MEMORIA
Sulla coltivazione del Frumento
Letta nella pubblica Sessione dell'accademia di Vicenza
il dì 29 Settembre 1786
P. Giovambattista da S. Martino, Opere, Tomo I Pag. 70-88
Milia Frumenti tua triverit area centum*.
Horat. Satyr. I vers. 45
Fin dal momento, ond'ebbi l'alto onore di vedermi ascritto tra 'l numero de' Membri ordinarj di questa rispettabilissima Accademia, pensai doverle significare i sentimenti della mia riconoscenza, e della mia gratitudine coll'offerire a lei il frutto di qualche mia industria, e fatica, diretta ad alcuno di quegli oggetti agronomici, che formano il rilevantissimo scopo delle non interrotte sue sollecitudini. Non entro già nella piena estensione delle vaste sue mire, né mi accosterò a que' luoghi di arduo, e malagevole eccesso, cui non è giunto per anche l'occhio de' Fisici a penetrare. Io lascio ai Necker, ai Bonnet, agli Hunter, ai Malpighi, agli Hales il vanto glorioso di togliere colle sublimi loro teorie il velo ai misterj più reconditi della vegetabile economia, di fissarne i principj, di stabilirne le leggi, e di ridurre a ragionato sistema la principale, e la più utile fra tutte le arti. Mi restringo ad un solo punto di pratica Agricoltura, qual è la coltivazione del formento; non per tanto il dirò francamente, e 'l dirò innanzi a que' Giudici stessi, che a tante altre utili cognizioni accoppiano anche quella di dare il giusto peso alle cose: un punto egli è questo, che assecondato dalla premura, e dallo zelo della nostra Società, potrebbe divenir centro di numerosissime idee, come lo è delle prime speranze, atto quindi ad indurre una felice rivoluzione nel Sistema della Provincia, ed a formar la dovizia, la prosperità, e la gioja della nostra Nazione.
Per accertar vie meglio i miei sentimenti, unitamente a questa Memoria io sottopongo al sensatissimo sguardo degl'illustri Accademici un fastello di tre cespugli di Formento, ch'è il risultato delle mie particolari sperienze, e ch'io raccolsi da tre soli grani di semente. Il primo di questi tre cespugli contiene 47 spighe, l'altro 63 ed il terzo 107, che in tutte fanno 217 spighe già perfette, e mature, oltr'a molte altre, che non giunsero a maturità. Esaminando parecchie di queste spighe, trovai così all'ingrosso, che ciascuna di esse contiene da 40 fino a 60 grani: sicché prendendo il numero medio, ch'è 50, i grani di tutte le 217 spighe dovranno essere 10850; e quindi tolta la cosa in pieno, come porta la natura di questo calcolo, il prodotto fu di 3618 per uno. L'aria di magnificenza, onde in questo mio primo Saggio volle la Natura far pompa di se, e della sua fertilità, ferisce tosto lo sguardo, e risveglia ad un tempo il desiderio di saper quale fosse il metodo, che servì d'intermezzo, e di base alla portentosa moltiplicazione; ed io anziché farne un mistero, mi reco a dovere di darne un succinto ragguaglio.
