martedì 28 agosto 2012

IL PROCESSO PER ERESIA DI MUSSOLENTE (VI) NEL XVI° SECOLO



Mercoledì 19 giugno 1577 nel palazzo vescovile di Belluno

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assieme al vescovo e all’Inquisitore si riunì il Santo Officio come (il giorno) prima: il conestabile del pretorio di Belluno giunge dal carcere inviato da Benedetto Brenzio e il vescovo desiderò ascoltarlo prima degli altri e così decise in merito a Joseph e Momin.

Si ordinò al comilitone che conducesse Benedetto e fu eseguito. Benetto Brenzo ripetè il giuramento e gli fu detto: “Tu hai mandato a dir per il conestabile, che, innati che siano constituiti gli altri, tu volevi dir alcune cose: però di quello che ti piace“ – E qui disse “Io ho desiderato de dir la verità, et di confessar sinceramente li miei errori, havendo esaminato questa notte, che non ho dormito, la mia conscientia, a fin che questo Santo Officio mi habbi misericordia, si come mi fu promesso quando io fui constituito mò terzo giorno."
Gli è intimato: “Questo Santo Officio non mancherà d’haverti quella misericordia che se converrà, purchè veramente et sinceramente tu espurghi la tua conscientia, confessando liberamente li errori che hai tenuto contra la Santa Romana Chiesa Catholica, però dì liberamente il tutto, et da chi hai imparato detti errori, et à chi ancho gli hai insegnati”.
Benetto allora iniziò a dire: Qui incominciò a dire: “Paris fiol de m° Iseppo dapoi ch’io li hebbi venduto quel testamento nuovo mi adimandò se sopra di quello io li haveva trovato il purgatorio: al qual io risposi, non so mi, dicendoli, non in ello forse il purgatorio! Al che Paris mi soggionse, de no;

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dicendo che oltra quello che non si trovava scritto per bocca di Gesù Cristo ò dì suoi apostoli, altro non era vero”. Disse “Marco fiol della Coccha mio cugnato una sera essendo venuto dalla bottegha de m° Iseppo Follador dove lavorava me disse, che Paris preditto li aveva detto, che quel libro, ch’io li havea venduto er pur bello, et che non me l’haveria dato indrio per mezzo scudo: al qual io dissi, poh l’ho letto, ma non trovo tante cose.”
Proseguì “Io andai poi a lavorar nella bottega de m° Iseppo (che così non li fusse mai andato) et andava anco a filò li la sera, et mi davano da cena molte volte; del che io mi maravigliava non essendo lui uso à fa elemosina ad altri christiani per esser stretto; et ditto m° Iseppo tra le altre una volta diceva, che la chiesa Romana, et le chieresie sono mercenarij”. "Un giorno di questo carneval passato, ò li in circa ritrovandomi in sagrestia di Mussolente tolsi un’officio de m. prè Zuanne in man, il qual ha scritto innanti alcune cose di San Antonino, et leggendo il credo li in quella parte dove dice descendit ad inferos, in quel soprazonse Paris, et mi gettò el ditto officio de man, al qual io dissi, pian, che qui trovo, che gliè il purgatorio e lui disse, vedi, che puoco più di sotto se dice, che Christo descese al purgatorio, et al limbo et non all’inferno; ecco che qui li è contrarietà, et bisogna che l’uno ò l’altro sia falso. Et alquanti giorni dappoi, havendo io in mano un libro chiamato I fioretti della Bibia, qual haveva alcune prediche insieme (inanti che

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io li havessi venduto quel testamento nuovo) leggendo li mostrai per una di quelle prediche, che l’anime andavano in uno d’i tre luoghi, ò in paradiso, ò all’inferno, ò in purgatorio. Et lui all’hora straccio fuori quella carta di esso libro, qual libro anchora lui l’ha in casa. Et io così persuaso da lui ho tenuto, che non vi fusse purgatorio, se ben hora io tengo, chel vi sia” – Riferì inoltre – “Io ho imparato questa opinione, che non vi sia purgatorio si dal ditto Paris, quanto ancho da suo padre; il qual la sera al foco ne predicava de queste sue opinioni”.
Disse poi “Io non voglio haver respetto alli vivi, et manco incargar li morti; perchè quanto al fù prè Lunardo non sono tante cose: perchè, havendomi mia moglie un giorno portatomi da mangiare li in preson à Asolo, mi disse, che gl’altri (non dicendomi chi, ma io intesi che la dovesse dir de m° Iseppo, Paris, e Momin) volevano descargarla al ditto prè Lunardo.
Et essendo venuto un giorno à visitarmi li in preggion ditto m° Iseppo, insieme con Paris suo figliolo, il cavalier era li presente, mettendo le man sopra m° Iseppo, disse, che in materia di heresia m° Iseppo era il piovan, io il capellan, et Paris el zago. Et all’hora m° Iseppo disse bisogna creder quello che crede la Santa Madre Chiesa.”
“Int. se quello, che ha detto nel precedente suo constituto intorno la persona del fu prè Lunardo è vero” – “Signor sì” – e poi disse “E ho anche tenuto, che non si debba adorar gl’imagine per quella authorità del in exitu, così persuaso da Paris, et da suo padre, il qual Paris m’ha detto d’haver anco disputato col piovan d’adesso circa questo”.  Et

