domenica 1 luglio 2012

L'espatrio verso il Brasile e l'Argentina

L’emigrazione da Cogno (1885-1911)

Nonostante la modesta estensione territoriale e la scarsa rilevanza demografica di Cogno rispetto al rimanente territorio comunale di S. Giorgio in Bosco, l’espatrio verso il Brasile e l’Argentina che ha origine da questa località posta a confine con il comune di Cittadella appare di tutta rilevanza.
Qui la categoria dei villici appare più numerosa che nelle altre località sangiorgesi, anche se non mancano piccoli possidenti e artigiani, ed è forse questa la spiegazione più evidente dell’elevato rapporto fra espatriati e residenziali. I villici, infatti, formano la categoria sociale più povera ed esposta alla miseria e proprio per questo non hanno nulla di personale da preservare e quindi nemmeno qualcosa da perdere nel proporre scelte radicali come l’espatrio.

a)      Villici e senza terra

Nel 1887 partono per S. Paolo del Brasile cinque famiglie legate parzialmente da vincoli di amicizia e di parentela. Si tratta di un caso singolare per l’emigrazione sangiorgese che testimonia l’importanza del condizionamento reciproco nelle scelte decisive della vita e la necessità di non sentirsi soli. I cinque gruppi familiari partono da Genova con il Vapore Provinu dopo avere contattato la Sociedade Promotora de Immigração di S. Paolo che cura anche i dettagli della partenza dal porto ligure.
Il primo dei cinque nuclei censiti è quello di Antonio Chiaratto (n. 10 ottobre 1834), detto Lovetto, nativo di Vigodarzere e figlio dei defunti Giovanni Maria e Cavinato Angela. Questi si era trasferito a S. Giorgio in Bosco in seguito al matrimonio contratto con Virginia Santi (n. 13 luglio 1833), dal quale erano nati i figli Costantina (n. 21 maggio 1859), Eugenio (n. 29 giugno 1861), Ferdinando (n. 11 novembre 1864) e Giuseppe (n. 21 aprile 1872). Nonostante la lunga permanenza a Cogno, il 9 settembre 1887, l’ufficiale dell’anagrafe sangiorgese annota il rilascio del nullaosta e tutta la famiglia si trasferisce in Brasile.

Nello stesso giorno e sulla stessa nave sulla quale s’imbarcano i Chiaratto, emigra a S. Paolo del Brasile anche la famiglia di Gioachino Navarin (1835-1911) del fu Antonio, detto Risaro, con la consorte Maria Baggio (n. 31 marzo 1836) e i figli Angelo (n. 18 agosto 1858), Regina (n. 6 settembre 1861), Clorinda (n. 25 maggio 1863), Antonio (n. 14 agosto 1865). Angelo si sposerà in Brasile con Maria Favaro (n. 13 maggio 1867) figlia degli espatriati sangiorgesi Luigi Favaro e Veronica Lessio, a ribadire la sostanza del detto moglie e buoi dei paesi tuoi, ovviamente anche all’estero. Da questa coppia nasceranno a S. Paolo: Amalia (n. 3 novembre 1892), Cesare (n. 13 febbraio 1894) e Celestina (n. 12 novembre 1895).

Il terzo nucleo a partire con le due precedenti famiglie è quello costituito dal vedovo Giovanni Petrin (n. 25 gennaio 1845), dal). Innocente si sposa con Regina Navarin, figlia dei menzionati Gioachino e Maria Baggio. Dalla coppia nascono in parte a Cogno e in parte a S. Paolo del Brasile: Romano (n. 23 aprile 1887), Luigi (n. 28 giugno 1889), Rosa (n. 29 settembre 1890), Avellino Romano (n. 23 febbraio 1893), Cesare (n. 24 agosto 1895), Giuseppe (n. 7 febbraio 1897). Dal matrimonio brasiliano fra Celeste Petrin e Dosolina Franzoni (n. 25 settembre 1878)  figlio Celeste (n. 8 aprile 1875) e dalla famiglia del fratello Innocente (n. 1 gennaio 1859-11 febbraio 1893 a S. Paolonasce Argia Maria Petrin (n. 2 aprile 1900).
A differenza delle famiglie Chiaratto e Navarin che rimangono a S. Paolo, quella dei Petrin ha un destino diverso. Nell’inverno del 1900 i Petrin ritornano tutti in Italia ed emigrano a Villa del Conte il 15 dicembre.