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| Spiga matura |
Da una spiga di formento ben completa, e matura, ch'io raccolsi nello scorso anno 1785, ne presi sei soli grani; gli dissecai perfettissimamente in un giorno di Sol cocente; indi gli riposi in un luogo asciutissimo, e per meglio difenderli da ogni accesso di umidità, gl'immersi entro ad uno scatolino di cenere ben arida, e secca, ove gli serbai fino al tempo di doverli seminare. Non si può mai abbastanza inculcare la diligenza, l'attenzione, e la cura nel riserbare il Formento, e tutti gli altri grani, e legumi, spezialmente quelli, che deono servire per la seminagione, in istato di perfetto dissecamento. La vostra penetrazione, dotti Accademici, sarà quella, che mi farà giustizia. Tutti i corpi imbevuti di umidità svaporano del continuo: tra l'immenso novero degli esseri creati non ve n'ha forse alcuno, il quale debba giudicarsi esente da questa legge. Ora i vapori acquei, che se n'escono dai corpi umidi, e si diffondono per l'aria, non escono mai soli: eglino s'assomigliano a que' torrenti impetuosi, che rodono, e via via se ne portano le schegge dei macigni, che lor servono di pavimento, e di sponda: questi vapori trascinan seco, nell'uscire che fanno, una impercettibile quantità di minutissime parti, staccate dal corpo svaporante: niente resiste all'impeto del loro corso: i semi quindi delle piante deteriorano per questa via, e le continue alternative dello svaporamento, e dell'umido gl'imprimono di mano in mano un carattere di languidezza, che gli rendono inetti ad una germinazione robusta. Che se l'umidità venga accompagnata da un grado di calore alquanto avvanzato, come per lo più succede nella State; allora i danni si fanno sempre più inevitabili, il formento sorbolle, s'infralisce, germoglia, e gl'insetti, che quindi si sviluppano, servono a recargli l'ultimo eccidio.
Premessa questa avvertenza, avanti di gittare a terra il grano, gli praticai una delle solite infusioni alcaline, d'onde il seme ne trae forza, e vigore. Per ogni tre libbre di acqua si prendono due oncie, e mezzo di Calce viva recentemente venuta dalla fornace. Si fa bollire l'acqua[1]; indi ritirandola dal fuoco, vi si versa tosto la calce con altrettanta filiggine di cammino: la quale fa le veci di un ottimo concime: si mescola ben bene ogni cosa, e quando l'infusione è affatto raffreddata, vi si gitta il Formento, e vi si lascia per 12, o 14 ore. Si avverta di non accrescer la dose della calce in proporzione dell'acqua, o di non lasciare il Formento entro all'infusione più del tempo indicato; altrimenti il grano si abbruccia; come ad alcuno è accaduto. Eseguita questa operazione co' sei grani di Formento sopra nominati, allo indomani, che fu il dì 5 Settembre dello stesso anno 1785, fatti tre bucchi nel terreno, che avea segnato all'uso delle mie sperienze, alla profondità di due pollici scarsi del piede Vicentino, e distinti un piede e mezzo l'uno dall'altro collocai due grani di formento per ogni bucco, e gli coprj col medesimo terreno. Né concimazione, né verun altro apparecchio praticai al terreno prima della seminagione, fuor solamente quello di rimuoverlo, e sminuzzarlo ben bene con la vanga. Contuttociò sapendo quanto alla fertilità, e all'abbondanza del prodotto contribuisca il vario mescuglio delle terre, spezialmente arenose, argillose, e calcarie, non volli lasciarmi sfuggire questa attenzione; quindi per sapere qual fosse la distribuzione di queste terre per entro al mio fondo ne ho istituita la seguente analisi, la quale tuttoché grossolana, ed imperfetta, pur serve ottimamente all'uso agronomico, cui è diretta, come quello, che non esige una precision rigorosa, ma solo un punto di paragone. Presi oncie 18 di questo medesimo terreno già prima ben dissecato, e gittandovi sopra a varie riprese molta acqua, in seguito io l'agitava, e di mano in mano, che era torbida, la versava in altro vase. Quando l'acqua cessò di uscir torbida, dissecai il residuo non dissolubile, il quale pesava oncie 6 ed era puramente terra ghiaiosa. Frattanto l'acqua torbida, che avea custodita, depositò ben presto; sicché versata l'acqua, già divenuta chiara, e rasciugata la deposizione, giunse questa al peso di oncie 12; il che era un mescuglio di terra argillosa, e calcare. Per conoscer la dose della terra calcare, che vi era frammischiata, vi versai sopra a mezz'oncia per volta dell'ottimo aceto, finché l'aceto cessò di perdere la sua acidità; il che fu alla dose di oncie 7. Indi prendendo altre sette oncie del medesimo aceto, v'infusi a determinate porzioni della terra puramente calcaria, per vedere quanta di detta terra si ricercasse per saturar 7 oncie di aceto; e di questa terra ne consumai tre oncie. Allora compresi, che il mescuglio delle 12 oncie era composto da tre oncie di terra calcare, e da oncie 9 di terra argillosa: e quindi che il terreno de' miei sperimenti constava di tre parti di argilla, di due parti di arena, e di una parte di terra calcare: indizio, che non era de' più acconcj alla coltivazione del formento; mentre, secondo le replicate sperienze del cel. Tillet, il terreno più opportuno pel formento è quello che consta di ½ di arena, di ⅓ di terra calcare, e di di terra argilosa[2].