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“Int. se ha creduto et crede che la vergine Maria sia piena de gratie” – “Io non ho creduto che la potesse far gratie; et questo l’ho ditto ad Antonio Busnardo” e disse “ritrovandomi una sera à casa de m° Iseppo, chel si sonava l’avemaria, m’inginocchiai; et all’hora (credo chel fosse Paris, ò uno de lori de casa) mi adimandò s’io havea ditto l’avemaria, ò il pater nostro! Al qual havendoli ditto che havea ditto l’uno e laltro, mi soggìonse, che la Madonna havea ben havuto la gratia per esser stata madre di Iesu Christo, ma che non l’haveva più” – e proseguì dicendo “M’imbatei una sera in casa de m° Iseppo, il qual era venuto da Marostega, ò da Castelfranco, et havendo io detto l’avemaria, lui me disse, Benetto l’è venuto una lettera dalle bande de la, che da nuova, che questi dalle bande de qua li mandano tante avemaria, che le buttano fuora con le palle." E perchè Paris me havea insegnato che non si doveva dir altra orationi, che il pater nostro et il credo, da li in poi non vossi più dir l’avemaria, io sonai la cadena del fuogo, et mia madonna me riprese”. Interrogato disse – “Poria esser, ch’io havessi ditto questa cosa, che non si dovesse dir l’avemaria, mà non me ricordo” – “Int. se ha creduto, et creda che li decreti delli sacrosanti Concilij approbati dalla Santa Romana Chiesa siano boni! “ – “Io credo ben che siano boni, ma non l’ho già creduto per avanti; perchè s’io l’havesse creduto non seria incorso nelli errori che son incorso.”
Disse interrogato “m° Iseppo et Paris dicevano che era una

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giottoneria fatta per guadagno; et che non manchava altro che li havessero portato dentro delli ovi, et pollastri, a farla una sinagoga” – “Int. se ha creduto et crede, che l’indulgentie et perdoni, siano bone!” – “Io ho sempre credesto, che siano boni; et tolsi ancho el jubileo per l’anno santo visitando le chiese: ma dapoi che son intrato in queste cative opinioni ( che è stato da nadal in qua) non l’ho più creduto: et perciò persuaso da m° Iseppo et Paris, non l’ho tolto quest’ultimo per la peste.”
Interrogato in merito ai suoi complici – “Io non so, che altri habbino tenuto le opinioni, che ho tenuto io eccetto che m° Iseppo, Paris e Momin: ma m° Iseppo ve ne potrà dir lui delli altri” e disse “havendoli io detto un giorno che eramo pur puochi che si havessero da salvar essendo ma 4 in una villa, respetto à tutto il mondo, me disse non ti maravigliar, perchè se ne salvorno anche puochi in quelle / 5/ citta che forno sommerse. Et mi disse anchora, che nella nostra fede ve n’erano degli altri, et in Bassan, Marostega et a Castelfrancho. Et passando per Bassan, Paris mi mostrò uno fuora del Borgo Lion mercante de panni, che credo li dicono il venetian, et me disse questo è uno della nostra lezze” – E subito aggiunse “m° Iseppo era compagno, et praticava con d. Camillo Carraro da S. Zenon, che fu bandito per quelle heresie, et andete in una citta che non mi ricordo”. Continua il discorso affermando: “Ritrovandomi nella preson in Asolo

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donna Maria Zotta mia ameda, che fu massara del fu prè Lunardo, è stata più volte a visitarmi, et una tra le altre me disse in lengua todescha, la qual so anche mi, acciò li altri non intendessero, ch’io dovessi menzonar manco che potesse m° Iseppo; perchè per quanto se diceva lui non se poteva più aiutar. Qual m° Iseppo (per quanto ho inteso, che non so da chi) iera stato à presentarse due volte a quest’offcio.”
Disse anche “Potreste interrogar m° Iseppo sopra tutti li articoli, che possi tenir un lutheran, perche l’ho per vero lutheran, et se serà così non vorà desdirse” – Gli venne detto – “Dimmi un puoco tutti gli articoli, che tiene questo m° Iseppo contra la Santa Chiesa!” – “Lui tiene tutti gli artigli, che ho tenuti anchor io; nel resto veramente lui non si lassa intendere” Poi disse “m° Iseppo insegna ancho alli suoi discipoli in che muodo si debbano deffender et responder se saranno interrogati da questo Santo Officio!” – “Int. chi siano questi suoi discipoli!” – “Noi altri, cioè Momin, Paris et io (se ben Momin non sa troppo)” – “Interrogato rispose “Esso m° Iseppo ne diceva, sel vi occorrerà, che state interrogati dal Officio della Inquisitione, se credete, che vi sarà il purgatorio respondete la Santa Madre Chiesa lo credela lei! Et così de articolo: et se visarà resposto de sì, ditte che lo credete anchor voi” – “Int. da chi habbi imparato m° Iseppo queste false dottrine!” – “Non ve lo so dir; ma il cavalier di Asolo (come vi ho detto) m’ha detto che lè più de XXV anni che l’ho cognosse per heretico”.