Il giorno dopo, il 10 settembre 1887, si associano ai primi tre nuclei due famiglie del ceppo Ferronato-Zambon. La prima famiglia è formata da Maria Zambon (n. 28 maggio 1838) vedova di Giovanni Ferronato e dai figli Celeste (n. 3 aprile 1862) e Giuseppe (n. 2 aprile 1866).

La seconda famiglia è composta dai fratelli Pietro Zambon (n. 7 settembre 1858) e Maria (n. aprile 1863) figli del fu Paolo e di Giovanna Berti. Insieme emigrano la madre Giovanna e una certa Anna Zanon (n. 11 settembre 1863), figlia di Antonio e Giustina Doro.

L’anno successivo partono altre famiglie da Cogno. Nell’inverno del 1888 si muove la prima tranche della numerosa famiglia villica dei Caon, detti Bedana. Il gavasso dei Caon originari di Presina è composto da ben 43 individui derivati dalla coppia formata da Pietro e Angela Battagin. Ancora una volta si deve assistere ad una politica familiare di frantumazione interna; alcuni devono espatriare, altri possono rimanere, ma non è del tutto chiaro seguendo quale criterio si procede alla divisione familiare.
Stando ai dati anagrafici, in questo caso sembra prevalere la consuetudine non scritta del maggiorascato, perché a rimanere a Cogno sono il primogenito Luigi (n. 19 febbraio 1840), la moglie Catterina Zanarella (1840-1894) e la loro numerosa discendenza, mentre i fratelli minori, seppure in momenti diversi, devono partire. Ma non doveva apparire secondaria agli occhi del padrone di turno la discriminazione sessuale dei figli dei fittavoli nella scelta delle partenze da incentivare perché, come si osserverà, a partire erano soprattutto coloro che avevano un maggior numero di figlie. Tradotto in scelte concrete, questo elemento conferma da parte dei padroni la necessità di trattenere la potenziale forza lavoro rappresentata dall’elemento maschile e di allontanare le bocche da sfamare femminili, considerate deleterie in quell’economia di sussistenza.

Per primo parte, il 12 febbraio del 1888, il terzogenito maschio Antonio Caon (n. 7 ottobre 1848), con la moglie Antonia Favaro (n. 16 dicembre 1849) e i figli Emilia Luigia (n. 2 giugno 1875), Virginio Secondo (n. 29 giugno 1877), Anna Rosa (n. 1 febbraio 1881), Elvira Maria (n. 16 marzo 1883) e Paola (n. 27 giugno 1885). Come si vede, c’è un solo figlio maschio a fronte di quattro femmine. Tre anni dopo il problema dell’eccessivo numero di bocche da sfamare si ripete in casa Caon.
E’ il 10 novembre del 1891 quando il secondogenito di Pietro chiede e ottiene il nullaosta municipale per raggiungere probabilmente il fratello già emigrato in Brasile, ma all’improvviso qualche evento inatteso blocca la partenza. L’ufficiale dell’anagrafe scrive, infatti, che la famiglia di Giacomo il 30 novembre del 1891 emigra a Camposamartino. Quale improvviso elemento sia potuto intervenire nella scelta di Giacomo Caon rimane un mistero, certo è che un secondo pezzo della famiglia si distacca da Cogno.
A Camposamartino si trasferiscono Giacomo (n. 17 maggio 1842), vedovo di Favaretto Anna e i figli Amalia (n. 20 novembre 1869), Cecilia (n. 17 settembre 1871), Antonia (n. 8 maggio 1873), Emilio (n. 13 maggio 1875), Virginia (n. 5 aprile 1877) e Cesare (n. 5 marzo 1879).

Non scherzano nemmeno i Berto, detti Poia, nell’autunno dello stesso anno. A richiedere il nullaosta per il passaporto in data 15 ottobre è il capofamiglia Giovanni Battista, figlio dei deceduti Prosdocimo e Catterina Cecchetto, ma il 4 novembre 1888 il Berto viene meno. La logica familiare pianificata prevedeva la partenza del quarto figlio, mentre a Cogno dovevano rimanere i genitori, i figli Maria Luigia, Santa e Antonio e il servo Agostino Modena. La morte di Giovanni Battista non modifica i piani.
Luigi Berto (n. 16 maggio 1843) se ne va con la famiglia formata dalla moglie Teresa Battocchio (n. 24 dicembre 1847), senza dubbio parente della suocera Piacenza Battocchio di Cartigliano con i figli Regina (n. 16 luglio 1874), Maria (n. 14 agosto 1875), Angela, Angelo (n. 2 novembre 1884) e Veronica (30 maggio 1887). Partono insieme anche la zia Giovanna Tomasi (n. 23 agosto 1847) vedova di Michele Berto e la cugina Catterina (n. 13 dicembre 1871).