Nel piantare il formento io avea collocati due grani per ogni bucco unicamente, e pel solo riflesso, che andandone a male qualcuno avesse sempre a rimanervene un altro; ma avendo tutti sei prosperamente germogliato, lasciai un solo germoglio per bucco, estirpando gli altri[3]. Il dì 22 Aprile di quest'anno 1786 levai d'attorno a' cespugli l'erbe inutili, e ricalzai il formento alla foggia stessa come si pratica col gran-turco; né altro mi rimase se non aspettare il tempo di raccolto. Qui però io deggio avvertire, che se i granelli di questi tre cespugli non sono turgidi, pieni, e totalmente maturi, come avrebbesi desiderato, ciò non fu se non perché dovendo io partire da Vicenza per l'esecuzione di una pubblica incombenza, né volendo affidare ad altri il frutto delle mie industrie, ho dovuto raccorlo quattro, o cinque giorni prima del dovere.
Il metodo di coltivazione, che ora vengo dal descrivere, non ha bisogno di essere maggiormente inculcato; l'esito suo felice pienamente il giustifica, ed il prodotto, che tuttavia soggiace a' nostri riflessi, è un testimonio parlante della sua riuscita. Ma nell'atto, ch'io spargo questi semi d'innovazione sulla pratica di un punto, che lusinga sì da vicino le nostre speranze, delle insormontabili difficoltà verranno forse a sollevarsi per combattere, e soffocare questo or ora nascente progetto. Pretendere d'indurre il pubblico a lasciar l'uso inveterato della ordinaria coltivazione del formento per appigliarsi ad un metodo affatto nuovo, laborioso, ed incerto; un'impresa ella è questa delle più terribili; mentre un passo difficilissimo egli è sempre quello di persuader l'uomo ad abbandonar le proprie idee per adottarne di affatto nuove, che distruggono le prime. No, illustri Accademici, io non aspiro a tanto: mi basta solo risvegliar l'attenzione negli animi più riflessivi, mi basta invogliare alcuno de' più attenti Proprietarj a ripeterne le prove in grande; facendo loro rimarcare, che questo metodo anche eseguito in grande né è tanto laborioso, come a prima vista potrebbe forse sembrare, né ci lascia senza una ben fondata speranza di un considerabilissimo vantaggio a pro' del privato, e del pubblico.
La prima attenzione per eseguire in grande questo saggio di coltivazione è quella di custodire il grano in istato di perfetta siccità fino al tempo di seminarlo. Un'avvertenza ella è questa, che si rende assolutamente necessaria, qualunque sia il metodo, che si voglia abbracciare. Troppo importa, che il seme non resti indebolito, e snervato dalla dissipazione, che soffre delle parti più sostanziose, qualor non si usi questa cautela. Il ravvolgerlo nella cenere, come feci io, è un lavoro che si può risparmiare: qualunque altro mezzo è bastante, purché sia atto a conseguire il medesimo fine. L'infusion della calce, che con tanto vantaggio vien praticata da' più attenti Agricoltori, non esige se non che ne sia accresciuta la dose in proporzione della quantità del formento che si dee seminare. Un mastello di questa infusione, che contenga tanto grano, quanto è sufficiente per la seminagione d'un giorno, può servire successivamente per più giorni di seguito. Quantunque il tempo preciso della seminagione non possa essere generalmente determinato, dovendosi avere in riflesso ed il clima, e la natura, e la situazione dei terreni; pure l'anticipare questo lavoro è sempre cosa profittevole: in tal maniera il formento viene a spandere, a dilatare, e a profondare le sue radici prima dell'Inverno, prendendo quindi vigore, e nerbo con notabilissimo vantaggio della vegetazion di Primavera. Presso noi il tempo più proprio sembra essere il Settembre.