Tortura della Ruota
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“Int. se cognosceva Chiara moier de m° Iseppo, Beltrame Gaydon, Toffol Rossetto, Bastian Guielmin ditto Bastianazzo, Maria Zotta, Verzilio et Hieronimo figli di m° Iseppo, Toni Busnardo, Zuan de Pauli ditto Graciel, e Bastian suo fratello!” – “Signor sì, che li conosco tutti.”
“Int. sel sa, che questi ò alcuni di essi habbi tenuto alcuna opinion contra la Santa Romana Chiesa Catholica!” – “Io non lo so, ma mi par d’haver inteso à die, et non mi riccordo da chi, che Toffel Rossetto ghe ne sentiva un puoco et che in Bastionazzo li sia stato brusato un libro d’epistole et evangeli dal piovan et me par chel me habbi ditto lui stesso”.
“Int. se l’ha inteso in che cosa sentisse Toffol predetto contra la Santa Romana Chiesa” – “Signor no.”
Disse “Me par che m. Beltrame Gaybon habbi un testamento nuovo, ma l’ho per homo da bon et piu devoto de Mussolente”.
“Int. se li predetti ò alcuni de essi praticavano con m° Iseppo“ – “ Signorno, ch’io sappi, se non noi tre Momin, Paris et io“ – “Int. se se gli altri figlioli Hieronimo e Verzilio praticavano et si riducevano con loro in casa de m° Iseppo, quando parlava delle cose della fede!” – “Verzilio venne qualche, ma Hieronimo no, perchè l’è in desgratia de suo padre, et sel si esaminasse, el ve diria de belle cose contra suo padre“ Di seguito disse “Me vien in mente adesso, che m° Iseppo diceva che la confessione era confusione, ma non mi diceva

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la causa, et non intendevo zo che volesse dir quella confusion” (questa risposta è segnalata).
“Int. se alcuno ha ditto, che li suoi libri siano da più della Santa Chiesa !” – “Io non so d’haverlo detto.”
“Int. se sa chel sia sta detto, che siano molte cose false nella chiesa!“ – “Io non so” – Gli venne detto “El consta chiaro nel processo che apunto tu hai detto le precedente parole, e però avertissi molto ben de dir la verità!” – “Potria esser che l’havesse detto, ma non lo ricordo”.
“Int. se l’ha mai cerchato de tirar altre persone in questa sua opinione et signanter la Coccha sua madonna et donna Maddalena Busnarda!” – “Signor no quanto alla Coccha“ – dicendo poi aggiunge il notaio – “li ho ben ditto che la mi fede era miglior della sua, et che li lutherani erano più santi de altri. Et l’ho detto ancho à Marco suo figliolo: et circa la Busnarda li ho detto, che non si doveva adorar le imagine”.
“Int. se è stato alcuno che habbi detto, che se li fosse stato concesso authorità di predicar li haveria bastato l’animo de tirar molti alla sua lezze !” – “Son stato mi, che l’ho ditto, et ancho de gl’altri, et voleva per questo mezzo farmi grande”.
Aggiunse (segnalata) “Adesso che me ricordo, m° Iseppo ha ditto, che i S. i Santi hanno fatto cusion insieme massime san Roccho et san Bastian: et che s. Bastian havea dato la giandussa a s. Rocco et s. Roccho havea tirato delle frezze a s. Bastian“ – disse “Lui despresava i santi.”
“Int. sel cognose un prè Andrea da Zoldo“ – “Signor sì, et è quello cha ha avuto il libretto scritto de man de m. prè Lunardo” “Int. se è, ai stato con lui à Bassan” – “Signor sì“ – “Int. se in questo maggio ha parlato con lui contra la Santa Fede Catholica” – “Non me lo ricordo” e disse “Potria esser che habbi ditto qualche cosa.“
“Int. chi fosse quello, che dicesse, che tutti li libri, che haveva il piovan in casa, erano tutti prohibiti “ – “Mi non me ricordo, ne so d’haver ditto queste parole.”
“Int. se alcuno ha avuto à dir, che non vi è vita christiana in questo mondo! Chel Signor non paga alcun in questo mondo, ma ne l’altro! Chel Signor non è Signor i ma pastor de piegore!” – Rispose meravigliato “o’ Dio, credo, che le persone siano venute à dir quello, che se insoniavano la notte: et mi certissimamente non sò d’haverlo ditto, ma me riporto alla verità.”
“Int. se crede, ò ha creduto, che la Santa Chiesa Catholica, e i suoi ministri possino haver intrada ferma i ò debbino li preti et frati andar a lavorar per acquistarsi il viver!” – “Puol essere che lo habbi ditto, ma non mi ricordo: et potria haver ditto qualcosa di questo sopra quella epistola di Erasmo asshortatoria, che parla de queste cose, la qualera nel principio del libro brusato dal piovano”.
“Int. se alcuni ha mai ditto d’haver letto sopra un libro, che Dio da una banda ha madre, da l’altra no, et che ghe contrarietà!” – “Io non so, che alcuno habbi ditto queste cose.”

