciolissimo imbarazzo; si può sempre tenere in tasca; richiede lievi attenzioni; e serve per lunga serie d'anni. Sicché a riflesso di tutti questi vantaggi, mi piace chiamarla la Penna de' Viaggiatori, ed eccone la descrizione.

            Il tubo ABGI (Fig. 1) rappresenta la stessa penna già bella e formata; ove è da avvertirsi, che la porzione ABG è costruita di una sottile lamina di ottone, e l'altra parte GI è realmente un pezzetto di penna d'oca temperata per iscrivere, come la figura stessa il dimostra. L'altro tubo LM della medesima Fig. 1 è formato esso pure di lamina di ottone, e serve di astuccio alla stessa penna, insinuandolo per la parte I, e facendolo arrivare fino in G. In tal guisa resta chiusa la penna, e si ripone in tasca, senza il minimo pericolo di averla a guastare. Essendo così chiusa, ella viene a formare un cilindro della lunghezza di sei pollici, ossia di mezzo piede di Parigi, del diametro di tre linee e mezza tutto al più; sicché il lume interno non è che di tre linee crescenti. Con tutto ciò queste dimensioni sono affatto arbitrarie; ed io le vo insinuando unicamente perché le ho trovate più acconcie per una penna da doversi adoperare senza incomodo, e da essere portata facilmente per viaggio.

            Per comprendere l'artificio della sua costruzione, si osservi la Fig. 2. Il tubo AB, formato come dissi di lamina di ottone è della lunghezza di tre pollici e mezzo, chiuso in A, ed aperto in B. Entro a questo tubo s'insinua internamente l'altro tubo più ristretto BC aperto da amendue i lati, il quale esce di fuori da B in C per la lunghezza di otto linee. Non è necessario e nemmeno conveniente, che questo tubo BC s'interni per tutta la lunghezza del tubo AB; basta che vi entri per una linea in circa, ed ivi sia saldato in B. Similmente all'estremità C vi si annette l'altro tubo CD, aperto esso pure da tutte e due l'estremità, il quale essendo saldato in C, dee sporgere in fuori per tre linee e mezza. Disposto così l'intero tubo ABCD nella maniera fin qui descritta, si costruisce l'altro tubetto EFG. Questo deve essere precisamente della grossezza del tubo BC, di maniera che allorché s'introduce nel tubo CD, e si unisce al medesimo tubo BC, abbia a formare una medesima grossezza continuata, come si vede in BG (Fig. 1). Questo tubo EFG deve essere aperto da amendue i lati; della lunghezza di sette linee, ed alla metà di esso, cioè tre linee e mezza distante da ciascuna delle due estremità, vi si ferma internamente il fondo F di lamina di ottone, a questo fondo vi si pratica il foro m dell'apertura di un ago ordinario; il quale non deve essere nel mezzo del fondo, ma da una parte, in vicinanza alla parete del tubo, come appare nella Figura.

            Compiuta che sia la fabbrica di questi pezzi di ottone, deve riempirsi d'inchiostro il tubo ABCD (Fig. 2). Ma siccome l'inchiostro ha la forza di corrodere in breve tempo l'ottone, così prima di porvelo, è necessario d'inverniciare internamente lo stesso tubo; il che si eseguisce con tutta facilità. Si riempie il tubo di vernice, facendo arrivare fino al fondo A; indi si versa fuori; ve ne resta uno strato aderente alle pareti, il quale in seguito si lascia seccare, e questo basta per impedire l'azione dell'inchiostro sull'ottone. Così pure deesi dare una mano di vernice alle due superficie del fondo F, adoperando un gentil pennellino, con l'avvertenza, che la vernice non iscorra lungo le pareti interne del tubo EFG, e che non resti otturato il foro m. Si potrà risparmiare ogni verniciatura, qualor si bramasse di avere tutti questi pezzi in argento, per la ragione che l'inchiostro non esercita la sua forza corrodente verso questo nobile metallo. Si prende in seguito un pezzetto di penna d'oca HI, la quale sia di tal grossezza, che con l'estremità H entri con forza nel foro G, ed arrivi fino al fondo F. Se non fosse la penna di quella grossezza, che si richiede per riempire strettamente il detto foro, sarà necessario stenderle attorno attorno uno strato di cera liquefatta alla candela, ed introdurre la penna finché la cera è molle. Ho osservato che la cera comune serve meglio, e chiude più esattamente della cera spagna. All'altra estremità I si tempra la detta penna in modo che sia acconcia per iscrivere. Abbiasi altresì l'avvertenza, che la lunghezza di questa penna sia tale, che dovendola poi chiudere con l'astuccio LM (Fig. 1) la sua punta I non venga ad urtare, ed a schiacciarsi contro il fondo m. Sicché tutta la distanza BI deve essere per questo riflesso un po' più corta di quel che sia la lunghezza del medesimo astuccio LM.