Non per tanto l'ostacolo maggiore, capace forse d'ingerire spavento nell'animo de' poco buoni calcatori bifolchi, e di rimuoverli quindi dall'esecuzione del nuovo metodo, sarà, penso io, la maggior fatica, e la perdita grande del tempo, che si suppone, nel dover piantare il formento alla maniera, e nella distanza indicata, in luogo di seminarlo secondo il metodo speditivo fin ora praticato. Ma non si ricerca che un solo momento di riflessione per vedere appianata, e tolta di mezzo ogni difficoltà. La piantagione riuscirà pronta e, facilissima quando si voglia far uso di un istrumento affatto semplice, di cui si vagliono alcuni per altri generi di semente. Ad un legno orizzontale, lungo alquanti piedi stanno al di sotto conficcati parecchi denti della lunghezza di due pollici o più o meno secondo la qualità del terreno, distanti un piede e mezzo all'incirca l'un dall'altro; e al di sopra del quale vi si erge alla metà della sua lunghezza un manico. Prende una persona per il manico lo strumento descritto, lo preme in terra, e vi lascia tanti buchi quanti sono i denti, cui siegue un fanciullo, il quale distribuisce un grano di semenza per ogni buco, e 'l ricuopre tosto col piede: a questa foggia in pochissimo tempo si pianta un vasto campo di formento. Distendono altri tre, o quattro spaghi paralleli per la lunghezza di tutto il campo, distanti un piede, e mezzo l'un dall'altro, e legati alle loro estremità a due pertiche, che gli tengono fermi a tale distanza. Ognuno di questi spaghi porta nella sua lunghezza tanti nodi, fissati essi pure alla distanza di un piede, e mezzo. Si cammina lungo lo spago, ed ove si vede il nodo, ivi si forma il bucco nel terreno, vi si gitta il seme, e si cuopre. Questo metodo fu ideato, ed eseguito dal giudizioso, ed esperto Signor Dottore Giovanni Gironcoli, Medico di Capodistria, il quale così mi scrive in data de' 12 Ottobre 1787. “Due inesperti fanciulli in questa guisa piantarono in 8 ore un campo di 840 tavole con la ricompensa di 30 soldi veneti per ciascuno. Gli Agricoltori bifolchi si determineranno più facilmente a questa risoluzione, potendola fare eseguire da inutili individui”. Al sopravvenir della novella stagione, quando il formento è alto alcuni pollici da terra, il Coltivatore dee prendersi la briga di levargli d'attorno l'erbe inutili, e a dargli la terra, come vien praticato col maiz, né altro più gli rimane fino al tempo della mietitura.
Che se questo metodo per la sua facilità, e per non essere gran fatto più laborioso del consueto dee impegnarci a ritentarne le prove, qual più forte stimolo non sarà per esso noi il riflesso dell'incomparabile vantaggio, che se ne attende dall'abbondanza del ricolto? Ma affinché i decantati vantaggi non si credano lavoro piuttosto d'una riscaldata immaginazione, anziché un risultato dei confronti i più circostanziati, e severi, ridurrò a calcolo, e ad esame tutto l'utile, che se ne può ritrarre, e che da due fonti principalmente io desumo, cioè, dalla molta quantità della semenza, che si risparmia, e dal prodotto abbondantissimo, che se ne dee ritrarre.