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soggiunse poi “Mi sovien adesso, che ho ditto, che Iddio non ha madre, ma Christo sì; ma non ho ditto che ghe fosse contrarietà: et potrei haverlo ditto sopra l’avemaria, dove dice, Santa Maria Mater Dei”.
Int. disse “Non me ricordo a chi l’habbi ditto”.
E po disse “Raggionando con Paris, mi diceva, che tutto il mondo sapeva in la villa, che eramo lutherani marci, et che se proprio noi fossemo chiamati al Santo Officio, saressemo andati via / et soggiungendoli io, che saressemo in quel caso ascommunicati, lui disse, che non importava, et che non potevano escommunicarsi questi che tengono la fede della Romana Chiesa; et in conclusione, che le scommuniche non valevan niente.”
Disse poi “Hora mi sovviene, che raggionando con m° Iseppo de l’ave santissima, lui disse, che la Madonna non era porta del paradiso, ma Cristo ! Et che questa parola che dice libera nos ab omni malo, si dovea dir a Cristo, et non alla Madonna. Et mi riccordo ancho, che esshortando il piovan Paris à tuor il jubileo per la peste, lui disse, che li iubilei non valevano niente.”
(segnalato) “Et ho sentito à dir a m° Iseppo, che li iubilei non vagliono cosa alcuna: et che bastano queste parole di Cristo vade in pace et nolli amplius peccare”.
Interrogato disse “Io ho creduto sempre, et credo anchora al presente, che la Madonna sia stata vergine avanti, nel parto, et doppo il parto”
“Int. se ha creduto et crede, che sian benedette tutte l’acque indifferentemente come è l’acqua Santa! Et così ogni terra

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quanto è il sacrato!” – “L’ho ditto, perchè quando Iddio fece il cielo et la terra, benedisse il tutto: ma hora credo, che sia più benedetta l’acqua santa, che laltra acqua: et li cimiterij, che l’altra terra”.
“Int. se ha mai havuto a dir che l’homo è chiesa de Iddio, et non queste chiese materiali!” – “L’ho ditto simplicemente, che l’homo è chiesa di Dio, et non altro”
“Int. chi sia stato quello, che habbi detto; che se fosse stato fatto mentir con la lingua, non havrebbero però mentito col cuor perchè non voleva negar il suo Signor” – “Potria esser, che l’havesse ditta, ma non me lo ricordo”.
Soggiunse “Havevamo consultato con Paris di andar in terra di Lutherani; et se non fosse stato per mia moglie, havria quasi et lasciatomi convertire et lasciatomi guidar dal diavolo”. ”Int. se ha creduto, ò crede, chel sacerdote essendo in peccato mortal possa consecrar! Et che quella messa sia vera“ – “Credo io d’haver ditto in la bottegha de Zuanne Guielmin, che non potevano consecrar; et che la non sia vera”.
“Int. che ha creduto circa il sonar le campane per il tempo!” – “Io ho creduto sempre che sia buono il sonarle”.
Gli venne detto come avviso “che consta che hai detto, che non le fanno effetto alcuno” –
“Posso averlo ditto, perchè da nadal in qua ho tenuto, chel non le fazze effetto alcuno”.
“Int. chi è stato quello che ha detto, che tanti paternostri

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se tu chiamerai uno 2 – 10 – 15 – 20 volte, non gli fara vistu fastidio!” – “So che l’ho detto: ma non me ricordo dove, nè à chi “Interrogato rispose “m° Iseppo è quello, che me ha insegnato queste cose.“

Terminato l’interrogatorio fu deciso di riportarlo in carcere e gli fu detto “de essaminar molto ben da nuovo la tua conscientia, acciò possi espurgarla intieramente: et che possi responder unaltra volta circa quelle cose, che hai detto non reccordarti”.
Disse interrogato “Non so, che m° Iseppo habbi libri, ma Paris ha ditto d’haver un libro ditto el libro del giudizio, dove ho pigliato heresia, perchè ditto Paris mi ha detto, che Christo per quel libro dice a sua madre, che il pregar che lei ha fatto per molti non val niente; et per ciò ho preso un poco di heresia circa l’intercession de i santi”.

Dopo di che il vescovo e l’Inquisitore decretarono ai presenti che l’indomani all’hora 18. ma si iniziasse il 3° interrogatorio di Benedetto.

Giovedi 20 giugno 1577 nel palazzo del vescovo di Belluno si riuniscono e davanti al vescovo e l’Inquisitore vi è Benedetto Brentio qui portato dal carcere dal conestabile; ripete il giuramente e inizia di nuovo. L’interrogano “Se ha esaminato molto ben la sua conscientia per espurgarla