Nell’inverno del 1888 è il turno dei Rocco, detti Campanea, storica famiglia sangiorgese che annoverava nel XIX secolo fabbricieri e cursori comunali, ma che non è immune dall’esperienza dell’espatrio. Ad espatriare per S. Paolo del Brasile con il nullaosta comunale, rilasciato il 4 dicembre 1888, sono le famiglie dei fratelli Giuseppe Rocco (n. 29 marzo 1840) e Angelo (n. 20 febbraio 1851), entrambi figli dei defunti Sante e Angela Romanello.
Il primogenito Giuseppe se ne va con la moglie Regina Ferro (n. 9 febbraio 1853) e i figli Domenico (n. 3 ottobre 1880), Angela Maria (n. 18 giugno 1883) e Giordano (n. 9 settembre 1889), lasciando in paese la suocera Maria Sabbadin (n. 17 marzo 1824). Il fratello minore Angelo conduce con sé la moglie Luigia Bergamin (n. 1 marzo 1858) e i figli Angela (n. 1 aprile 1881) e Luigi (n. 4 aprile 1883).

Nello stesso periodo si consuma la vicenda travagliata di Catterina Pegorin vedova di Gaetano Pettenuzzo, detto Sizza, e cognata di quel Carlo Pettenuzzo figlio, come il marito, di Angelo e Rossi Maria che, sul finire degli anni Settanta, era stato condannato a 12 anni di lavori forzati per tentato omicidio. Defunto Gaetano nello stesso periodo nel quale era imprigionato il cognato, le due donne Catterina Pegorin e Domenica Gobbato devono decidere il da farsi per sopravvivere.
Domenica decide di rimanere in paese con i tre figli: Angelo (1875-1889), Regina (n. 2 aprile 1877) e Vittorio (n. 5 settembre 1879). Catterina, al contrario, decide di espatriare per il Brasile il 29 novembre 1888 con i due figli Giovanni (n. 20 ottobre 1873) e Giuseppe (n. 4 maggio 1876).

Al 1891 risale la partenza di numerosi nuclei familiari e singoli personaggi di Cogno. Appena un mese prima dello scadere dell’annuale resa dei conti prevista per il giorno di S. Martino, ottengono il nullaosta per l’espatrio in Brasile i Caldogno.
Nel 1883 lamorte del capofamiglia Bortolo (1822-1883), figlio dei deceduti Domenico e Pasqua Marchetto e vedovo di Maria Michelon, induce i figli Antonio (n. 4 marzo 1857) e Giovanni (n. ottobre 1866) a cambiare l’atavica condizione di villici nullatenenti. L’unica scelta possibile è dividersi.
Antonio Caldogno parte per il Brasile con la moglie Maria Martin (n. 20 luglio 1859) e i figli Luigia (n. 16 aprile 1882), Pasqua (n. 21 febbraio 1884), Carolina (n. 27 gennaio 1888) e Giovanni (n. 4 febbraio 1890). Il fratello Giovanni al contrario decide di rimanere. Si assiste pertanto anche a Cogno alla tradizionale rottura dei ceppi familiari con partenza del nucleo più consistente e la permanenza dei singoli o dei gruppi meno numerosi.

Nello stesso periodo parte in avventura solitaria Gaetano Fabris (n. 26 maggio 1863), villico, figlio di Giovanni e Pinton Maria. E’ il terzogenito della famiglia e se ne va in Brasile il 4 ottobre 1891, lasciando in paese i genitori, due fratelli sposati e numerosi nipoti.

Analoga scelta si riscontra per Antonio Santi (n. 7 gennaio 1867), figlio dei deceduti Matteo e Maria Pan, che parte per il Brasile il 9 settembre del 1891 lasciando a Cogno e a Fontaniva una nutrita serie di fratelli e nipoti discendenti da Santi Nicodemo e Teresa Pinton.