Ognun sa che un campo Vicentino di giusta misura consta di 840 tavole, ossieno pertiche quadrate: a ciascuno è noto, che per seminare a formento uno di questi campi secondo la foggia consueta si ricercano due staja e mezzo di semenza, attenendosi ad una quantità media; ma ben pochi si presero il pensiero di scendere a più minuti dettagli coll'esaminare, se tutta questa quantità di grano sia veramente necessaria per trarne la più possibile copiosa raccolta, se fuori d'ogni pregiudizio se ne possa risparmiare una qualche porzione, e se il risparmio sia tale; che arrivi a meritar le nostre attenzioni. Il punto, che contro il sentimento volgare io reputo essenzialissimo, e dal quale la sorprendente fecondità da noi rimarcata principalmente deriva, egli è quello di piantare il formento ad una proporzionata distanza, che io ho stabilita di un piede, ma che probabilissimamente dovrà essere variata a norma della diversità de' terreni: tutte le altre avvertenze, e cautele da me suggerite non servono che ad assecondare, ed a rendere vie più efficace, ed attiva la virtù fertilizzante della causa primaria. Ora per piantare un campo di formento all'intervallo di un piede per ogni gambo, si ricercano precisamente 30240 grani; ma collocandone due grani per ogni bucco, se ne ricercano il doppio, cioè, 60480. E siccome 650 grani di formento pesano un'oncia vicentina alla grossa: ne siegue, che con libbre 7 onc. 9 si mette a coltivazione un intero campo di misura. Seguendo il metodo ordinario, se ne ricercano, come dicemmo, due staja, e mezzo per un di presso, cioè, libbre 110; mentre uno stajo di formento si computa 44 libbre alla grossa. Sicché il risparmio della semina è in circa di libbre 102 per ogni campo. Progrediamo ora col computo. Nel Territorio vicentino, secondo il disegno del Signor Pietro Paulo Brianati, ritrovansi 187.559 campi arativi. Supponghiamo per una approssimazione, che due soli terzi di questi campi vengano coltivati a formento, il che non è guari lontano dal vero; questi dunque saranno campi 125.040 destinati a tale genere di coltivazione. Ora col risparmio di 102 libbre di formento per campo il vantaggio in tutta la Provincia vicentina ascenderebbe a 289865 staja di formento, che assegnandone uno stajo al mese per ciascuno individuo basterebbero a 24155 persone pel mantenimento d'un intero anno.
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| Germinazione del frumento |
Ma tutto questo è assai poco in paragone del sommo vantaggio, che se ne verrebbe a ritrarre dall'aumento del ricolto. Stando alla maniera già praticata, il formento ci rende al più il sei per uno; e quindi un campo ci dà pel solito 15 staja: non partendomi dai risultati delle mie sperienze, questo vegetabile mi ha renduto il 3618 per uno; cosa, che potrebbe ingerirci qualche sospetto d'inesattezza nel calcolo, se non ne fossimo convinti dal fatto stesso che abbiamo sotto gli occhi. Seguendo dunque questa analogia, poste le medesime circostanze, ed usate le surriferite cautele, un campo di misura coltivato a questa foggia ci darebbe il prodotto di 318 staja di formento, come ognun da se stesso può accertarsene con un calcolo assai facile[4]. Ma per togliere ogni ombra di esagerazione, che potesse mai sospettarsi, riduciamoci ad un termine il più rigoroso e preciso, col supporre, che il nostro metodo di coltivazione non abbia a renderci che la sola metà di questo provento, cioè che un campo di misura ci abbia a fruttare solamente 159 staja. Restringiamoci ancora più; contentiamoci solamente di un quarto, e dirò anche di un solo ottavo, vale a dire, di sole 39 staja[5]. Anche in questo supposto, noi verremo a raccorre 24 staja di più del solito per ogni campo; ed in tal guisa unendo insieme il risparmio della semente, e l'aumento del prodotto, la Provincia Vicentina verrebbe arricchita di 3.290.825 staja annue di frumento, oltre al suo consueto raccolto. Né merita compenso l'obbiezione qui solita a farsi, che questa soverchia abbondanza sarebbe dannosa anzi che no alla Provincia. Mentre in questo caso ognun vede, che meno campi potrebbonsi coltivare a formento, riducendo gli altri a prato, onde alimentare un maggior numero di bestiami, di cui tanto scarseggia il Territorio, e lo Stato.