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totalmente, et se ha altro da dire, oltre quanto ha detto nelli suoi do precedenti constituti per discarico di quella!”
(segnalato) “Mi ho pensato, che Paris me diceva, che se fussimo andati in terra de lutheri i me harebbero ritornati a battizar: ma non me disse la causa / et credo certo, che una sera io dissi questa cosa a m° Iseppo in casa sua (dove vi era anco Paris, circa il carneval passato) et lui disse, che gli è fantolini piccoli non havevano il credere quando si battezzavano“. “Int. cioche voleva inferir m° Iseppo per queste parole!“ – “Che soi mi !” disse “Mi par pur haver letto nel libro del maestro et discipulo, che la chiesa, et il compare crede per loro”.
“Int. se ha qualch’altra cosa da dir!” – “Havendomi Momin detto (come ho ditto nel mio primo constituto) che i preti gioccano con l’hostia come fa la gatta, et raggionandosi di questa cosa in casa di m° Iseppo, Paris disse, che Iesu Christo era il vero pane che discende dal cielo”
“Int. cio che volesse inferir Paris per queste parole!” – “Lui non lo disse; ma io feci iudicio, chel volesse inferrire, che nell’hostia non fosse veramente et realmente il corpo et sangue di jesu christo”.
Interrogato disse “Io non ho da dirvi altro”.
“Int. se delle cose, che heri disse non reccordarsi li è venuto in memoria qualche cosa!” – “Io ho pensato et ripensato, et non mi è venuto in memoria altro, ne quanto a me ne quanto ad altre persone”. Gli viene detto (segnalato) “Nel tuo primo constituto dicesti, che la cosa del purgatorio l’havevi imparata già 4 anni in circa dalli furono

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I libri inquisiti al rogo
prè Lunardo et prè Zuanne, quando di ciò raggionavamo à quella fenestra: et nel 2° hai detto, che questa heresia, che non vi sia purgatorio l’hai imparata da Paris, e da suo padre, da nadal prossimamente passato in qua; però circa questo, parendo che implichi à certo muodo contrarietà. Lassati intender piu chiaramente !” – “Io ho imparata et prima dalli furono prè Lunardo et prè Zuanne come vi dissi i et dapoi anco da Paris, e suo padre, ma principalmente da Paris.”
Gli venne detto “di veramente da quanto tempo in qua hai tenuto questa opinion heretica che non vi sia purgatorio!” – “Io l’ho tenuta veramente da nadal in qua: è ben vero, che da quel tempo in poi, che li predetti furono prè Lunardo e prè Zuanne m’insegnorno, fino al nadal passato. Io son stato dubio del preffato articolo”.
Gli fu detto “Tu hai detto ancho l’istesso circa l’imagini: però lasciati intender meglio !” – “Se ben prè Lunardo me diceva che l’immagine della Madonna era un zoccho, però io l’honorava, come quella che representava la Madonna, che è in cielo: ma dapoi che Paris me disse che la non si doveva adorar, allegandomi l’authorità del in exitu. Io ho tenuto, che la non si debba adorar, et questo è stato da nadal in qua”.
“Int. se ha ben considerato circa li complici in queste heresie ò simili; ed ammonito in merito al dire la verità” – “Se mi ghe ne sapesse delli altri, io ve li direi”
Gli fu detto “el consta per il processo che tu hai detto, che sette 12 o 13 compagni, et nominati quasi tutti particularmente; e però avertissi de dir la verità“ – “Io non mi riccordo

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mai d’averlo detto.”
E gli fu detto “pensa ben sopra di questo
e non cercar d’asconder altri per dannar te!”
risponde “Sopra il cargo de l’anima mia, la qual
ho piu chara de tutte le cose del mondo, ch’io
non me riccordo d’haverlo ditto; ne so che
altri siano in questi errori i salvo quelli
tre, ch’io ho nominati di sopra”
“Int. se dapo chel fu prè Lunardo et prè
Zuanne dissero quelle parole del purgatorio, et
delle imagini / el s’ha confessato del dubio, che
havea circa tal materia!” – “Signorno i
perchè non son andato drio quello”.
“Int. se ha mai insegnato queste sue cative opinion ad alcuno” – “Signor no mi; ma ho ben detto in quella bottegha de Zuan Guielmin, alla presentia di esso Zuanne, et Menego Trivisol, Andrea Caton; et anco a mia madonna la Coccha et Marco suo fiol, et mio cugnato/ che la nostra lezze era meglior di quella della giesia Romana”. Disse interrogato”E ho ditto anche a mia madonna et mio cugnato, che non si dovesse dir l’avemaria”.
“Int. se ha alcuno inimico in Mussolente!” – “Signor sì” e disse “Domenego Trivisol, et la mia madonna sono miei inimici”.
Interrogato sulla causa “mia madonna, perche havemo cridato diverse volte insieme perchè lei mi ha promesso 3 campi in dota, et poi non me li ha dati tutti; et mia moglie m’ha detto, che lei me voleva far morir et che desiderava
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che io non tornasse più a casa, dapo che fui posto in preggione:oltra che è una donna di cativa sorte, come è notorio in Mussolente; et ha avuto 6 mariti et cercha haverne il 7°
et Domenego Trivisol è un corpo et un anima con mia madonna, et per farli appiacer, me faria ogni mal. Et non ho altri nemici, ch’io sappia in Mussolente”
disse “L’uno, et l’altro raggiona ben, che m. Beltrame, Toffol Rossetto, et Bastianazzo Guielmin, debbe esser lutheranni. Et puol esser, ch’io habbi ditto questo à qualch’uno, ma però io non so che siano i perchè non ho praticato con loro”.
Allora gli fu detto “Benetto bisogna che tu te risolvi de dir la verità, chi altri siano tuoi complici/oltra quei che hai nominato/ in queste heresie! Et se anco hai tenuto alcun‘altra opinione contra la Santa Chiesa Romana /oltre quelle che hai confessato!”
Cui rispose “Signor vi ho detto la verità così delli compagni, come di tutto quello, che mi ho ricordato: et se mi venisse anco qualch’altra cosa alla memoria, la dirò volentieri”.
Soggiunge “Quel m. Beltrame l’ho ben veduto molte volte à pratichar con m°Iseppo Follador /niente di meno non ho saputo, che l’habbia havuto alcuna cattiva opinione; anzi questo carneval passato lui mi ha cridato. E di Thopholazzo si ha detto, chel non faceva quaresima.