            Essendo seccata la vernice entro al tubo ABCD (Fig: 2) si riempie d'inchiostro il detto tubo, versandovelo lentamente per l'apertura D, ed operando con tal cautela, che non si spanda al di fuori, né si venga quindi a lordare la parte esteriore del tubo. Gioverà a questo fine prima introdurre entro al tubo un filo di ferro, che giunga fino al fondo A, e sopravanzi un poco al di sopra in D. Con questo mezzo si facilita la discesa dell'inchiostro, dando esito all'aria che ne dee uscire. In fine tenendo con una mano perpendicolarmente il tubo ABCD, già pieno d'inchiostro, vi si pone sopra con l'altra il tubo EFG, con la penna HI già annessa, premendolo con forza in maniera che il tubetto CD s'intrada di pieno nel medesimo tubo EFG, ed arrivi a toccare il fondo E. Da ciò si comprende esser cosa essenziale, che questi due tubi sieno costruiti in guisa, che il primo chiuda esattamente l'altro a tenuta d'inchiostro, affinché per di là non abbia giammai a gocciolare, o a gernere. Ho detto più sopra, che il foro M, praticato nel fondo F, non deve essere nel centro di esso fondo, ma da un lato in vicinanza alla parete del tubo. Ora sono in grado di aggiungere, che deve essere in tal situazione, che introdotti nel tubo EFG da una parte la penna HI, e dall'altra il tubetto CD, esso foro abbia a rimanere tutto scoperto entro al tubo, lungo le pareti stesse e della penna, e del tubetto CD; giacché per questo foro appunto se ne dee uscire l'inchiostro, quando si scrive. Fa d'uopo altresì d'avvertire nell'atto d'introdurre la penna per la parte G, fino al fondo F, che la sua punta I corrisponda direttamente al detto foro M; così uscendo l'inchiostro dal foro andrà in linea retta a terminare alla stessa punta.

            Con le fin qui indicate precauzioni resta perfezionato il lavoro della penna de' Viaggiatori, né ci rimangono che poche avvertenze per metterla in uso. Primieramente quando si estrae l'astuccio per servirsi della penna, si dee aver riguardo di tenerla in una posizione, che si accosti alla perpendicolare, cioè, con l'estremità A verso terra, e con l'astuccio LM al di sopra. Imperciocché nell'atto di estrarlo, l'aria interna viene a rarefarsi, si forma una specie di vacuo, e quindi se si tiene l'astuccio rivolto all'ingiù, l'inchiostro è costretto ad uscire con forza dal foro M, ed in più copia di quel che convenga. Doveché tenendo la penna nella maniera surriferita, quantunque l'aria resti rarefatta, pure l'inchiostro non esce, perché resta trattenuto dal proprio peso. Estratto l'astuccio, si prende la penna fra il pollice, e l'indice, conforme al consueto allorché si scrive, cioè, con la punta I allo ingiù; e se le dà col braccio una scossa alquanto gagliarda verso terra, alla stessa maniera che siam soliti di praticare, quando essendo la penna troppo carica d'inchiostro, cerchiamo di gittarne via una porzione. È diretta questa scossa per far discendere l'inchiostro dal foro M, e per farlo incamminare verso la punta I. Se la prima scossa non è sufficiente, si replica la seconda, la terza, e quante ne fan d'uopo, finché l'inchiostro sia disceso nella penna; e se tuttavia provasse dello stento per giungere all'estremità, vi si conduce facilmente strisciando la punta sopra l'unghia del pollice della sinistra mano, ed allora si può scrivere ciò, che meglio aggrada. Nell'atto dello scrivere accaderà di dover dare qualche altra scossa alla penna, per facilitare la continuazione dell'inchiostro; ma queste scosse posteriori devono essere più miti, e molto rare; poiché l'inchiostro che ha incominciato a discendere, rende facile la via a quello, che sta per venire in appresso. Io ho osservato in pratica, che si possono continuare le sei, e le otto righe successivamente senza bisogno di replicare la scossa; il che reca un notabile risparmio di tempo nello scrivere.