Il saggio, che in rozzi termini ho finora descritto, merita certamente d'esser esteso, realizzato, promosso; ma il tristo ch'io mi farei, se tutto credessi abbracciar da me stesso! Non è che a forza di stenti, di travagli, di sudori, di esperienze, e di ripetute osservazioni che si possa alcun poco avanzare nella grand'opera delle utili cognizione; al che soventi fiate un solo uomo non basta: si ricerca il concorso, e l'ajuto di molti. Un ente isolato, e disgiunto in mezzo a suoi vasti progetti esperimenta in se stesso un vuoto orribile, che lo crucia, e tutto il frutto se ne dissipa unitamente al prestigio che lo avea abbagliato. Animati dunque, virtuosissimi Accademici, tutti concordemente del medesimo spirito, colmi del grande oggetto che ci penetra, incoraggiati dagli sguardi avvivatori del Principe che ci protegge, ajutiamoci scambievolmente co' nostri studj agronomici, gareggiam pieni d'ostinato coraggio colle altre dotte Società, cerchiamo tra i vincoli della concordia, e della pace tutti i mezzi possibili, onde aumentar i prodotti di quell'Arte, ch'è la miniera inesausta delle nostre ricchezze; e tra gli ostacoli, e le spinose difficoltà, che insorgeranno bene spesso a distoglier l'animo riflessivo, e paziente, sia dolce nostro conforto il desio di renderci giovevoli, all'umanità, e alla Patria.
* “La tua aia ti fornirà centomila moggia di frumento”, Orazio, Le Satire, libro I, I, 45
[1] Quando si eseguisce questa Operazione in grande, non è mica necessario far bollire tutta l'acqua; basta farne bollire una data porzione, entro a quella gittarvi poscia la calce, e la fuliggine; e indi versare l'infusione sul rimanente dell'acqua fredda.
[2] Quando il terreno non fosse tale di sua Natura, appartiene al provvido Agricoltore il così disporlo artifizialmente, aggiungendo quella porzione di queste tre qualità di terra, che manca, e ch'è necessaria a' suoi poderi per costituirne il fondo nella già indicata proporzione.
[3] Questa è un'Operazione, che si può risparmiare. Si piantano due grani per bucco, e si lasciano tutti e due crescere, e germogliare; il che reca vantaggio, e non detrimento.
[4] Per rendere ogni cosa ancora più facile, noi ponghiamo qui il calcolo stesso. In un campo di misura alla distanza di un piede quadrato vi capiscono 30240 bucchi destinati per altrettanti germogli; e quantunque in ciascun bucco vi si pongano due grani di sementa; pure formando amendue un solo germoglio, non si deono computare che come un solo grano per conto del prodotto. Ora supposto, che ognuno di questi germogli renda 3618 grani, il prodotto totale de' 30240 germogli sarà di grani 109.408.320, i quali, computandone 650 per ogni oncia, vengono a formare 14026 libbre in circa, cioè staja 318 trascurando i rotti.
[5] Il Signor Dottor Giovanni Gironcoli mi scrive da Capodistria, che da un Campo solito a fruttare 15 staja di formento marzuolo, ne furono raccolte secondo questo nuovo metodo staja 44, quantunque per negligenza il detto formento fosse rimasto fino alla metà di Giugno ingolfato, e quasi sepolto fra l'erbe nascenti.


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