Preso atto fu rimandato al suo luogo (carcere).
Soggiunse prima di separarsi “Paris mi ha detto, che

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l’haveva un libro di epistole et evangeli vulgar, qual anco me l’ho mostrà, dal qual lui m’ha detto d’haver imparato più, che non l’ha fatto sopra il testamento, ch’io li ho venduto; et questo me l’ho disse nel fol de suo padre/ et me par, chel m’habbi ditto anco d’haver ditto al piovan (con l’occasion di esshortarlo chel non dovesse pratichar con mi) che gl’era, in queste heresie inanti chel mi cognosesse”.
E di nuovo fu ammonito come in tal modo di sopra.

Dopo di che il vescovo e l’Inquisitore assieme agli assistenti del consiglio per aver maggiore informazioni (veritate) sui complici decretò che detto Benedetto Brento fosse l’indomani sottoposto ad un rigoroso esame: salvo vi fosse ritrattazione delle confessioni degli interrogatori svolti. E così tra loro discutendo pronunciando, indiziando e sentenziando assieme a me notaio e a d. Joanis Curzoleno e d. Hieronimo Patavino di sua r. ma cubriculario presente.

Venerdi 21 giugno 1577
Il notaio si porta al carcere pretorio. Lì avvisa e dà 3° monito a Momin Cargnato e m°Iseppo Follador che quando parrà al Santo Officio verranno lì portati per l’interrogatorio e finito questo tornò a casa.

Lo stesso giorno all’ora appropriata “In loco tortura pretorii Belluni”.

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qui vi è il vicario del vescovo da lui delegato con mandato spirituale e l’Inquisitore. Fu presentato Benedetto Brentio già detto dal conestabile del pretorio, portato qui dal carcere. Previo giuramento e senza confesso e colpevole pregiudizio, alla presenza dei predetti assistenti senz’altro gli viene detto “Avvertissi Benetto, che quanto alle cose, delle quali tu sei convento nel processo che hai confessato, non se ti ha da domandar cosa alcuna, ma sei condutto in questo loco, accioche tu dichi per verità se hai tenuto altre opinione heretice, oltra quelle che hai confessato! Et ancho se vi sono altri compagni, oltra quelli, che hai detto !” – “Io ho pensato molto ben intorno alla mia persona, ne mi ho saputo raccordar, che habbi tenuto altre opinione heretice, oltra quelle che vi ho confessato.
Et quanto alli compagni potria esser, che ne fussero delli altri altri, ma io non lo sò, ve dirò ben quele, che hanno fama de lutheran i ma però non ho praticato con loro.”
Ammonito che deve dirne i nomi rispose “Toni Busnardo questo carneval passato, ritrovandomi una sera in filò nella bottega del Bologna Sartor, sentei chel contrastava de queste imagine”
“Int. con chi el contrastava!” – “Vi erano parecchie persone che non ho in mente, se non Madalena sua madre, et suo fratel minor, che non mi ricordo il nome”.
Disse poi “Mi sovien che l’ha nome Bernardo et vi era anco Hieronimo Acquistapani, una donna Gnua da Bassan, che sta lì; et pute et altre donne, che non mi ricordo;

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perche io steti la puoco.”
Interrogato “che cosa dicesse el ditto Toni circa l’imagine!” – “Lui diceva che non erano bone, et che non si dovevan adorare. Et li allegai quella authorità del in exitu” – “Int. se quelle, che eran la à suo giudizio assistissero à quella opinione“ – “El fu ditto alcuni di dapoi, che quella Madalena non voleva piu guardarle, et che l’era sfredida”.
Interrogato disse.
“Non mi ricordo da chi l’ho intenduto”. “Int. se altri vi sono!” – “Marco mio cugnato, che lavorava nella bottega de m° Iseppo, contendeva alle volte la sera con sua madre quando el veniva a casa, et diceva, che non vi era purgatorio: e sua madre gli cridava et lo riprendeva”.
E interrogato disse “Non so che l’havesse altra opinion heretica oltre questa”.
E ammonito di dire i nomi degli altri se vi erano” – “Si ha detto di quel m. Beltrame, chel me sia anche lu, ma io non lo so; et questo fu ditto, perchè l’haveva il testamento nuovo”.
Disse “Questo m. Beltrame mi venne a visitar in Asolo mentre ch’era in preson, et come fu partito, el cavalier mi disse, credo, che anche costui sia imbratato “
“Int. perchè così el dicesse queste parole!” – “Perche el faceva el chietin“
Aggiungendo
“Ma mi l’ho veduto in chiesa, chel stava molto devoto