            Finito che si abbia di scrivere, prima di riporre la penna, è necessario pulirla, levandole d'attorno con un pezzetto di panno, di tela, di carta, o di che altro si sia, quel poco d'inchiostro, che si trova uscito dal foro M, e che rimane dentro alla penna tra G, ed I (Fig. 1). Ciò si eseguisce molto comodamente tenendo la penna con la punta rivolta all'ingiù. E' necessaria questa cautela, perché l'inchiostro uscito dal foro, non potendo più entrare nel tubo, esso o se ne uscirebbe a lordare l'astuccio, o si seccherebbe entro alla penna, con pericolo di otturare il foro M. Pulita in tal guisa la penna si chiude con l'astuccio, e si ripone in tasca. Quando la penna è rincerata col detto astuccio, essa si può tenere sul tavolino od altrove in qualunque posizione orizzontale, inclinata, capovolta, od inversa, senza il minimo sconcerto. Ma dovendola portare in tasca per viaggio, è sempre cosa buona situarla in una posizione dritta, e verticale, col fondo A al di sotto, e con l'astuccio LM in alto, perché collocandola altrimenti, attesa la concussione, e lo scuotimento del viaggio, l'inchiostro potrebbe uscire dal foro M, ed entrando poi nella penna, e nell'astuccio, lorderebbe ogni cosa. Riempiuto che siasi una volta d'inchiostro il tubo ABCD, esso è bastante per più mesi all'uso di un viaggiatore; posciaché restandosene colà affatto chiuso non è soggetto a svaporare tanto facilmente, come succede quando sia riposto nel calamajo. Pure quando addiviene che esso manchi, non ci rimane, che a levar via il tubetto, e la penna EFGI, rimettendovi del nuovo inchiostro, e di nuovo collocare al suo sito il tubetto, e la penna. Così pure quando dopo qualche anno sarà consumata la penna HI, se ne estrae il residuo, e se ne rimette un altro pezzo entro al tubo FG.

            Non lascio in fine d'avvertire, che se tanto il tubetto GD, quanto la penna HI fossero stati introdotti entro il tubo EFG con la cera comune liquefatta, la quale serve mirabilmente a chiudere con esattezza; in tal caso, allorché si vuole estrarre l'uno, o l'altra, è necessario riscaldare alquanto il pezzo alla fiamma della candela, affinché la cera si renda molle; e così più facilmente si estraggono. Potrebbe anche col tempo succedere, che l'inchiostro facesse una considerabile deposizione entro il tubo; ma ognun vede quanto sia facile il rimediarvi. Allora si riempie d'acqua il detto tubo, vi s'introduce un filo di ferro alquanto consistente, si agita su e giù il fil di ferro, si versa l'acqua, e si replica più volte l'infusione, finché il tubo sia netto. In quanto a me io amo, che la descritta penna, quando è chiusa col suo astuccio, non sorpassi la lunghezza di sei pollici di Parigi: ma a chi non fosse d'incomodo l'averla qualche pollice più lunga, si potrebbe aggiungere all'estremità M dell'astuccio un altro tubetto, il quale continuasse colla medesima grossezza, ed avesse a servire di polverino.


            Tutte queste minute avvertenze, per quanto possano sembrare imbarazzanti da principio, elleno riescono di una somma facilità, subito che una sol volta sieno state eseguite: ed una prova di ciò ella è, che a quest'ora hanno già cominciato, e continuano a servirsene col più felice successo anche quelli del più mediocre talento. Per la qual cosa poche saranno le persone che non si trovino in bisogno di procacciarsi questa penna, e che non sia loro di molta comodità l'averla sempre seco. Oltre al Viaggiatore, per cui più direttamente vien destinata, serve essa al Perito, che calcola le dimensioni de' terreni, al Medico che forma le ricette, all'Agente che segna le partite, al Poeta, cui nell'ora del passeggio sovviene una qualche brillante idea, al Filosofo, al Commerciante, all'Artista pe' loro rispettivi affari, e generalmente ad ogni classe di persone.





*    Dopo di aver costruita la penna, che ora vengo a descrivere, fui avvertito, che una simile ne è già stata inventata altrove, la quale serve agli stessi usi, ha una apparenza quasi simile, se non che è alquanto diversa nell'interna sua costruzione. Dove la mia ha da un lato il buccolino m (Fig. 2) per cui cade l'inchiostro, quella l'ha in mezzo; ed essendovi nell'astuccio LM (Fig. 3) una specie d'ago fissato nel centro del fondo M, lungo e grosso a segno da chiudere esattamente il buccolino m, l'inchiostro vien ritenuto dal cadere nella penna, qualunque siane la posizione. Ma, oltrecché ciò ne rende la costruzione più complicata, io ottengo lo stesso introducendo nel bucolino un piccolo stecco o stuzzicadenti. Io cedo pertanto di buon grado la preminenza a chi fu il primo nell'invenzione, quantunque senza mia saputa; e perché amendue son poco conosciute nel paese ove io scrivo, do la descrizione di questa mia; lasciando frattanto che ciascuno elegga di farsela costruire secondo l'uno o l'altro de' due metodi, che meglio gli piacerà.


Nessun commento:

Lettori fissi