Nell’agosto del 1905 si stacca da Cogno dirigendosi verso il Brasile un terzo membro della famiglia Caon incontrata nel 1888. A partire è Domenico Caon (n. 16 febbraio 1879, figlio del primogenito Luigi, lasciandosi alle spalle i genitori e nove fratelli, oltre ai nipoti che nascono nel frattempo.

b)     Piccoli possidenti e artigiani

Nel fatidico inverno del 1888 s’imbarca il consistente nucleo familiare dei Marangon, detti Marangonetto, qualificati come contadini. Non era ancora terminato l’anno agricolo e il 29 ottobre 1888 il necroforo Domenico Marangon (n. 22 settembre 1845) di Giuseppe (1817-1901) e Catterina Pettenuzzo (n. 9 marzo 1820) chiedeva e otteneva il nullaosta per il rilascio del passaporto.
Con lui partivano non solo la moglie Angela Zanon (n. 6 marzo 1847) e i figli Gio. Batta (n. 3 giugno 1871), Eleonora (n. 28 febbraio 1874), Angelo (n. 11 gennaio 1876), Maria (n. 27 agosto 1878), Virginia (n. 19 dicembre 1886) e Veronica (n. 30 gennaio 1888), ma anche altri parenti. Partivano, infatti, per il Brasile gli anziani genitori Giuseppe e Catterina Pettenuzzo e l’intera famiglia del fratello Antonio (n. 12 aprile 1852) con la moglie Giovanna Tonin (n. 14 febbraio 1858) e i figli Gino (n. 20 gennaio 1878), Emilio (n. 23 aprile 1873), Amalia (n. 29 ottobre 1883), Erminio Gildo (n. 15 febbraio 1885), Vittorio (n. 8 giugno 1887), mentre all’estero nascevano Angelo (n. 20 novembre 1888), Angela (10 febbraio 1890) e Giuseppe (n. 23 luglio 1891).
Di certo i Marangon giunsero tutti a destinazione, ma nello stesso 1888 morirono in Brasile Virginia e Veronica, le due piccole figlie di Domenico e Giovanna.

Alla categoria degli Agricoltori apparteneva Gaudenzio Giacomazzi (1815-1871), figlio dei defunti Pietro e Margherita Cestaro. Dalla moglie Elisabetta Pegorin (n. 30 settembre 1822), Gaudenzio aveva avuto cinque figli, che venti anni dopo la sua morte decidono di emigrare in Brasile con le loro famiglie.
Il 14 settembre 1891, infatti, l’ufficiale dell’anagrafe rilascia il nullaosta per la concessione del passaporto alla vedova Elisabetta Pegorin e ai figli Andrea Giacomazzi (n. 1 maggio 1945), Angelo (n. 30 luglio 1849), Pietro (n. 8 marzo 1852), Sante (n. 12 luglio 1855), Arcangelo (n. 18 febbraio 1859) e alle loro famiglie.
Il primogenito Angelo parte scapolo, mentre il secondogenito Pietro ha al seguito la sposa trentaseienne Regina Lago con il figlio Giuseppe (n. 9 febbraio 1888).
Il terzogenito Sante è coniugato con Lucrezia Santi (n. 2 luglio 1858) e al momento della partenza la coppia ha già avuto diversi figli, ma solamente quattro sono sopravvissuti, mentre altrettanti nasceranno in Brasile. In Italia nascono Luigi (n. 2 giugno 1882), Mario (n. 1885), Martino (n. 10 novembre 1888), Sante (15 novembre 1890); in Brasile, invece, hanno i natali Maria Pierina (n. 28 giugno 1894), Antonia Stella (n. 8 novembre 1895), Maria Vittoria (n. 30 ottobre 1896) e Emanuela Vittoria (n. 6 febbraio 1898).
Complessivamente partono 14 persone, compresa una tale Angela Lugniotto (n. 10 febbraio 1867), ma l’esperienza è fallimentare perché nella primavera del 1898 quasi tutto il gruppo Giacomazzi ritorna a Cogno. Gli unici a rimanere in Brasile sono i fratelli Sante e Arcangelo e la Lugniotto, tutti gli altri rientrano ma non per rimanere. Il 28 ottobre 1898 tutti i rientrati emigrano a Fontaniva.