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devoto, et ancha l’ho veduto a dir l’Offitio della Madonna vulgar” – “Int. chel dica per verità sel sa che ne sia de gli altri” – “Se non ne fosse quel Thopholozzo che sta nel mollin de m. Beltrame del qual si ha detto gia molti anni chel non fa quaresima. Et che è lutheran; ma io nol so, et si ha detto anco de Bastianazzo Guielmin del qual se dice chel ne traseva un poco da carneval in qua e lui mi ha detto, che gli è stato brusato un libro dal piovan, et credo chel fosse un libro d’epistole et evangeli vulgar.”
Disse “Si ha detto anco del fu m. Andrea Cesana da Asolo che sta à Liedolo diocese padovana, ne deve esser anche lui; perchè in casa sua non vi sono imagini de sorte alcuna per quanto si dice“ – soggiunse – “Ho veduto un libro vulgar de epistole de evangeli stampato doppo al concilio di Trento in casa de Zuanne de Bastian dei Pauli, ma de lui non vi so dir altro.”
Soggiunse anche “Venendo un giorno da Bassan con Momin, Paris et Bortholomio Gamma ditto Bortoluzzo da Mussolente, el ditto Borth. ° disse, che un d’i Muschij da Bassan, del qual non so il nome, qual sta in cao la piazza per andar al ponte, et credo sia compare del ditto m. Beltrame, ritrovandosi lui in casa sua de quaresima, li haveva posto inanti della carne, et gli havea ditto, che la jera morona/morena di montagna, et chel non trovava per lezze di Jesu Christo chel fosse peccato à mangiarne”.
E interrogato e ammonito di dire di altri disse “Non me ricordo d’altri”.

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Disse “Da poi che siamo qua, Momin mi ha detto, che Paris li haveva ditto, che se l’havesse potuto dirmi /4/ parole, over mi fusse stato appresso, non mi sarei reditto et che piutosto saressimo morti tutti do et chel pensava ch’io fosse piu caldo.”
Soggiunse anche “Ho poi trovato un passo nel Levitico della Bibia, che non si devon levar idoli, ne scolture ( se ben non intendo che cosa sia scolture) et ne ho anco raggionato de fuora via. ma sopra di questo non mi faceva tanta fantasia, come ho fatto su l’in exitu.
Et posso anco haver ditto in casa, ò altrove, che non mi riccordo, che ci sono molti compagni di questa nostra lezze lutherana, ma all’hora dicevamo Christiana, et sono quelli che vi ho nominati”
Interrogato disse “Non mi ricordo d’altri.”
A causa di questo richiesti gli esecutori per “ulteriori veritate”, senza pregiudizio nella confessione e dichiarazione fu ordinato di sollevarlo alla fune delle storte e legarvelo.
E prima di esservi sollevato disse “Quella volta che venivamo da Bassan Paris, Momin, Bortholuzzo, et mi il ditto Bortholuzzo disse ò Dio è possibile, che la vostra lezze sia miglior della nostra. Et Paris gli rispose: ò quanto l’è miglior della vostra. Et havendo esso Bortholuzzo ditto che l’haveva una Bibia vulgar, Paris li disse chel dovesse portargliela, chel ghe harebbe deschiarito i passi” – continuò – “Matthio fiol del ditto Bortholuzzo fu quello, fu quello ripete), che mi diede quel libro della speranza christiana; et credo, che l’habbi de gli altri libri, ch’eran

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di uno, che li dicevano il casolin da Bassan, che fu ammazzato, dal qual hebbe ancho quello della ditta speranza christiana”
Disse “Se me ne raccordaro qualch’un’ altro, ve lo dirò.”

E ordinato fu che venisse alzato e contorto con la fune e così legato dolendosi disse “ò che martirio, hoime se mi scavazzano le brazze, misericordia, hoime, hoime, ò misericordia de Dio grande”. Interrogato di altri complici, risponde “Mi non me riccordo d’altri”.

Allora si ordinò di alzarlo fino al “signum sachata”.
Qui emettendo continui lamenti diceva “ò misericordia de Iddio videme” e così legato e al “signum” elevato gli fu detto “ressolviti de dir il vero delli altri complici!” – E qui rispose – “Mi non ghe ne so d’altri“ Ripetendo di smettere e sempre lamentandosi diceva “ò Iesù ò Maria ò Madonna Benedetta orideme, hoime Diocharo” – Gli fu detto “Dì la verità !” “ò Iesu Cristo” – Gli venne ancora detto “Dì la verità. Se hai havuto altre opinione!” – “Non mi ricordo d’altre” – Gli fu detto “Di la verità” – “Ho ditto la verità” e dopo essere rimasto per sufficente e congruo spazio (di tempo) appeso, continuamente dolendosi (dal dolore): e più volte dettogli e ammonito di dire la verità su quanto premesso, oltre in merito ai complici; ne altro da lui potendo avere: vedendo che esso aveva molto patito, dopo un conveniente spazio di tempo; fu rimesso a terra e slegato; dopo la slegatura gemeva e molte urla di dolore proferiva e da sè disse “Possa morir in desgratia de Dio, se servisse altro, che mi ve lo dirii et se me ricordarò anchora ve lo diro, ne pì, ne manco”
Avuto questo fu rimandato al suo posto.

Di poi dal palazzo episcopale di Belluno
Informato il vescovo dell’avvenuto rigoroso esame (“rigoroso examine”) e dopo aver avuto un colloquio con l’Inquisitore e con gli assistenti viene decretato che in qualunque modo sia catturato Paride ( e di chiederne consegna) e come sentenza interlocutoria giudichiamo, sentenziamo e dichiariamo assieme al notaio e ai soprascritti nominati.

Simbolo dell'Inquisizione medioevale
E quanto decretato fece mettere in lettera per il nunzio che lavora in Asolo e che sia spedita il giorno dopo.

Quando fu fatto la lettera venne sigillata con il sigillo del vescovo che poi venisse consegnata al loro nunzio di nome Taccha e quel che segue è la copia.

“R. mo padre come fratello bon!”
Vi è la richiesta di far sì che con ogni mezzo possibile si catturi Paris “Poiche non è comparso volontariamente come si sperava. Et egli medesimo havea dato intentione havendo preso la fede per venir a Cividal à presentarsi”.

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Si dà licenza al nunzio di offrire agli ufficiali per portarlo poi a Belluno quel che vorranno seppur meglio sarebbe che fosse quanto speso come per il padre (Iseppo). E qui aggiunge “et occorrendo che quel cl. mo rettore (della cui bontà però non possiamo dubitare) si rendesse difficile à prestarvi il suo braccio, l’havrà l’inclusa de l’altra volta, per la qual potrà farle conoscere quanto quelli ill. mi Signori del S. to Offitio di Venetia habbino à cuore questo negotio della S. ta Fede”
L’Inquisitore lo saluta con la
“Di V. P. ta R. da Minor Fratello f. Bonaventura Inquisitor.“
Data 21 giugno 1577 di Cividal di Belluno

Dopo di che in quel luogo giunge il comilite che su richiesta di Benetto Brenzio và a riferire che il carcerato vuol a suo modo dire quanto nascondeva al r. mo vicario. Dice che nulla gli tornava alla mente e che ora la sua coscienza voleva liberare.

E così il vicario di consenso del R. mi Vescovo assieme all’Inquisitore e al notaio si porta al carcere pretorio dove alla presenza di do Io. Battista Castrodardo canonico cancelliere spirituale del pretorio interrogò Benedetto per sapere se vuole dire qualcosa.


c. 53 v.
Qui così interrogato disse “Ho mandato ha chiamar V. R. da Sig. a perche mi son ricordato i che m. Borth. ° di Conti cittadin venetiano, qual all’averea et anco l’està suol star nel palazzo per mezzo la pieve di Mussolente ditto el vescoado, ha fama d’esser lutheran, et manzar carne de quaresema, et di non venir una, ò do volte all’anno a messa lì ala pieve per quel tempo chel sta la”
Interrogato rispose “Mi non ho mai raggionato con lui, ne di esso vi so dir altro particolare se non quanto vi ho ditto ut supra/ ma Momin potra dirvi de lui qualche cosa: perchè è suo parente, et li pratica incasa havendo per moier una sua sorella bastarda. ”
“Int. se l’ha visto el ditto m. Barth. ° nella Pasqua à communicarsi li in Mussolente” – “Non l’ho mai visto, perchè el sta li la quaresima, et passate le feste di Pasqua el suol andar a Venetia, dove forsi si riduce per tal effetto”.
“Int. come el sappia, che ditto m. Borth. ° mangi la carne de quaresima!” – “Io l’ho sentito à dir dalli suoi servitori, et anco da altri, el nome de i quali non me riccordo i ma so ben, che andavano à Bassan per comprar la carne de quaresema”.

Dopo di che questa notizia fu riferita subito al Vescovo.

E questi subito ordina al notaio di redigere in ogni particolare quanto riferito nella presente delazione.
c. 54 r.
Domenica (“solis”) 25 giugno 1577 dopo sera nel convento di S. Pietro della città di Belluno.
Dal nunzio di Asolo frate Benedetto Secco viene ricevuta una lettera per l’Inquisitore.
Qui quindi l’Inquisitore la riceve, l’apre e legge e poi la consegna al notaio per registrarla.
La copia è di seguito.

Il nunzio informa che ricevuta la lettera si è subito portato presso il podestà il “qual’è prontissimo”. Ha poi ordinato al cavaliere di attivarsi per catturare il Paris il quale cavaliere gli conferma la sua disponibilità. . . e non manca di ricordargli subito che per Iseppo ha fatto 3 uscite e quindi “perchè se gli doveria usare qualche cortesia”. E continua così “Ho inteso poi che il fratello de Paris Girolamo gli ha dato danari accio si absenta /altri dicono che è partito per far despetto à suo padre perchè si ha maridado contra il suo volere/ ho parla con m. Nicolo Beltramini, et gli ho detto della liquidatione del cavallo fatta da Iseppo, dice non voler star à quella liquidatione, ma voler sia liquidato de qui; se non che farà presentar el cavallo ad ognò sua rechiesta.

c. 54 v.
Gh’ho poi detto de Paris, che faria bene a presentarsi, egli mi ha detto, che sua madregna si despera et che crede sia absentato per far dispetto à lei, perchè questi fratelli non l’amano. Esso m. Nicolo ha detto operare, che al tutto venghi à presentarsi Paris, acciò tutti se espediscano et che non corri tanta spesa/ e conclude dicendo che darà ogni contributo a questo.

Di Stefano Zulian


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