Singolare e difficile appare la situazione dei Lorenzetto, detti Menon, che in prima battuta espatriano in Brasile con l’Agricoltore Gaetano (n. 21 gennaio 1832), figlio dei defunti Antonio e Mariotto Maria, Ma prima e dopo questa data sono alcuni figli e i parenti a subire lo scacco dell’emigrazione. Gaetano ha una famiglia numerosa, ben otto sono i figli nati e sopravvissuti dai tre matrimoni avuti con Maria Ferraro, Maria Tomasin e Maria Lorigiola (n. 21 novembre 1851) e di questi, i cinque più giovani decidono di partire con i genitori il 1 ottobre 1891, assieme al cugino Giorgio.
La decisione matura in un ambiente familiare economicamente difficile e soggetto a continui cambi di residenza. Già il 23 novembre 1887 c’era stata la richiesta del nullaosta comunale per il Brasile da parte del cugino Giuseppe (n. 25 agosto 1859), figlio dei defunti Angelo e Zanella Giacomina, che intendeva trasferirsi con la moglie Maria Antonia Rigo (n. 7 maggio 1861) e la figlia Angela (n. 24 ottobre 1883), salvo poi cambiare idea e prendere dimora a Fontaniva il 21 settembre del 1888.
In paese erano rimasti provvisoriamente il fratello di Gaetano, Sante Lorenzetto (n. 25 febbraio 1838), che era vedovo in prime nozze di Elisabetta De Poli e poi di Elena Bertoncello (1846-1885), e i figli Carolina (n. 14 giugno 1871) e Giorgio (n. 18 aprile 1883), con la cugina Luigia (n. 13 gennaio 1864). Defunta la moglie Elena, anche Sante e i figli Carolina e Giorgio decidono di trasferirsi a Fontaniva in data 6 dicembre 1888, attirati probabilmente dal cugino Giuseppe. Qui i tre rimasero per poco tempo perché a Fontaniva Sante morì, Giorgio e Carolina tornarono [a Cogno], Giorgio andò in America collo zio Gaetano, Carolina si maritò con Ziero.
Analoga situazione si presenta per i primi tre figli di Gaetano, Rosa (n. 27 marzo 1866) e Antonio (n. 4 luglio 1871) che si trasferiscono a Fontaniva, rispettivamente nel 1888 e 1894 e Giovanna che se ne va per cause matrimoniali. Alla fine, di questa numerosa famiglia non rimane alcuno in comune di S. Giorgio in Bosco.

Fra tante partenze per il Brasile fin qui incontrate, nel primo decennio del XX secolo iniziano ad essere documentati i primi imbarchi per l’Argentina. A differenza dell’emigrazione verso il Brasile, il caso dell’espatrio verso l’Argentina si caratterizza spesso con il carattere della temporaneità. Sono frequenti, infatti, i casi di espatrio argentino seguiti da un ritorno in patria nel volgere di pochi anni.
Fra i primi casi di partenze verso l’Argentina seguite dal rientro, si segnala il caso registrato all’interno della famiglia dei Fornaciaj Cerutti, originari della zona a confine fra Italia a Svizzera. Cerutti Giacomo Antonio (1852-1916) figlio dei defunti Angelo e Bertaci Giovanna, proveniva da Beride di Biogno, presso il lago Maggiore, e si era trasferito a Cogno coi genitori nel 1866 dando origine ad una famiglia di 17 elementi. Fra questi il figlio Carlo Cerutti (n. 14 marzo 1884) che, appena ventiduenne, il 7 ottobre 1906 chiedeva il permesso per il rilascio del passaporto con direzione Argentina. Non sappiamo quando, ma il nostro ritornò presto a Cogno, come denuncia l’ufficiale dell’anagrafe senza precisare alcuna data.

Il 28 novembre 1905 parte in solitaria per Santa Fé rimanendovi tutta la vita Pasquale Pegorin (n. 22 marzo 1885), figlio di Angelo e Maria Tosetto.

Anche la situazione dei Dorio sfugge alla regola del Brasile. Nella famiglia del contadino Giovanni Dorio (n. 7 ottobre 1840) e Maria Giaron (n. 17 maggio 1839) viveva il probabile nipote Giuseppe Elise (n. 27 agosto 1883) defunto l’8 gennaio 1906 sulla riva Lech (Svizzera) Vicino a Kinsan. Poiché tutto il gruppo familiare formato da cinque elementi è segnalato come partente da Cogno, c’è da sospettare che prima del 1906 si fosse trasferito in blocco in Svizzera.

Incerta è la situazione migratoria di Ferruccio Luigi Pozzan (26 aprile 1888-24 settembre 1917) figlio di Giovanni Gherardo e Anna Maria Allegramente e discendente dalla nota famiglia di possidenti e medici che prima di approdare a Cogno era vissuta a Paviola, nel vecchio edificio posseduto dai bassanesi Remondini. La documentazione anagrafica attesta che il Pozzan era emigrato in Argentina, ma non sono chiari i tempi e le modalità. Di sicuro Ferruccio fu richiamato in Italia per combattere nel primo conflitto mondiale a causa del quale morì per malattia il 24 settembre 1917.

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